martedì 26 febbraio 2013

Sepoltura

Non ne avevo il coraggio, ma prima di uscire l'ho dovuto fare.
Era rinchiuso nel garage.
Triste e abbattuto.
Lo sguardo sconfortato.
Ha capito che questa non sarebbe stata la sua domenica.
Attendeva la fine della sua estate.
L'ho abbracciato per l'ultima volta.
Gli ho detto " Perdonami fratello, ci ho voluto credere...".
L'ho preso delicatamente.
L'ho infilato in una busta nera di plastica.
L'ho riposto nello scaffale in alto.
Il mio coccodrillo di plastica.

sabato 23 febbraio 2013

Verticale Orizzontale


Rientravo, nella notte densa, il finestro dell'auto tutt'abbassato. Il braccio steso fuori, giocava col vento: una volta in verticale, una volta in orizzontale. In verticale il vento ci sbatteva contro, il braccio, con forza lo sbatteva, tendeva a spezzarlo; in orizzontale si accomodava sull'angolo giusto, sfiorava dolcemente sull'angolo di portanza facendolo volare.
Mi veniva in mente lei...
Sorriso ebete, continuava, il braccio, a giocare col vento.
Così come lei gioca con me: mi sbatte, o mi fa volare.

Innaffiatoi



Mi sveglio, è l'alba. Il primo pensiero è lei, il secondo una sigaretta. Mi dico " maaaa', mi sta ammazzando il pensiero di lei, più di questa sigaretta amarissima...". Metto a fare un caffè, un po' di latte magro freddo con i biscottini del Mulino Bianco: gli Abbracci, che te le dico a fare?
Mi pianto davanti alla portafinestra che dà sul giardino. Faccio stretching. Non sono un palestrato fanatico innamorato della sua tartaruga addominale: lo faccio per scuotere il cervello ancora annebbiato.Mentre mi streccio partono gli innaffiatoi automatici. L'erba del giardino ha un colore verdastro cianotico, giallognolo in alcune parti, sgraziato in altre. Gli innaffiatoi partono due volte al giorno: una di prima mattina, l'altra a tarda sera.
Ecco, quell'erba sono io.
Mi basterebbe che lei mi innaffiasse un paio di volte al giorno,con un paio di abbracci alla mulino bianco...
Renderebbe questa erba meno cianotica.

Scacchi


Partita a scacchi, cavallo l’alfiere regina. Quello è un cavallo, beccarlo non è facile. Le sue mosse sono strategia pura, sceglie orari impensati, molto sul tardi. Pensa di potermi fottere, ma la è era mia.
La mia tattica è surriscaldata, non so prevedere se quest’attesa diventerà troppo lunga. Per ora attendo, ma la voglia di concludere la partita fa i conti col mio cazzo in erezione. In questo preciso istante vorrei essere lontano mille miglia da qui, da questa fottuta scacchiera, da tutte queste fottute astute mosse. Mmmm, forse il cavallo si sta cagando sotto, e allora alfiere ecco che ti incula.
Muoviti cavalluccio, chiudiamo la partita...
Regina è affamata assatanata, insaziabile, voglia di domare alfieri e cavalli. Mi restringe le residue possibilità di vittoria, mi si accartocciano le palle al sol pensiero. Cavallo mangia nel buio, la sua voglia di scopare gli fa sbagliare le mosse. A me viene da ridere.
Cavallo rivestiti, nudo fai schifo.

martedì 19 febbraio 2013

Non Mi Ascolto Più


Io non oso.
Nell’esatto momento in cui rimetto piede in casa tasto il polso alla mia stasi terribile. Stare sempre in disparte, ad aspettare, ad odiare.
Non so cosa osare.
Forse sono ancora in tempo. Forse resterò illeso. Forse la notte, forse al buio. Devo urgentemente mettere le mani nella mia vita e smuoverla.
Occhi appannati traslucidi. Una rabbia compressa che non trova sbocchi, presenza costante, la parte rassegnata di me. Fare convulso e maldestro, dissolversi nel nulla. Mi cercavo nel vuoto, cerco di sorprenderlo, ma la paura di lui mi prende alla gola e allo stomaco. Ingoio una bustina di aulin, sudosudo, gocce di sudore davanti agli occhi e lo sguardo bastardo. L'odore freddo delle stanze vuote di casa mia.
Il timore di vedere la mia vita scivolare via, il tormento, banale e inutile. In fondo io che c’entro con questo mondo di ragazzini? 
Cerco conferme, atteggiamenti e espressioni insoddisfatte ironiche inquietanti. Non mi ascolto più, nonmiascoltopiù...

