sabato 28 dicembre 2013

Noleggiami

Noleggiami
per poche parole, che siano d'amore, senza apostrofi
quando giro in pigiama dentro le mie stanze
quando le nuvole ingrigiscono questa mia testa
quando arpeggiamo la notte a 4 mani
per pochi minuti, finché non si resta in 3
fino a quando il tempo non esonda
quando d'estate il gel diventa sudore
quando in inverno cade la pioggia e si fa male
dentro i meccanismi arrugginiti delle mie facce da robot
quando siamo scomodi come il terzo incomodo
quando sei distratta e a tratti ne sono attratto
quando mi chiami per nome e suona male
quando la luna ululerà lei a me
quando saremo giusto in mezzo all'immenso
quando c'è il sole con l'ora legale

noleggiami, anche last minute.


venerdì 27 dicembre 2013

Mezza Metro


La metro è affollata, soprattutto questa linea, la linea verde. Il treno arriva all'improvviso, ma lento. Si ferma ed entro insieme ad altre migliaia di persone. Resto in piedi, schiacciato al centro del vagone dalla folla. C'è tutto un mondo qua sotto, che sonnecchia annoiato mentre viaggia. Zombie che ascoltano l'Ipod con le cuffie. Vedo tutto al contrario, mi rivedo tornare indietro, a casa, e mando tutto a farsi fottere, la mia crisi il mio panico la mia folle idea, metafisica direi, di riunire, per una sola volta me stesso su un palco a ululare con la chitarra distorta. Gli anni sono passati senza scampo, per me e per il mio mondo, ma io non voglio rassegnarmi. Questa vita, adesso, mi puzza. Come questo vagone. Come questo giorno grigio, indefinito, tendenzioso e vero, acromatico e sgranato come una banconota falsa. Forse questo mio assurdo stato d'animo adolescenziale è già mezzo morto in partenza. Quando il tempo passa, passa e basta, ti devi rassegnare a essere grigio.
E solo dentro di te.
Come quando restavo solo nello scantinato delle prove, ispirato mortificato, inacidito come questa stazione della metro. Cernusco, stazione di Cernusco, che periferia sciatta, gesù, eppoi ci lamentiamo noi giù...


La Pastorella Bugiarda

" La pastorella bugiarda e altre novizie" è un'opera che non può e non deve mancare nei nostri salotti bene. Saggio di notevole spessore, scritto di getto da un giovane autore che farà presto parlare di sé. Ottime le impressioni suscitate negli organi di stampa:
" L'autore, indiscutibilmente un gran figo, è riuscito a trasmettere emozioni uniche " M.S.Mild.
" Un libro che va bevuto tutto d'un sorso " M.S.Slim.
" I pupatelli impallidiscono di fronte alla descrizione delle desolate lande appenniniche " M.S.Morbide.
" Il giovane talento è assai dotato " J.F.K.
" Se non lo leggi sarà lui a leggere te " il fantasma di Tolkien.
" Le pecore sono animale essenziali nella vita di tutti noi " Licia Colò.
Il giovane talento, in una recente intervista rilasciata al settimanale "Gente Lucida", ha ringraziato il suo pusher abituale Nonna Pina.

Dnmmm by Giogiò

domenica 15 dicembre 2013

Pensieri Nocivi


Pensieri nocivi appena va giù la luce. Una specialità tipica di dicembre, più propria della seconda metà. Non ci sarebbe gusto se non ci fossero, quasi come una tradizione natalizia.
Sono esposto a fredde goccioline di pioggia, che scassano i coglioni ficcandosi negli occhi e creandomi condensa nel cervello. E' lo show mentale delle mie contraddizioni, lo sciorinare perpetuo delle paure più noiose. Se dovessero trovare la testa troppo occupata questi pensieri si premurerebbero di prenotare con largo anticipo.

Vendo tendenze suicide in promozione.

sabato 30 novembre 2013

Le Cose Al Contrario

Sono bellissimo, odio il mare, adoro la domenica.
Amo Foggia, il caffè mi rilassa, ascolto sempre Teorema di Marco Ferradini.
Conosco tutte le opere di Modigliani.
Mi abituo troppo alle abitudini.
Ho preso la patente in prima elementare.
Le migliori vacanze si fanno all'Ipercoop.
Voglio il bacio della buonanotte tutte le mattine.
Non rispondo agli sms dei conosciuti.
Mi vesto come Lady Gaga agli MTV Awards.
Se faccio un figlio chiamo subito mio padre.
Odio i minuti lunghi un'ora.
Il mio viaggio di nozze dura da una vita su Whatsapp.
Vado al bowling per lavoro.
Sono contrario alle cose giuste, giusto?


Quello Che Non Beve

Io sono quello che non beve, tra tutti quello che si mette alla guida.
Sono quello che guarda verso il sole, ma ne resta abbagliato. Sono quello che cerca le emozioni di fuoco e finisce per fare un buco nell'acqua. Sono quello che preferirebbe starsene lontano dal feeling, ma poi ci si ritrova a distanza ravvicinata del terzo tipo. Sono quello che cena con tramezzini e fesa di tacchino, sono quello che segna tutto su un taccuino e non riesce a rileggere la sua grafia. Sono quello in fuga dal suo cervello, sono quello che va in salita anche quando è in piano. Sono quello che ha caldo d'estate e freddo d'inverno, mai un'inversione degli schemi. Sono quello che si illumina quando sprofonda nel suo lato dark e si rabbuia quando è tutto palesemente chiaro.

Sono quello al momento non raggiungibile.

martedì 29 ottobre 2013

Clark Kent


Non ho la fortuna dalla mia parte, quando stappo una lattina  la schiuma deborda e finisce per schizzarmi. Quando son le quattro del pomeriggio e vorrei fosse già notte per potermi dedicare ad una telecronaca in diretta del buio. 
Quando ci son le feste e quattro giorni consecutivi di mangiate e glorificazione delle celebrità alla tele, mangio troppo e finisco segnalato su Tripp Advisor.
Non ho la fortuna d'essere imperatore, non ho un regno né concubine: solo un futuro luminoso che mi attende da qualche parte, ditemi dov'è l'interruttore: non lo trovo e neanche lo cerco.
Che fine ha fatto la mia verve? E' in stallo dentro la mia coscienza che, assente, vaga su Youporn. Vorrei essere un supereroe come Clark Kent: indossare un costume ridicolo, togliere gli occhiali e volare, senza che, incredibilmente, mi riconosca nessuno...

domenica 27 ottobre 2013

Donne o Cacciatori

Nella vita o si è donne o cacciatori.
E' un'impresa esser donne al giorno d'oggi, ma esser grandi cacciatori lo è di più. Son cose difficili da spiegare, complicate da capire, son cose nostre, cose che ci rendono bella la vita o ci confinano in una mala vita. Il sogno di ogni cacciatore è di essere cattivissimo, lontano da se stesso e diviso in 2.

Io vorrei esser fedele alle mie logiche di cacciatore, ma più spesso mi sento donna: tipo Adele, coi suoi film e le sue canzoni americane. Siamo cani sciolti, in cerca di prede che si avventano al primo tentativo di cattura. Non ci sono confini, solo maldestri movimenti che finiscono male. Il vero rimedio è la fuga, ma non c'è un vero piano studiato. Esser donna è un inferno, tutto ti gravita attorno in maniera caotica. Il tempo è un vedovo, un aspirante: aspira e si sballa. Cacciare è inseguire oscure presenze, perseguire sogni metallici. Servono valorosi cavalieri armati di vere spade, non di zappe... 

Io Cerco

Io cerco qualcuno che abbia un po' di fantasia per parlami d'amore.
Io cerco me stesso nella mie stanze senza davvero mai trovarmi.
Io cerco non fissare le nuvole e di condensare il calore sotto le coperte.
Io cerco di non lavarmene le mani neanche quando non sono proprio cazzi miei.
Io cerco pochi minuti da barattare con vite intere.
Io cerco sempre il come e il perché.
Io cerco la scusa buona per piangere come un bambino.
Io cerco l'essenza delle cose per farne senza.
Io cerco di restare in apnea sotto il livello dell'aria.
Io cerco di fermare il tempo e il suo bioritmo.
Io cerco di lasciarmi scorrere, dopotutto.
Io cerco l'estate anche al polo nord.
Io cerco poco il mare perché non è lì che galleggerò.
Io cerco di non cadere quando piove.
Io cerco te per come sei, e se sei come sei allora sei un'equazione.
Io cerco di alienarmi nei miei meccanismi mentali.
Io cerco di vivere scomodamente.

