domenica 20 febbraio 2011

Periféria




Box all'Autopark, un’umidità che si taglia a tronchi, fessure calate degli occhi. Monnezze gettate un po’ dovunque: piastra kenwood grigia, cassette alla chemmenefrega, cuffie stereo in agonia per terra, qualche libro con le intavolature per chitarra, amplificatori con le ragnatele, chiazze di muffa negli angoli, riviste di metalmusic in inglese, pornogiornali sdruciti, mozzocicche spente dappertutto.
Cerco di collegare due jack: fischiano, sfrusciano come zanzare agguerrite. Il Box sembra una succursale di Scuola Radio Elettra, satura di ronzii. I suoni hanno un’eco gravida che partorisce solo fantasmi.
Verio arpeggia un monotono fraseggio, tutto fuori tempo, sorrisino semiparalitico tipo Kattivik. Tira fuori dal giubbotto una musicassetta, la inserisce nel kenwood grigioalluminio e lascia che le note di Propro-Proibito dei Litfiba lo trascinino viaSpara il volume a manetta e prova a suonarci sopra: pro-pro-Proibito... 
- Abbassa... – dice Baffo.
- Ma la senti come tira? - dice Verio proibizzato.
- Ma non senti che sbagli sull'assolo? - dico io.
- Non è La? - dice Verio.
- E' Si! - dico io,
Verio alza il pollice, okappa, e continua il suo assolo in La: completamente fuori tonalità.
- Non riesci proprio ad armonizzare... - dice Tommy, in un tono così basso che non lo sente nessuno.
- Ma è La? - dice Verio, nervoso in Laminore, senza interrompere l'assoul.
- E Sì! - dico io, sconfortato.
- E abbassa!!! - dice Baffo.
- Nell'esternazione insolita di questo accordo... - dice Tommy, due toni più basso di prima.
- Ma è La, oh???? - dice Verio, tedioso in Laminore.
- E' Siiiiiiii!!!!!!
- E ho capito!!!!! Ma non senti che non va bene in La?????
- Abbassaaaaaaa!!!!!!!
Tommy schiaccia stop al kenwood grigio e dice Ssssssssssshhhhhhh!!!!!
- Non era La minore? - dice Verio.
- Era Si, Si minore... - dico io.
- Aaaaahhhh, mo' ho capito.... - dice Verio.



venerdì 18 febbraio 2011

Underground Rats Are Dancing





Verio, jeans rossi, squadra i muri del Loculo Caldaie. Nessun  movimento gasato, black guitar addobbata di nastrisolante verde da elettricista verde, impugnata tipo kalashnikov. Break on Thru’, riff di basso in Mi minore, corde che spazzolano la criniera psichedelica del rock. Ronzo al microfono, calabrone ubriaco, scombinato ballo fuori tempo: passi kitsch tali e quali a Freddie Mercury. Set di tamburi, Baffo sudatissimo e sudatissimi anche i tamburi, ritmo di batteria sincopato violento. Luci al neon sconfitto del Loculo condominiale, penombra da palcolive, immagini vorticose, suoni suoni che sono rumori rumori. Robbi urla e  ruota all’impazzata la testa. Tempo in quattroquarti leggermente anticipato sul terzo movimento. Verio si toglie la t-shirt, torso nudo, testa riversa all’indietro, puzza di sudore all’apoteosi. Let’s go guys!, Break on Thru’ to the Other Side - Break on Thru’ to the Other Side! Muscoli del collo induriti, spasimo, note psichedeliconervose del riff di chitarra. Baffo stacca due colpi scromati, vengono giù due pezzi di intonaco dal soffitto. Gemiti funambolici di Robbi, inchino sull'assolo finale, l’odore della perfomance, del sound, della fatica, dei fumogeni, luci al neon che fulminano tutte le ombre. La Band stronca finale e saluta il pubblico, standing ovation…
- Da schifo, boys... - dice Verio.
- E' da riprovare - dice Jim Morrison.