Un Posto All'Ombra


Dove sto andando non lo so.
La strada giusta sarebbe quella che porta alla verità. Ma la verità non ha una giusta direzione: è una favola. Potrei tirar dritto e nulla mi verrebbe garantito. Potrei trovare, durante il cammino, uomini e donne, forse anche la De Filippi. Preferirei più uomini che donne: gli uomini non hanno idea della verità, mi fanno comodo. Avrei ancora molto da costruire, in questa vita: in quell'altra gradirei quantomeno non lavorare. Vorrei essere un cittadino del mondo, e non un Dino in un'unica città del mondo. Vorrei arrivare in un posto dove il futuro mi parla, dove a guardarti indietro non ci vedi nessuno. Un posto dove tutti ti salutano, con buona pace della tua salute. Rendermi sostenibile senza aiuto di nessuno e sviluppare una mia idea particolare di vicendevolezza. Essere sempre alla ricerca, ma senza trovare, provare a realizzare l'impresa. Un luogo dove il tempo sia un diritto e non un dovere.
Vorrei un posto all'ombra, almeno: con questo sole che mi picchia in testa, vaneggio.

sabato 16 febbraio 2013

Soluzioni Lovefuturistiche


La bocca dello stomaco.
Il mio muovermi non gioca a mio favore.
Paranoico e molto adulatore.
Una carta seducente, cattivo e cinico e fuori dai ranghi.
Questa vita di merda promette buone cose solo ai bimbi che fanno i bravi.
Stare male su questa faccia della terra.
Paziente cauto, a segno colpi su colpi.
Contro il mulino a vento.
La parte del nemico sconfitto in partenza.
Aria cianotica e mano sull’aulin, paura negli occhi.
Essere eliminato dal game al primo livello.
Il passo giusto da tenere.
Tranquilla baby, ci sono qua io, tranquilla, baby.
Idee poco chiare, inerme e attendista.
Senza parlare.
Il primo passo per poter affrontare.
Soluzioni lovefuturistiche.
2 le uniche mie vere problematiche.
In malo modo da qualche parte.
Questo caldo e quest'odore di sangue aggrumito.

giovedì 14 febbraio 2013

Quella Song


Entro o no?
Stipite della porta, ascolto in apprensione malinconiche note liquide.
I pugni nelle tasche, il cotone della mia giacca, la realtà annebbiata.
Sembro spaventato.
Lei no.
Il suo sguardo mi chiede di resistere. 
Stai bene?
Sono un pacco postale, serio, stupito e indifeso. 
Il mio guscio rattrappito, una via di guarigione.
Ansia leggermente trattenuta. 
Vuoi un ferrerorocher?
La mano sulla bocca. 
Wish You Were Here.
La mia anima, un gioco omeopatico.
Balliamo?
Sono isterico come un fumetto, l'idea del suo corpo morbido.
A me sembra che stia suonando ancora adesso quella song...
Devo correre, se voglio arrivare da qualche parte.



martedì 12 febbraio 2013

Utero

La mia schizofrenia mi spaventa. Mi defilo appena metto piede fuori di casa, senza una  presa di posizione forte e netta.
Ho un fare paralitico, come chi si sente le gambe spezzate da un momento all’altro. Sono informe al centro della strada, incapace di assumere un atteggiamento offensivo. Tiro fuori dal giubbotto di pelle il lettore mp3,  infilo le cuffie e ascolto a tutto volume Jeremy dei Pearl Jam. Guai a chi s’azzarda a mettersi in mezzo. Appanno gli occhi e mi lascio trasportare dalle lancinanti note di Jeremy: la song trasforma tutto l’habitat in un inferno di calore bollente.
Agguanto la tipa che si ferma a fissarmi, stringendole un cappiobraccio attorno al collo, Jeremy, ossessione ossessione, richiamare l’attenzione su di me.
- Che cazzo vuoi??? - si divincola lei.
I pochi passanti si voltano a guardarci, qualcuno si ferma allarmato. L'ossessione mi echeggia dentro come tamburi di guerra, tamtamtam.
Armeggio con la chiave nell’accensione della macchina, vetri aperti.  Voglio rinchiudermi dentro l’enorme utero immaginario di cui ho sempre bisogno, il mio Utero. Mi accuccio sul sedile, aria affaticata, buio che ruota sulla mia testa, suoni sordi di Jeremy lontani, vocii sommessi, l'ossessione...
Sono  fuori tempo, sto perdendo il ritmo della realtà, sto perdendo...