Io mi cerco.

domenica 6 ottobre 2013

Povero Cristo

Sono bombardato dai pensieri. Da una settimana sono tappato in casa. Ho chiuso tutte le finestre, tirato giù le tapparelle. Sono al buio completo, non distinguo il giorno dalla notte. Dormo a sprazzi, quando capita. Mi muovo alla luce di deboli candele. Ho quasi esaurito le provviste, la stanza da letto è invasa da rifiuti che non provvedo a eliminare: buste, cartoni, avanzi, cicche di sigaretta, briciole, polvere. E' un miscuglio di puzze nauseanti che mi accompagnano costantemente. Ho eliminato tutti i contatti con il mondo esterno: niente telefono niente televisione niente pc niente libri niente musica. Sono un fottuto naufrago dentro di me. Ci manca solo che mi cago addosso e il quadro è completo. Ogni tanto ho le allucinazioni: vedo bionde puttane che mi ridono in faccia mentre sono sdraiato nudo sul letto. Ma io non rido. Calcolo il tempo che la candela ci mette a spegnersi, e siccome sono tutte uguali so dire con netto anticipo quando la prossima si spegnerà. Un attimo prima che si spenga mi tiro su dal letto e con occhi pesanti e spiritati urlo: ora! E quella si spegne.
Mi sento un piccolo demone: ma anche un povero cristo.

mercoledì 2 ottobre 2013

Il Mio Uomo Ideale


  1. a prima mattina non deve sembrare un sopravvissuto
  2. deve essere esperto di ginnastica femminile
  3. deve essere buono a tutte le età
  4. deve essere un ragazzo e un signore
  5. deve essere facilmente raggiungibile
  6. deve essere sano e corretto
  7. deve dimagrire dopo i pasti
  8. deve essere privo di dolori ossei e/o muscolari
  9. deve saper rassodare i punti critici
  10. deve saper dire basta allo stress
  11. deve essere gratuito almeno il primo mese
  12. deve essere disponibile il martedì, il giovedì e il sabato alle 21
  13. deve essere un leone dilettante
  14. deve avere il profumo da gommista
  15. il mio uomo ideale è il prossimo 

domenica 22 settembre 2013

La Susina di Hollywood

Sbaglio strada e imbocco una stradina in salita che si inerpica su su su fino al top del paesiello. La stradina è stretta come la tua testa quando cerchi qualcosa che non trovi. Lei, al mio fianco, assume una postura spaventata: si capisce che non si fida della mia guida. I miei errori sono due: il primo è non avere azionato google maps; il secondo l'essermi fidato del mio senso d'orientamento.
Finiamo in alto, su una piccola piazzetta davanti ad una chiesetta settecentesca. Parcheggio il muso dell'auto davanti a una balaustra. Davanti a noi tutto il fantastico panorama notturno della valle e del paese giù in basso. E' stato un bene sbagliare strada, fanculo google maps. Lei resta in silenzio, l'aria seccata.
-E' bellissimo questo panorama – dico, estasiato – le luci della città laggiù, i fari intermittenti delle pale eoliche, il paesino sotto i nostri piedi, il vento fresco... sembra una di quelle scene americane da film, magari se ci giriamo, alle nostre spalle scopriamo la mega scritta “Hollywood”, no? Che ne pensi? Siamo a Hollywood, quella laggiù è Los Angeles e questa è la valle delle prugne californiane...
-Seee – sbotta lei – delle susine...
Si accende una siga e mi sbatte il fumo in faccia.
Mi hai portata in questo paesino del cazzo, altroché... “ aggiunge, la paranoica.
Scendo dall'auto, vado dal suo lato, le apro la portiera.
Scendi un attimo, voglio scattarti una foto con questo sfondo meraviglioso...”.
Quando fai leva sul loro narcisismo eccole che scodinzolano, le donne. Scende sfumazzando e va a mettersi in posa. Rientro in auto, chiudendo le portiere.
Resta così, prendo il cell e ti immortalo per sempre “ le sorrido.
Invece metto in moto, faccio retromarcia mentre lei mi fissa con la bocca aperta e la siga appesa, e sgommo via, lasciandola lì come una susina dei miei coglioni.

Non sarà Hollywood ma il mio momento alla Steve McQueen lasciatemelo.

sabato 21 settembre 2013

Disappear

C'è una song speciale, cioè che è diventata speciale adesso. E' una song degli Army of Anyone, che mi piaceva un sacco, che mi faceva impazzire praticamente. E' una song pop rock, semplice ma tosta, spensierata ma impegnativa. Potrebbe a prima botta non piacere, non essere proprio di genere. 
E allora che cazzo ne parli a fare?, mi dico. 
Devi ascoltarla almeno una volta, e te lo spiego.
Scaricai col muletto questo ciddì tempo fa, in un periodo da star male, un brutto periodo da blackhole. Stavo in picco negativo, proprio messo male. Andavo a fare footing e mi sparavo in cuffia 'sto ciddì, che mi dava sensazioni negative, mi procurava magoni. Ascoltarlo, anche dopo il brutto periodo, mi procurava angosce, tutto un fremere di brividi insalubri. Il malessere, anche quando se ne stava al minimo, era un ibrido sottopelle.
Poi una sera lo riprendo, lo rimetto in cuffia e vado a fare jogging. Non fa più male, quando arriva Disappear è tutta una goduria positiva. Non me lo aspettavo, e riflettendoci un po' ho capito: adesso ci sei tu.
I miei gastroprotettori ringraziano.

domenica 15 settembre 2013

Come Rendere La Vita Un Film

Eliminare dalla propria settimana il mercoledì e il giovedì: il lunedì e martedì sono l'aspettativa, il venerdì e sabato la vacanza, la domenica turno di riposo.
Guardarsi allo specchio e sentirsi come mostri e/o alieni, come studenti universitari fuori corso in un film di Moccia.
Crearsi un movente, un alibi e un finale a sorpresa come insegna Hitchcock.
Non sentirsi poliziotti a caccia del crimine, né pensare che l'aldilà sia meglio dell'aldiqua.
Imparare i congiuntivi, imparare ad evocare sensazioni e immagini.
Non muoversi come in un dramma shakespiriano, quanto piuttosto come in una comica di Jim Carey.
Sentirsi intrepidi come Tex Willer e lasciarsi leggere come un fumetto dagli Altri.
Camminare come se fosse un pomeriggio di shopping sugli Champs Elysees.
Ragionare come spacciatori incalliti anche se si sopporta il peso di una famiglia.
Non schierarsi con l'una né con l'altra squadra: piuttosto immedesimarsi nell'arbitro.
Non badare alla propria città: è comunque solo un deposito di ossa.
Osservare con gli occhi degli Dei dall'Olimpia Stadium.
Non sottovalutare il potere dei soldi, considerato che saranno sempre pochi.
Scegliere una sola direzione e non cambiarla fino al primo spot pubblicitario.
Preferire un andamento lento lasciando credere di possedere sotto sotto un turbo.


In programmazione in tutte le sale della nostra quotidiana recita...

domenica 8 settembre 2013

Progetto 1300

Ho elaborato il progetto numero 1300. 
Elaboriamo sempre progetti, in vita, per avere degli obiettivi da finalizzare. Io non ne finalizzo nessuno, finora 1299 progetti andati a puttane. Progetterei di più se ne avessi il tempo, ma quando ho tempo non ho idee. Sono 60 minuti che giro intorno a questo progetto, con la radio in frequence modulation che mi assorda con una vecchia song dei Beatles. Conto di arrivare a 2150 progetti finché campo, avendo fatto due calcoli su quanto mi resta mediamente da vivere.
Voglio vivere in bianco e nero, ecco.
Ad esempio scannerizzare tutte le mie vecchie foto e rielaborarle in due soli colori. Ridipingere le porte di casa, tutte in bianco e tutte risistemandole col verso di apertura a sinistra, spingendo. Telefonare in bianco e nero, ovvero non stare lì a colorare le frasi per renderle diverse da quello che sono: parole secche, ibride, nette. Sbiancare gli abbracci, renderli privi di enfasi e/o passione, mandare a cagare le persone prive di spessore di cui mi circondo. Appiattire il mondo per renderlo più vero, viva io in bianco e nero.

Questo progetto è assurdo, meglio passare al 1301...

venerdì 16 agosto 2013

Presentami I Tuoi


1. I tuoi profili allo specchio
2. I denti stretti
3. I tuoi dispetti
4. Anche fica, lo ammetto.
5. I tuoi sì e i tuoi no
6. I tuoi qui pro quo
7. I tuoi lasciati toccare
8. I tuoi veleni
9. I tuoi amori i tuoi calori
10. I tuoi sono qui, ancora qui, sempre qui
11. I tuoi umori i tuoi odori
12. I tuoi lasciami sognare
13. I tuoi cieli in una stanza
14. I tuoi farne senza
15. I tuoi dove come quando?

Presentami i tuoi.

domenica 11 agosto 2013

Tutti Bellissimo

Quando sei solo non mi cerchi, mi hai detto...
Sono sceso di buonumore, con le tue parole di stanotte in testa. Vorrei venirti a prendere, ma non voglio illudermi. In radio ci sono i 3 Doors Down, sarebbe un bel buongiorno da inviarti. Mi limito a un sms, ma tu non ci sei. Per il resto della mattinata ti lascio perdere, tanto non avrei risposta.
All'ora di pranzo non sei a casa. Provo a stuzzicarti con un sms che è un test: ma tu latiti, chissà con chi sei dove sei. Non trovi mai un attimo per me, per una frase in chat, per un caffè al volo, per un pranzo, nulla. Sei troppo presa da altro, da altri, non so.
Ormai è sera, sono rientrato a casa. E' certo, tu stai pensando ad altro, e io mi chiedo se vale la pena scomodarti per una sigaretta al volo nelle ombre della città. Non voglio chiamarti, non voglio, cazzo. Ma un ultimo sms? Quello sì, da quando ti conosco questo è il numero 9509.
Esco a fare un giro, per i locali della notte. Trovo Tito e Vito, due birre, un cazzeggio. E sono le 23.58: guardo il cell, nessun messaggio. Rientro che è quasi l'una, accendo il pc e sei in chat. E mi sento fesso, a non sapere che fare, a questo punto: se far finta di niente oppure. Mi dico che devo contattarla, se no questa cosa mi si concluderà sul ridicolo.
Al telefono sei naturale, tranquilla, scherzi. E lo dici con naturalezza che ormai è finita, non sarà più come prima, meglio mollarsi in una maniera plausibile e indolore. Non voglio continuare a dispiacermi, chiudo. Poi succede quel che succede, ma voglio tenermelo per me.
Mi dicevi che sono bellissimo: ma tu, “bellissimo”, lo dici a tutti.

Buonanotte... 

sabato 27 luglio 2013

Purtroppo C'è Sempre Qualcosa Che Comincia

1. Scende dall'auto senza gli shorts
2. Sfrecciamo via con i finestrini aperti, a lei non piace il l'aria condizionata
3. Destinazione incerta finché non ne trova una
4. Il lido più vicino a Punta Grugno
5. L'ombrellone a caso, senza badare alla numerazione
6. I tuffi e gli abbracci salati
7. La matita nera agli occhi che si scioglie
8. Sul bagnasciuga con le onde troppo forti
9. Mangiare pane e pomodoro
10. Sporcare il telomare arancio
11. Leccarsi di acqua dolce della doccia
12. Due tiri fissi alle sigarette
13. Eccitazione e contenimento
14. Massaggiarle il piedino
15. Momenti di spiegazioni e relative malinconie
16. Punta Grugno si ingrugnisce di sera
17. Il Lido che aspetta noi per chiudere
18. Ultimo caffè all'area di servizio
19. Sentire la mancanza e ancora non va via
20. La vita è un portafogli in tasca troppo usato

 Purtroppo c'è sempre qualcosa che comincia...

sabato 20 luglio 2013

Io Sono Due

So quello che pensi.
Io sono la tua parte malata, il tuo Io cattivo, il tuo alter ego gonfio di malessere, la tua parte scura, le tue sbronze, le tue allucinazioni, la tua polvere da sparo, il tuo The Dark Side Of The Moon, il tuo guerriero suburbano, il tuo capo zulu, il tuo bastardo, il tuo collutorio gengivale.
Ma mi hai voluto tu.
Tu non sei il bene, tu non sei il male. Tu sei una cosa sola, e lo decidi tu, solo tu, sempre tu: su quale parte di te vuoi proiettare le tue alienazioni? Siamo sempre in due dentro di noi, in perfetto disarmonico disaccordo.
La follia stanotte ci prenderà entrambi.
Non so dove andremo adesso. Non so cosa faremo adesso. Non so cosa chiederemo adesso. Questo Adesso è tutto nostro. Non so tu, ma io sopravviverò, io sopravvivo al bene: un ultimo brindisi col Martini?
So quello che pensi.


martedì 16 luglio 2013

George Clooney In Brutta Copia

Mastico amaro e tremo, mentre armeggio nervosamente col telefonino. Rigiro tra le mani la cartolina che lei mi ha mandato dal campo scuola, negli States. Ne avrà per un anno ancora, stronza. E stronzi anche gli States.
Prima di entrare in uno stato di choc da abbandono improvviso, ho ghignato e poi riso forte, una risata chiocciante che sapeva di scherno. Mi sono perso per una puttanella, per una stronzetta che poteva essere mia figlia; c’avevo goduto a scoparmela con l’aria vissuta d’un George Clooney in brutta copia.
Vorrei un Martini adesso, anziché la solita sciapita coca lemon: se la mia vita è cambiata anche il mio stomaco dovrà cambiare. Tocco il fondo del bicchiere che è sul tavolino, come ho toccato il mio fondo lacerandomi nella ricerca del nulla.
E questa cartolina posso rispedirla al mittente.
Nell’aria c’è una sensazione di ballad contorta, e pensieri poco lucidi che sembrano corvi: o forse sono gli avvoltoi che volano alti sulla mia testa.
Basta pensare basta pensare basta pensare...
Vorrei andarmene da qui, accelerare, sempre più veloce, in discordanza col buio, correre correre correre. Dovrei tornare a convincermi di essere una persona sola, una – persona - sola.
Non ho più bisogno di te adesso, puttanella…


sabato 13 luglio 2013

Superman Domestico

L’ho sempre saputo. Ho vissuto come folletto nell’alito intrepido della routine, tra le sue trame gonfie come tette, nel suo grigio, scazzato e impazzito, impaziente di venirne fuori senza sapere come, senza sapere il perché, perché del perché non mi fregava un cazzo, volevo uscirne, infatuarmi ancora, della vita, delle notti coi controcazzi.
Non ha sofferto, su questo puoi giurarci. L’ho sorpresa che, come sempre, faceva zapping col telecomando. L'ho strangolata con i suoi bei collant a rete, e in quel momento le palle mi si sono sgonfiate, le rughe sono sparite, ho smesso i panni del guerriero suburbano. Ho eliminato la gabbia che mi aveva costruito intorno, dove non c’era aria, non c’era respiro, non c’era battito cardiaco.
dovenonc’er…
Dove non c’ero più io.
Ora sarò liberi, o comunque così mi sembrerà.
Libero di cercare tutte le Lei del cosmo. Con questa nuova pelle sarò un vero serpente, pronto a strisciare ai piedi di chi mi pare, se mi va. Invaderò i microspazi della mente senza proferire più parole del necessario, senza più ristagnare nello squallore familiare, senza più dover chiedere permesso, maleducato e senza creanza, stronzo vero, senza finzioni e senza apparenze, uomo nuovo uomo migliore: non un inutile Superman del focolaio domestico.