domenica 10 febbraio 2013

Re Missivo


Accavallo le gambe molli, angustiate dalla scomoda posizione che assumo sulla sedia sul bar sulla piazza. Il cameriere m’ha portato l’ennesimo bicchiere di sbando alcolico: due sorsi buttati giù di malavoglia + giocherellamento col rumore stintinnante del cubetto di ghiaccio, tintintin tintintin, come campanelle che suonano a morto.
Mi viene da ridere, ma cerco di risparmiare queste energie residue. La piazza è bella, il bar è bello, il cameriere è bello ma sconvolto nel suo taglio capelli schizzato, questa serata è bella, questo finale è bello anche se non studiato nei minimi particolari. Lo confesso: non avrei voluto finisse così.
Sfuggire alla fine di questa relazione è peggio che starsene ad aspettare: aspettare che? Da tempo sono schiacciato, compresso, paradossalmente distante da me stesso. Da tempo sono rintanato in un fottuto castello costruito per aria, troppo anche per uno remissivo come me.
Inspiro forte, il cameriere che non mi molla un attimo con lo sguardo. La mia puzza ascellare si confonde con l'odore di drink fresco che il bar emana. Vorrei che lei arrivasse presto, che mi rasserenasse con i suoi modi allentati, con il suo look da matrona prossima alla pensione.
Non verrà: dovrò andare a prenderla di peso e spaccarle la testa in due, per farci entrare dentro la parola Fine.

I Maschi



I maschi
si muovono in chiaro e in streaming,
come donne in offerta
non hanno modi riservati
esclusivi
non definitivi, semplicemente in prestito
programmano pura convenienza
veloci
non superdotati, superdatati
impopolari e in via di sviluppo
lodano le scandinave
troppo in pubblico e troppo poco in privato
cercano finanziamenti sentimentali
socialmente utili
col chiodo fisso, nel culo...

I maschi hanno bisogno di certezze, 
ve lo dice una donna vera.

sabato 2 febbraio 2013

Zona Rimozione



In picchiata, un fumetto senza didascalia. Sopportazioni e implosioni e intolleranze e infelicità e oppressioni. Una corsa nel grigio dell'inverno. L’illusione, una residua lucidità. L’unica possibilità, placare tutti i pensieri distorti. Agghiacciato nel sentirmi raccontare. Non ho motivo per sentirmi pericoloso. La spirale degli atteggiamenti fuori dagli schemi.
Se avessi un po' più di coraggio...
Io non ho la forza. La follia mi paralizza, e me ne vergogno. 
La mia bella giacca, c’è da sudare ancora. A quest’ora di notte le strade sono strette: sono in zona rimozione.


Lei è La Mia Rockstar



Lei non dà giudizi affrettati sulle mie mutande sgualcite, né sui miei maglioncini che puzzano di fritto.
Lei non elenca gli errori del mio passato, né quelli del mio futuro.
Lei non recensisce il mio film preferito, né lo conosce né lo evita.
Lei non mi chiede cosa vorrò fare una volta cresciuto.
Lei non mi chiama, io non la chiamo: eppure ci troviamo.
Lei non mi chiede tempo in più o in meno: vuole tempo a pareggio.
Lei non pretende di leggermi e mi recita a braccio.
Lei non cambia repentinamente umore, né cambia il mio.
Lei fa i capricci proprio come una bimba di 30 anni.
Lei non si chiede cosa pensano gli altri di me, né cosa penso io di me.
Lei non mi chiede cosa mi manca per essere una rockstar.
Lei mi ascolta anche senza capire, e io capisco quando non mi ascolta.
Lei sarà sempre mia, almeno fino a quando un fighetto con la cresta me la porterà via...