giovedì 11 luglio 2013

Utili Consigli Per Migliorare La Propria Vita


1. Convincersi quando non è questo il modo di fare
2. Non fare il commerciante di carboidrati
3. Non fare festa quando ci si sente stupidi
4. Cambiare paese e non parlar male del proprio paese
5. Lavorare quando c'è da lavorare
6. Fare finta di niente e andar via tranquillamente
7. Avere tante cose da fare ma non fare niente
8. Rendere la primavera esistente
9. Guardare il mondo dalla finestra della cucina
10. Pensare tondo per sentirsi diverso
11. Alzarsi presto e scazzarsi
12. Farsi comprare un vestito nuovo dalla mamma
13. Guardare la gente negli occhi con un sorriso cattivo
14. Avere ragione sempre
15. Fare periodici controlli clinici
16. Dialogare con la propria brutta faccia
17. Cercare di non finire male, soprattutto la domenica
18. Vivere sere diverse da quella del giorno dopo
19. Non andare in discoteca a meno che non sia l'unica in città
20. Provare a galleggiare sulla merda
21. Riscoprire il gusto dell'amaro in bocca

Comunque vada, God save the Queen...

mercoledì 10 luglio 2013

Pesce in Acquario

L’ho cercata per mare e monti, l’ho cercata tra pensieri acidi che mi scrosciavano dentro, l’ho cercata, l’ho fortemente cercata, l’ho cercata ovunque.
Ma non l’ho trovata, no, non l’ho.
O forse non l’ho voluta trovare. L’unica mia certezza non era lei, ma quello che lei rappresentava per me: una vita nuova.
E fresca.
E giovane.
In tutto questo buio che ho dentro, questo è il solo leggero bagliore che ne trapela, che ne traspare: aver vissuto grazie a lei una nuova giovinezza, l’illusione di essere tornati indietro, all’adolescenza, ai riti tribali, ai  sogni di gloria, agli stereo e alle cassette. Una nuova gioventù bruciata, lei era la mia nuova gioventù bruciata, mi spianava le rughe e mi teneva vivo.
Ha fatto la cosa giusta, l’unica che potesse staccarla definitivamente dai resti della mia vecchia vita ormai alla deriva, quella vita fuori quota e cruda come carne putrida, quella vita a cui non ero più abituato, quella vita dentro la quale ero come pesce in un acquario, quella vita stronza, hai voglia a cercarne di aggettivi: stronza, ecco, il termine giusto.

Stronza vita e stronza lei.

lunedì 8 luglio 2013

Donne al Centro Tonale

Succede, se le song le ascolti attentamente, certe song intendo: succede che c'è uno strumento che suona sempre la stessa nota, e quella nota nota funziona benissimo. E' un centro tonale. Ad esempio la chitarra tiene ritmo sempre con quella nota, mentre il basso va in loop girando attorno a quella nota ritmica con una serie di altre note che, all'apparenza, non c'entrano niente. Presente With or Without You degli U2? Esatto: Edge tiene il ritmo di chitarra sempre sulla stessa nota, e il basso ci gira attorno con altre note. L'effetto è godibilissimo.
Un po' come quelle persone che tengono banco, quelle che danno carte. O come certe donne: loro sono al centro dell'attenzione e tu, come un pirla, ci giri attorno. Sta di fatto che conviene valutare bene se quella donna lì, sì, proprio lei è il tuo centro tonale.

domenica 7 luglio 2013

Voci Atroci


Finalmente sono qui, nel flash finale. I finali mentono sempre, come ogni buon inizio. Da tempo quelle voci atroci che ho dentro mi dicono: amico mio, il tunnel è lungo, interminabile, è ora di chiedersi se... Sono strafatto, sono in un vortice di flashimmagini e sbottamenti dell’anima, sono dentro una tribù di pensieri selvaggi e cannibali. Sgrano gli occhi adesso, metto a fuoco tutte le prospettive finte, tutti gli attimi confiscati che mi hanno ridotto così. Venite gente, venite nella mia giungla asfittica e buia, aggrappatevi al mio cannone e alle mie avemarie, restate con me per un finale degno.
Mi fisso nello specchio, a distanza, e sembro morto ancora prima che le mie voci me lo chiedano. Le vociatroci mi stanno di fronte, in standby, a valutare gli effetti della solita domanda, ancora quella domanda, sempre quella domanda...
L’h-a-i u-c-c-i-s-a?
Rispondi, l’hai uccisa?
L'hai uccisa la tua vita?
Rispondi...


venerdì 5 luglio 2013

Gingerino Rosso


Sono tranquillissimo. I minuti passano monotematici, intrappolati dal mio ghigno sadico. Ho la gola secca di deserto, mi ci vorrebbe un gingerino rosso prima di mettere il sigillo finale a tutta la storia. L'ordine è arrivato netto e pulito: farlo in pieno centro, davanti a tutti, fanculo tutti i testimoni.
La piazza brulica di ominidi rigidi, soliti pupazzi e gnomi pittatocolorati che sgambano in questo habitat urbano. Mi sento a disagio nella puzza di sudore di questa folla stupidita che mormora e taglia il silenzio a metà. Sbircio in direzione del bar, senza avvicinarmi: lui è lì, appollaiato su una seggiola, ad un tavolino esterno. Le fiondate di vento caldo mi offendono, mi tagliano la faccia come sciabolate. Lui sta buttandosi in gola un mixdrink colorato, innaffia la sua ultima sera con alcoliche emozioni. Il suo sguardo ebete incrocia i miei occhi, tracciando un gioco tridimensionale di stati d'animo.
Mi vede.
Sì, mi vede, mi ha visto: ha capito.
Troppo tardi, sono a pochi metri da lui. Tolgo la pistola da sotto la camicia, gliela piazzo in faccia: un solo colpo e finisce a terra con il volto macellato.
Le urla della folla mi trapanano la testa, ma non intaccano la lucidità della mia fuga piuttosto lenta. La giacca di lino è intristita di sudore e sangue: fanculo il look, almeno per oggi. Mi svicolo tra le stradine della città vecchia, le urla e le sirene nell'aria, distanti. Ho già voglia di giocare il prossimo game: attendo nuovi ordini, insert coin, insert coin.
Rido, deviato. Un’aspro odore di metallo e polvere da sparo mi stringe in un abbraccio amico, fraterno. Appena posso mi bevo il gingerino rosso, fresco: me lo merito.

martedì 2 luglio 2013

Sono Una Persona Seria

Sono una persona seria, anzi serissima.
Mi sveglio tutte le mattine alle 7 in punto, anche la domenica. Mi accomodo sul water per 15 minuti circa per liberare il mio corpo. Alle 7.15 mangio uno yogurtino magro e dei biscottini ai cereali. Mi lavo i denti con dentifricio antitartaro e mi rado con rasoi bilama Bic. Esco chiudendo tutte le tapparelle.
Prendo l'autobus n.12 alle 8.15, scendo in centro in prossimità dell'ufficio. Saluto i colleghi e prendo posto alla mia scrivania. Disbrigo pratiche assicurative senza interruzioni fino alle 11.
Alle 11 tiro fuori la tovaglietta, apparecchio e mangio una mela e dei crackers con riso soffiato. Alle 13 c'è pausa pranzo, riprendo l'autobus n.12 nel senso inverso e torno a casa. Mi preparo della verdura con un po' d'olio, insalate miste di pomodori e cetrioli e rucola, bevo acqua liscia. Lavo i piatti senza detersivi, perché inquinano i mari. Faccio una pennichella fino alle 16, in quanto doverosa e salutare. Poi faccio i cruciverba, mi ripreparo e scendo a prendere il n.12. Alle 17 sono in ufficio, a disbrigare pratiche assicurative fino alle 20.
Torno a casa a piedi, per allenare un po' il cuore e tonificare i muscoli. Rilasso i pensieri. A casa mi preparo delle zucchine o melanzane con un po' d'olio. Guardo il TG di Canale 5, poi qualche fiction tipo Montalbano.
Alle 23 sono nel letto, finisco i cruciverba. Spengo la luce al massimo alle 23.30: l'essere umano ha bisogno di almeno 7 ore di sonno.
Sono una persona seria, faccio di tutto per esserlo: anche a 23 anni. 

venerdì 21 giugno 2013

Sono Dinomimmo Tuttattaccato


Sono Dinomimmo, tutt'attaccato, così non mi rompono a chiedermi "qual'è il cognome?". Gli amici mi chiamano dinomì, io mi autografo dnmmm, perché a Foggia non si usano le vocali. Per campare vendo roba per fare palazzi. Suono il basso in una rock band ancora senza nome (e senza gloria). Mi definiscono, i miei fans, uno pseudo scrittore demente e maledetto. Scrivo dark e cupo certe robe ermetiche che capisco solo io. Scrivo di notte e di giorno non rileggo. Fumo a catena e sbevazzo rum d'inverno, alla faccia della mia mitralica in polipropilene. I miei scritti sono poco meno di deliri allo specchio: racconto i miei buchi e le mie ossessioni. Ho pubblicato nel 2003 Bambini Daun, per quelli della Palomar: dopodiché è fallita. 
Non ho alibi, soprattutto ad agosto e con una donna piantata nella testa peggio di una pallottola.

giovedì 20 giugno 2013

Un Capo Zulu Legato


Sono spazientito, e ansioso, ansimo senza pazienza. Il tempo, quello con la T maiuscola, impettito sgasa e si porta irrimediabilmente via le ultime speranze di rivederla. La aspetto da giorni, precisamente 37. E' sparita lasciandomi impietrito e in sospeso, come se la nostra fosse stata una brutta storia.
Lei mi abbracciava e mi mordeva e mi rideva, mi franava addosso con i suoi 92 chili ben portati, procurandomi  ematomi vari. L'aspetto in questo crepuscolo di luce mezza catramata: dovrei scartavetrarmi, passare un antiossidante e riverniciarmi a nuovo. Lei era satura di ombre, di spettri di un passato bulimico e desideri inconfessati di diafanotrasparenza. La scopavo come un selvaggio, in tre minuti netti ero sfiancato dal suo peso.
Mi sento come trafitto da spilli, la sua scomparsa è come un rito vudu. Mi sento un selvaggio capo zulu legato dentro la sua misera capanna.
Farei chissà cosa per riportare la storia allo stadio iniziale. Ma tutto si è consumato e concluso improvvisamente, e il mio sguardo è di colpo invecchiato di trent’anni. 
Invecchiatoditrentanni…



domenica 16 giugno 2013

I Quattro Punti Fondamentali

La città era gelidagelida, affondava in una condensa di ghiaccio. Mi raggomitolo nell’interspazio tra collogiubbotto e bordobavero: accendo una mozzoEmmesse e sbatto fuori il fumo con vigore rabbioso. Il freddo circostante ha un impeto di irritazione.
Perdersi così per una come quella, puh! Le devi fare crepare le femmine, che sennò so’ loro che fanno crepare te... Ti prendono e fanno quel cazzo che gli pare e piace. Eppoi dopo che te le sei scopate che vuoi pretendere di più? Siamo animali, noi maschi, bestie bavose che dopo la monta hanno l’unico vantaggio rispetto alle bestie vere di potersi accendere ‘na bella sigaretta! Altro che amore! Lo capite il senso profondo della parola? No!, non ci capisco un cazzo e manco lo voglio capire!
Una zaffata di vento gelidosecco mi spazzola la criniera forforosa. Metto a fuoco l'auto rossa in parking vietato. lei sbuca da dietro l’angolo, mani nel giubbotto di pelle e cerchi così rossi sulle guance da sembrare un’Heidi un po’ più sexy. Infreddolita giunge all’auto: apre la portiera ed entra in nove secondi esatti.
- Ciao Rosanna...
Le prende quasi un colpo: smuove le labbra per dire qualcosa, ma per lo spavento riesce a sputacchiare solo duetre monosillabi. La spiazzo con un sorriso così smagliante da sembrare Gianni Morandi mandato dalla mamma a prendere il latte.
- Mi… mi hai seguito?!?
- Non... Non riesco a fare a meno di...te...
Un profondo turbamento la soffoca in gola e le fa rallentare il respiro. Sferra una manata fraudolenta sullo sterzo, dice Ahia! e, soffiando sulla mano dolorante, dà l’input a uno sguardo preoccupato fuori dal finestrino appannato.
- Per favore... - piagnucolo io.
-Senti, è finita, come devo dirtelo?
- Io... non...
- Ti devo ricordare n’altra volta i Quattro Punti Fondamentali? - sibila lei - 1. Sei - 2. Solo - 3. Un - 4. Coglione...

La Malinconia Nel Sangue

Le parole che galleggiano nell’aria senza una vera utilità, s’impastano in un miscuglio insapore di malumore. Ha ragione mia madre: io la malinconia ce l’ho nel sangue. Perché sono stato l’unico bimbo in tutta la maternità, a non aver emesso alcun vagito subito dopo essere venuto alla luce. E perciò non mi sono sfogato.
- Senti – mi stortoguarda Gianclaudio - Non starci sempre a pensare...
- Che palle - dico - non ho niente a cui pensare, questo è il problema…
Prende tempo per tentare di afferrare i concetti che latitano nella mia testa glaciale. Accendo il walkman appeso alla cintura, m’infilo le cuffiette lasciate appese al collo e mi spara una smetallata degli Iron Maiden.
- Pensi troppo al niente – dice Gianclaudio, abbassandomi il metalvolume.
- Che palle…
- Tu c’hai bisogno di farti una sega urgentemente… - sentenzia Gianclaudio.


sabato 15 giugno 2013

Io, Lucky e Jim

Ero a Woodstock, folla immensa e ululati alla luna, fricchettoni e figli dei fiori, gente sbattuta sull’erba e gente sbattuta dall’erba. Ero intunicato in un mantello rosso e plagiavo la folla con movimenti gasati/effervescenti. Le note gorgogliavano emettendo bollicine come una gazzosa a basso prezzo. La guitar impugnata tipo kalashnikov, puntata contro il pubblico infiammato.
Break on Thru’, yeah!
Riff in Mi minore, corde che spazzolano la criniera psichedelica del rock. Ronzo come un calabrone ubriaco in uno scombinato ballo fuori tempo, passi rapidi e vagamente kitsch. Sono sudatissimo, suono a un ritmo   sincopato e violento. Luci corsare, penombra del palco, immagini vorticose, suoni suoni, rumori rumori. Sbatto all’impazzata la testa, tempo in quattroquarti leggermente anticipato.
Jim Morrison entra a torso nudo, testariversa all’indietro, la folla è all’apoteosi, Let’s go guys!, Break on Thru’ to the Other Side - Break on Thru’ to the Other Side!, muscoli del collo induriti fino allo spasimo, note psichedeliconervose del riff di chitarra. Io brucio ossigeno a bocca aperta. I gemiti funambolici di Jim, il suo inchino finale esausto, l’odore degli assoli, della perfomance, del sound, della fatica, dei fumogeni. Le luci che fulminano tutte le ombre, Jim che saluta il suo pubblico, standing ovation…
- Grande Jim… - dico estasiato.
- Ma che stracazzo c’hai da stare così rincoglionito? Hai fumato?– dice Lucky, toccandosi freneticamente le palle.
- Giusto un po'... - sussurro. 
L’aria del grigio inverno si propone con spifferi freddi. Lucky scartavetra la gola e scatarra un missile salivale terra aria. Mi disgusta e lo spingo al largo. Entriamo nel 500 Blu parcheggiato sulla side laterale della Villa Comunale. L’interno umidiccio assorbe male il grigiore di quella giornata fiacca. L’aria indolenzita è satura di quell’apatia urban-adolescenziale.
Lucky si srotola un ricciolo di capelli, assalito dalla tricotillomania. Mi appoggio sullo schienale con un fare sbilanciato.
- Devo farmene un altra, se no esco pazzo… 
Accalco i pugni nelle tasche della giacca e fisso la folla che è ancora in standing ovation davanti a Jim.
- Dov'è Jim?
- Fanculo... - scatarra di nuovo Lucky.

mercoledì 12 giugno 2013

QSB


Q.S.B.!
Me lo dicono: qsb!
Mi infervoro mi parlo addosso,
parlo di inverni anni 80 in cui c'era la guerra fredda tra Usa e Urss, ma più specificamente tra Duran Duran e Spandau Ballet, Simon Le Bon era più figo ma Tony Hadley cantava meglio.
Quando si telefonava dalla cabine giallosip con i gettoni bronzati, quando si sperava di prendere almeno 27 all'esame e invece non si superava neanche quello di disegno per poter fare il rinvio del militare, quando le mamme perdevano tutta la domenica mattina per preparare il ripieno prezzemoloide delle braciole, quando avevi voglia di tenerezze e coccole da una ragazza e invece ti capitava sempre la zatterona di turno con due metri di diametro, quando si rientrava per guardare i video di Mister Fantasy alla tivvù, quando freschi di patente si correva a 180 nella notte sulla tangenziale, quando si mangiavano i panini da Faustino e le birre dal Calabrese, quando ci si dava appuntamento con la tipa a un certo posto a una certa ora e lei ti bucava e senza telefonini col cazzo che si riaggiustava la serata, quando le canne erano un diritto e non un dovere, quando con 5000 lire ci si ubriacava e si risolveva una serata.

QSB!, mi dicono: quant sì bell quando ti racconti...

lunedì 10 giugno 2013

Prof Rosa Shocking

Pensieri come nubi tossiche. Meglio starsene dentro un sogno colorato, il cuore a tracolla e fuoco sulla donna che ti annebbia la testa. La vita dovrebbe permettere libero sfogo alla personalità dell’individuo, dovrebbe essere vita e basta, non un corso assurdo di sopravvivenza.
Imbocco il corridoio e infilo una mano nella tasca della giacca. Ne estraggo il ciddì originale N.4, ancora incellofanato e puzzoso di plastica. Lo scandaglio in maniera casual, gongolando come un bimbo col suo giocattolino nuovo. Arrivo a destinazione quasi ansimante linguapenzoloni, Vilcoyote all’inseguimento di Bi-Bip.
Attendo, senza fretta, sorriso ebete.
Sfodero un’occhiata interrogativa nel circondario. Smassaggio due sanguinovirulente asciate sul viso, radabarbetta rasa da poco. Il silenzio del corridoio sottolinea la mia ansia. Una catena di emozioni che non sono vere e proprie emozioni, ma piccoli blocchi di emotività create dal fattore sorpresa. Non te l’aspetti da te stesso una cosa così: per scardinare la routine basta un niente, anche se poi lo stesso tot di niente è sufficiente a ripristinarla taleqquale.
Mi accorgo di lei che, libri sotto il braccio, esce proprio in quell’istante dall’aula. Sorpresa, mi inquadra mettendomi lentamente a fuoco con le sue doppie lenti su montatura rosa shocking.
- Buongiorno prof… Volevo solo darle… questo…
Lei abbassa sulla punta del naso gli occhiali, guarda più da vicino il ciddì originale N.4 che barcolla sul palmo della mia mano aperta.
- Studia Isidoro, domani c'è compito in classe…
Non reggo a lungo l’impatto di quel suo sguardo nero profondo e requisitorio. Una scarica acida di succhi gastrici dallo stomaco mi salgono in gola, pietrificandomi in una difficoltosa deglutizione. Sparo lo sguardo più basso che posso, cercando di celare un certo imbarazzo.
La prof si risistema gli occhiali rosa shocking e con un repentino dietrofront si dilegua.

Notte Spataffiata


Il Centro Storico è un’implosione di giallonotturne luci e puzza di sacchetti di monnezza abbandonati fuori dai cassonetti. Lo spettro del Passato gironzola nell’aria a cavallo di un vento implacabile che spazzola la criniera d’uno squallorabitato. Le case fatiscenti giocano a nascondino con le petopalazzine di cemento, le disastrate chiese del Seicento litigano come comari con le insegne neonluminose rossocolorate poste sulle opacosbiadite facciate. Ma una certa magia resiste con coraggio a questo degrado, perchè la magia un Centro Storico ce l’ha dentro.
Il Pataffio, la statua del vicerè col dito puntuto, sembra indicare con arroganza agli stravolti della notte di mantenere le distanze. Due vistosi ciuffi di gramigna sbucano dalle orecchie di pietra, look post-punk a ciocche verdecolorate. Le luci smorzate dei lampioni sproporzionano un po’ le petopalazzine, rendendole paonazze come malate di smoglebbra. Le auto parcheggiate in ogni buco/pertuso fanno un’orgia peccaminosa con l’asfalto, buttato a tocchi irregolari sugli antichi sanpietrini.
Scardina dall’autoradio dell'Alfarossa il ciddì dei Doors e ne interrompo il riff pungente.
- Ti stai ficcando in un guaio – dice Giancarlo - lo sai che la tipa è sposata con un mezzo squilibrato che se ti becca ti a un culo a tarallo?
Edoardo ascolta con attenzione senza farsi infinocchiare: a lui quel mio modo di fare drammatico/autolesionista gli sta tremendamente sui coglioni. Fa un passo all’indietro lanciando uno sguardo distratto verso Giancarlo, che intanto se ne sta sotto il Pataffio con un paio di occhirospo eccessivi.
- No che non ha capito – dice calmo Edoardo - La tipa è la moglie di Tonino Sbatacchio, anni di galera collezionati con merito…
Io sussulto e tossisco forte. Socchiudo gli occhi su questo freddo che invade le ossa e picchia di santa ragione.
- Vabbè – dico - Mi state dicendo che, pur trattandosi di amore, dovrei mandare tutto a puttane?
- Non ha capito un cazzo, quindi - conclude Giancarlo, spataffiato.
- Ti stiamo dicendo - ghigna Edoardo - che pur trattandosi di amore, quella E' una puttana...

martedì 28 maggio 2013

Sono Felice



Sono Felice, di nome e di fatto, e lo sono perché, come pochi non ho nulla da dire. Non so da dove cominciare e neanche se c'è qualcosa da cominciare.
Ma sono Felice, piacere mio.
Sono felice perché non ho animali in casa, ma ho una love story che è peggio di un dobermann. Sono felice di essere Felice, la vita mi viene come viene, e un po' mi viene anche in culo. Non so che cosa fare oggi, né cosa fare domani: ma non mi cruccio, perché sono Felice.
Sono felice di non perdere la testa, sono felice quando non ragiono e quando non ho uno scopo. Quando non scopo sono Felice. Sono felice di essere uomo, ma vorrei essere donna perché a essere donne si è più felici: a essere donna non puoi essere Felice.
Sono felice da sobrio, ma poi mi sbronzo e vomito e torno Felice. Uso sonniferi, dormo e sono felice, ma quando dorme la mia vita torno Felice. Sono felice del vento e di ciò che non divento, no bado al sesso e il sesso non bada a me.
Sono felice se lei è con me, ma quando lei è con un altro sono Felice. Felice non stira camicie, ha l'anima pulita e non deve chiedere scusa a nessuno: solo a se stesso. Sono felice di non aver nulla da farmi perdonare, ma quando il sospetto mi coglie devo scaricarmi: metto tuta e scarpette e vado a fare footing di notte...
a Parco San Felice.

domenica 26 maggio 2013

Un Euro Francese



Non c’è un verso, in questa questa sera senza direzioni. 
Lei ha voluto una vita tutta sua, lontano da me e dalla parodia di me stesso. Non si è disperata più di tanto, ha scritto questo epilogo senza consultarmi: essì che, modestamente, anch'io potevo mettere mano a questa nostra sceneggiata.
Be' lei non c’è più, né qui né altrove.
Puff!, sparita all’improvviso, nessun messaggio per comunicare l'anticipata dipartita. Ha scelto di andare via da me, lasciandomi la scritta in faccia "troppo tardi". Avrei pagato anche un euro per i suoi pensieri, glielo dissi fin dalla prima volta: eravamo ai Tre Archi, un euro per i tuoi pensieri. Ma era sempre sul punto di restituirmelo, il mio euro di conio francese, incapace di rivelare ciò che provava veramente. Un euro e l'avrei fatta entrare nella mia vita, un costo non proprio esoso, secondo me.
Esco dall’auto, colletto della camicia lilla stretto come un cappio. Mi sento come una torta a strati, dolce piacere dell’autolesionismo. Masochizzo questa sera e mi compiaccio di questo fesso epilogo. Questa ultima disfatta sentimentale mi tempera completamente la faccia e mi stira le rughe. Inciampo in una buca nella strada e in un buco di paranoiche illazioni, mi faccio dei flash senza sapore nella testa. Suonivoci che ruotano a velocità supersonica in una vertigine fraudolenta.
Arrivo in piazza e mi vedo: eccomi di nuovo da solo, seduto al tavolino del bar.

sabato 11 maggio 2013

Sono Incinto di Vivere


Sono incinto della paura di vivere la vita così come la vivo. Dice che bisogna saper aspettare, e non saranno nove mesi. E poi ancora aspettare, senza fumare, senza stare fumato, senza cercare di evitare di pensare. Che la vita sia un po' stronza lo sapevo già, ma accorgersene ogni volta non mi va.
E ancora gli stessi sogni ripetitivi, stringersi le mani con le mani. Lo stesso identico giorno davanti ai coglioni, che ti porti davanti, proprio come i coglioni, appeso e nascosto. Faccio fatica a crederci in questo giorno coglione, faccio fatica a credermi, sono anche un po' coglione. Non c'è voglia, non c'è neanche voglia di averne voglia. E poi corri nella notte, chiudi gli occhi e pensi che così non ti sei mai voluto: e neanche evoluto.
Ti sembra che ci siano pochi modi per volare, pochi modi per potersi sfogare, pochi lubrificanti per non svalvolare. Uno potrebbe essere suonare rock a tutto volume, ma sei solo e viene fuori sclerotico. La noia brucia ogni giorno, ti fotte ogni istante mancante. E non c'è follia dentro me, finché mi dimentico di me.
Non ti basta una notte, non hai tempo da riempire. C'è una mano che mi prende e mi sbatte forte: poi ti fumi e ti sembra di andartene via.
Ti rincorri mentre scappi, un po' come evadere in silenzio. Questo rock è diventato epilettico, maneggio la chitarra come fosse un po' troia. Brucio volti nel mio volto, e voci senza senso che mi allontanano da me...

(dedicato a quel dinomimmo brufoloso che lo scrisse nel giugno 1985)

domenica 5 maggio 2013

Marina Marina Marina


Era un ieri, ed era notte.
Ho appena parcheggiato in zona cattedrale, dopo 16 giri dell'isolato per trovare parking. Sono solo, in una dimensione mentale da sentirsi solo. Ho voglia di mandare un sms a lei, sì proprio a lei. Elaboro un messaggio di contatto, pieno di desiderio e consapevolezza di ricevere alcuna risposta. Pigio sul tastino letterina invio: fatto.
Mi avvio a piedi verso l'isola pedonale, fantasticando su ipotetiche risposte anche solo tramite sms. Schiaccio una merda di cani, questa è fortuna
Dopo neanche cinque minuti dall'invio sms mi squilla il telefono, " Vuoi vedere che...?". Apro il contatto senza verificare se la rubrica mi segnala chi è lo squillante, vuoi vedere che....?. E' una voce di donna, ma ci sono interferenze, il segnale non è chiaro ed è distante.
- Pronto?
- Tesoro mio!!! (Tesoro mio????)
- Pronto, chi... sei????
- Oh, ma non... mi rico...nosci? (Mah, la voce potrebbe...)
- Non sento bene... pronto, ma chi sei?
- Sono la... tua donna... preferi...ta! (Ma...possibile che... oddio, possibile???)
- Daì, non scherzare, ti sento distante...Dove stai?
- A pochi passi dall...a cattedra...le... Mi... raggiu...ngi? (E' qui vicino, oddio! Non ci posso...).
- Oh, ma sei...Marina????? (Non avevo il coraggio di chiedere, non riesco a...)
- Sììì, sono... Mari... la tua....! Vieni ci prendia...mo una birra... (Cose da pazzi...e io che volevo neanche mandarle l'sms...)
- Stai sola? (la speranza si dilata, spero che non stia con degli amici,così magari...)
- No... (cazzo!)... C'è anche... mio mari...to... (Marito?????)
- Ti sento sempre meno, oh, ma.... Marina...? Ma...
Scoppia a ridere, una risata inconfondibile di chi non ti chiama mai ma quando ti chiama ti prende in contropiede.
- Oooh , che Mari...na! Sono Mari..sa!!!
- Marisaaaa!!! L'avevo capito subito!!!
Ma vaffanculo Marisa, vaffanculo...

Guns'n'Velvet



I Guns e i Velvet sono due tra le mie rock band preferite. Dovrebbero esserlo di chiunque.
Axl Rose litigò con Slash, si mandarono a cagare. Axl diceva che i Guns' erano proprietà sua, Slash lo voleva menare, e poco ci mancò. Axl delirava guardandosi allo specchio: lo mollarono alla sua megalomania, gli lasciarono il nome dei Guns' e relativi diritti d'autore milionari.
I Guns', quelli veri decapitati di Axl, si riunirono per riformare la band. Ci voleva un singer che non facesse rimpiangere Axl. Ci voleva uno altrettanto folle, ma senza megalomania. L'unico che poteva entrare in gioco e sopportare i Guns' era Scott, uno tra i miei idoli rock preferiti. Dovrebbe esserlo di chiunque. Quello che ti canta Atlanta con dolcezza infinita e Crackerman fatto e stonato, per intenderci. Nacquero i Velvet Revolver, ovvero i Guns + la voce degli Stone Temple Pilots. Meglio di così!
E adesso ti starai chiedendo: e tutto 'sto discorso che c'entra?
Solo per dire che quando dentro di te ti senti Guns', finché non trovi la donna Scott hai voglia a delirare da solo dinnanzi allo specchio...

sabato 27 aprile 2013

Rock Revival 60




Ci prendiamo a cornate ogni volta ci si prepari a una serata di live rock, suonato da noi voglio dire.
Vengono fuori filosofie del cazzo, e il cazzo queste filosofie proprio non le sopporta. Gli altri della band si punzecchiano a morte, e poi minimizzano; e così facendo stressano le palle a me e al sound che la nostra band di musica  annisessanta dovrebbe produrre. Ci manca solo che comincino a piangere come bimbi che hanno smarrito il ciucciotto. Sono titubanti, si titubano l’uno con l’altro. Sono quattro dementi, batteria chitarra tastiere voce: a sessant'anni suonati, dopo secoli di serate live in giro per il Gargano, fanno i capricci come i ragazzini. Diverbi assurdi che si trascinano tutte le volte prima di un’esibizione canora, telecronache velenose di vecchi rancori che non sopiscono.
Li odio, tutti e quattro, e se fossero cinque li odierei di più.
Mi hanno fatto avvilire, mi hanno fatto annerire, trasudo veleno: sono tossico. In più c’ho il cuore debole, a ‘st’età, e questi mi faranno venire un infarto.
Verso le 7 di sera portiamo la strumentazione alla Casa di Riposo per Anziani, dove è stato organizzata una festa revival anni 60. Proviamo a fare un soundcheck decente, anche se io sono in down come ai bei tempi e vorrei volare via dal balcone e anche spiaccicarmi a terra sull'asfalto.
Suoniamo dalle 9 fino alla mezzanotte, tutta roba strasuonata da anni: Littletony, i Dikdik, i Camaleonti, le Orme. Il sound è grezzo e va, i nonnini zompettano, le infermiere sonnecchiano, i volumi sono smorzati.
Alla fine dell'ultima song, un classico di Iva Zanicchi, mentre il pubblico di sciancati e mezzi debilitati ancora ci acclama, spengo il vecchio Davoli, rinfodero il sax nella sua cuccia, ingoio una pillola per cardiopatici e faccio per andare via.
- Già vai via? - dice il batterista, ora tranquillo e non più polemico.
Andatevene un po' tutti affanculo adesso, banda di stronzi bambini vecchiacci viziati... Non lo dico ma lo penso, e penso che vorrei tornarmene a casa, come a 20 anni, sdraiarmi sul letto, mettere musica a manetta in cuffia e fumare sigarette e canne a volontà.
Poi resetto tutto e mi ricordo che da anni ormai io abito qua, in questa cazzo di Casa di Riposo: invece di una canna mi rilasserò con una flebo…

Incontri Ormonali Attizzativi


Sto gasato, c'ho 'n'appuntamento co' 'sta tipa che mi attizza, per cui quindi è un incontro di tipo ormonale attizzativo. Lei è un'amica di quell'altra tipa, quella con la puzza sotto il naso, che è amica di Calogero, che me l'ha presentata. Calogero mi presenta certe tipe certe volte, io proprio non lo so.
Mi gioco un po' di carte piacionesche, con 'ste due tipe, libero il demente clown che mi abita dentro. Anche se, debbo dire la verità, queste due tipe mi fanno un po' la parte delle foggianelle schifiltoselle, quelle tipiche svampitelle che se non fossi così arraggiato le avrei già mandate a cagare tutt'e due.
Una delle tipe mi ammolla il numero di telefono, ma io ho deciso che non la chiamo, alla foggianella, e figurati a quell'altra puzzatella se me la volevo cagare più di tanto. C'è che mi hanno fatto un po' girare il malumore, come sempre capita quando le danze non le conduco io. Perché a parlare facevano tutto loro, mi zittivano 'na continuazione. Tutta la sera nel pub a dire che vanno in palestra a fare 'sti latin ammosciapalle che le aiuta a migliorare la sensualità. Ma chissenefrega della sensualità, che quella non ce l'avete a priori, fesso io che so' arrivato qua già attizzato.
Stavo quasi per avvelenarmi, con le due foggianelle schifiltoselle e la loro scarsezza di sensualità latin, quando la cosa ha preso una piega più seriosa, diciamo profonda, che la tipa puzzatella ha manifestato sconforto, così, all'improvviso: dice che c'ha il cuore a pezzi e l'anima a terra, le ci vorrebbe qualcuno che l'aiuti a sostituirla, l'anima, tipo un Principe che ti cambia la ruota a terracon quella di scorta. Solo che con me ha trovato una minchia, che io le rispondo che pure le mie palle stanno a terra e a me chi me le sostituisce? Allora lei attacca una polemica acida che, uuuhhhh!, non la finiva più.
Me ne vado inacidito da 'sta serata anomala che era partita attizzatoria e che invece per colpa delle solite femminelle scialbe, vuoi schifiltoselle e vuoi puzzatelle, mamma e che due marroni m'hanno fatto. 

giovedì 25 aprile 2013

Repertorio Tecnico di Seduzione.


Atteggiamento criminale, finché va tutto liscio.
Netta separazione tra il nero e il bianco.
Lanciare sms che siano degli s.o.s.
Contarle ogni respiro.
Non esserle sempre e necessariamente troppo vicino.
Farle credere di essere in grado di passeggiare sulla luna.
Non chiamarla Rosangela perché è il nome di un'altra.
Non prendere pillole per il mal di testa.
Non volare via a meno che non lo dica la mamma.
Promettere almeno un'alba in un mondo ordinario.
Dare un nome cattivo all'amore.
Avere il potere di farla sentire a Hollywood.
Non correre e parlare a muso duro.
Non fare uso di cocaina.
Non fumare e non fare buchi nell'acqua.
Se c'è da sapere non deve sapersi.
Togliere il lucchetto al cielo.
Essere in due nella vertigine.
Promettere un mare in burrasca e un tramonto.
Non fare free climbing sui muri.

E' un buon repertorio, studiato e ricercato: dalle donne.

martedì 23 aprile 2013

Look da Terza Compagnia



Finita l’adunata mi avviai verso il mio nuovo incarico, passo fiero tipo comandante di Battaglione. Arrivato sull’uscio del nuovo ufficio cacciai dentro la bionda testolina e accennai un timido buongiorno: Sten. Carmelo da Messina vegliava sul suo regno troneggiando dietro la scrivania.
Mi invitò ad entrare con un cenno grufolato.
- Lei sa di essere in ufficio? – disse, pacioso.
- Sì, me lo aveva detto Lei…
- Silenzio!, le risposte le faccio io! Allora: Lei sa che in ufficio si accede in giacca e cravatta? Perché è in tuta mimetica da combattimento?
- Sa, la vita è una quotidiana lotta e…
- Non diciamo fesserie! Per oggi resti pure così, ma domani giacca e cravatta!
- Ma è estate, e la cravatta…
- Allora venga solo con la giacca!
- Senza camicia e pantaloni?!?
- Pantaloni e camicia!
- E le scarpe?
- Quelle estive!
- Ma sono uguali a quelle invernali!
- Allora metta le scarpe inverno/estate…
- E in testa?
- In testa che? Metta il basco, no?
- Col fregio?
- Bravo!
- Camicia pantaloni scarpe inverno/estate basco e fregio?
- Bravo, sono commosso!

lunedì 22 aprile 2013

L'Ultima Volta



Quando penso sia l'ultima volta, non lo è mai; quando penso di non riuscirci non lo credo davvero.
Il climatizzatore, ad esempio, non produce refrigerio: per me fa zumbafitness. D'altronde qui c'è un’afa ultraterrena. Il sottofondo è il mio respiro, in controtempo coi miei pensieri, ma a me sembra un bumbumbum ripetitivo tipo drum machine. 
Io con le donne non ci parlo, preferisco la luna. La luna mi ascolta senza pretendere una bevuta gratis al bar. E neanche mi mette addosso idee malsane tipo lo shopping o le creme depilatorie. Io odio le porte spalancate, e certe tipe sono spalancatissime: le metto a fuoco uno ad una. Anzi, le metterei al rogo.
Non sopporto la notte, con le sue anime resuscitate buttate nei pub, i suoi zombi mezzo assonnati e/o deviati. Preferisco il giorno, il mercato, fare la spesa tra bancarelle e vecchie nonne curve e rugose. 
Mi danno fastidio quelli che bisbigliano, quelli che lanciano  occhiatacce. Mi rattrappisco davanti a scene di gente che ti squadra da capo a piedi. Se fossi io lo sceneggiatore, certe scene da telenovelas quotidiane le avrei senz’altro tagliate.
Non bevo whisky, solo latte col Nesquik. Non dormo nel letto ma su un divanetto. Sto zitto quando non devo e parlo spesso a vanvera. Mi sento un rifugiato, vivo quasi supino sulla vita, un'aria interrogativa, forse anche supplichevole che non mi molla mai.
Non fumo, mangio caramelle al limone. Quando ho voglia di ballare avvolgo le braccia attorno al mio stesso corpo e mi dondolo a destra e a manca, come se fossi su un’astronave in viaggio.
Quando penso sia l'ultima volta, ricomincio da capo: a pensare.

sabato 20 aprile 2013

I.L.Y.



Bruno le prese la mano, la fissò negli occhi.
Sei l'unica per me...”
Anche tu “ disse lei.
Bruno infilò la mano nella tasca della giacca, ne tirò fuori una penna in metallo silver. Tolse il cappuccio. Indicò il piccolo graffito maldestramente fatto a mano: I.L.Y.
L'ho inciso io: I Love You”.
Anna sorrise, emozionata.


Anna socchiuse gli occhi, gli strinse le mani.
Sei l'unico per me...”
Anche tu”, disse lui.
Anna infilò la mano nella borsetta fuxia, ne tirò fuori una penna in metallo silver. Tolse il cappuccio. Indicò il piccolo graffito maldestramente fatto a mano: I.L.Y.
L'ho inciso io: I Love You”.
Lionello sorrise, emozionato.


Lionello gli accarezzò i capelli, si morse un labbro.
Sei unico per me...”.
Anche tu papà”.
Lionello infilò la mano nel vano portaoggetti dell'auto, ne tirò fuori una penna in metallo silver. Tolse il cappuccio. Indicò il piccolo graffito maldestramente fatto a mano: I.L.Y.
L'ho inciso io, so che ti piace l'inglese: I Love You”.
Il piccolo Simone sorrise, emozionato.


Il piccolo Simone si aggiustò i capelli, tirò su col naso.
Sei unica mamma...”.
Anche tu”.
Il piccolo Simone infilò una mano nello zainetto multicolor, ne tirò fuori una penna in metallo silver. Tolse il cappuccio. Indicò il piccolo graffito maldestramente fatto a mano: I.L.Y.
L'ha inciso papà, ma avrebbe dovuto darlo a te: I Love You”.
Serena sorrise, emozionata.


Serena gli prese la mano, gli accarezzò i capelli, socchiuse gli occhi.
Sei l'unico per me...”.
Anche tu ”.
Serena infilò la mano nella pochette rosa, ne tirò fuori una penna in metallo silver. Tolse il cappuccio. Indicò il piccolo graffito maldestramente fatto a mano: I.L.Y.
L'ho inciso io, per te: I Love You ”.
Bruno non sorrise per niente.