giovedì 17 febbraio 2011

Andamento Standard Settimanale




Il Lunedì:
mortorio, mamma mamma, mortorio, mortorio nel pub, tutto solo nel pub, bevo solo nel pub, non viene nessuno al pub, mortorio, mammamà, scoglionato nel pub, mortorio fino alla notte, mamma son botte, mortorio e rientro a a casa, mammachemortorio...
Il Martedì:
nella sala prove, le prove della rockband che rockband non è, il martedì del brano nuovo e chi non l'ha preparato è un figlio di puttana, il martedì in sala a corrente alternata, la cantante è fuori di tonsille, il chitarrista ha avuto una svista, il batterista triste si farebbe due piste, il martedì degli ampli che fischiano e innescano, il microfono che fischia, il brano nuovo che non va perchè c'è chi non l'ha provato, le song dell'altro martedì che chi se le ricorda, gli accordi giusti che sono ingiusti...
Il Mercoledì:
molti pubs con Sky e le partite di pallone, champions league in zona Piazzetta, highlights di qua e replay di là, rigore di qua e fuorigioco di là, siamo in semifinale, il girone di ritorno il girone dei dannati qui in Piazzetta, Sky le interview e che palle...
Il Giovedì:
già prima di uscire m’incazzo, poi esco e m'incazzo...
Il Venerdì:
attesa degli amici, veniamo là veniamo qua, arriviamo tra un po', ci vediamo tra dieci minuti, squilli su e squilli giù, messaggini messaggini e non si vede nessuno...
Il Sabato:
il rito ubriacatorio, nella Zona Erogena Over 30, in tutti i pubs mortori del resto della settimana, birre birre a tutta birra, canne canne a tutta canna, bestemmie bestemmie a tutta bestemmia, rum rum e occhi gonfi, spritz spritz e le ore piccole, prosecco prosecco e le strade buie che combinati così tutte portano a Roma, vomiti vomiti e quelli son tutti per noi...
Domenica:
allelujah...

Destino





Mi chiedo perché.
Ha un’aria infelice. Lei. L’ho vista intravista. Col suo lui. Avevano entrambi un’aria infelice.
Mi chiedo perché.
Entrambi, un'aria infelice. Lei di più. Quasi un volto sottotono. Espressione amara. Un caffè senza zucchero. Intriga. Questa sua aria infelice. Le tristezze sopite. I malumori attirano.
Mi chiedo perché.
Io sarei capace di. L’arma per ridarle il sorriso. Il mio narcisismo più profondo. Cancellarle quell’espressione triste. Il suo volto.
Mi chiedo.
Anche se. Quei suoi occhi dolorosi. Lei. Lo stesso inutile fascino. Non pensare. Lasciare tutto com’è.
Mi dico.
Il Destino. E' il suo mestiere.

martedì 15 febbraio 2011

Stati Nevrotici




Il rock ci teneva a galla. Si provava nel box auto di mio padre, la macchina era sempre tra le palle e Baffo montava la batteria ogni volta col timpano incastrato nella freccia destra anteriore. Le nostre note erano sgangherate, i nostri testi non proprio all'avantguard. Edo scatarrava di continuo associandosi a Lillo, entrambi fiascati di vino o birre. Le belleparole delle nostre song erano un inno anni 80 a corrodere i simboli della società, titoli tipo Vendetevi Le Volvo oppure L'Omicidio del Bidello. Come covers tentavamo Finardi e Rettore, che ci ostinavamo a chiamare Donatella. Ci necessitava una sferzata energica, un salto di qualità, un liberarsi dell'alito puzzolente di Edo e Lillo. 
Edo lo facemmo fuori ricattandolo: o l'alcol o noi. Lui, uomo di “spirito”, non scelse noi. Ma Lillo ripulì l'alito e scelse noi, purtroppo: sono il vostro manager, disse, e non si discute. E noi non discutemmo. Ci limitammo a chiedere consiglio al Nero, che disse:
" E fategli fare il manager, che vi debbo dire?"
Lillo ci portò un buon chitarrista, pescato nella quinta A del Geometra, uno che bluesava di brutto nonostante i maglioni col collo a lupetto. Data la panza lo chiamavamo Sancho: accettò la nostra infamia musicale a patto che assoldassimo anche suo cugino cantante, uno che era stato a Milano per tre mesi e aveva scoperto un tizio emergente nel rock italiano, uno che al nord prometteva di sfondare a breve e che prima o poi sarebbe diventato una rockstar a livello nazionale. L'idea era di fare le cover di questo astro emergente e anticipare i tempi qui al sud, se non fosse che l'astro nascente non lo conoscevamo affatto neanche noi, neanche per sentito dire.
Fittata da Lillo una grotta umida dietro al Comune, ci avventurammo nel complicato fissaggio dei cartoni delle uova alle pareti + discussioni sulle cover dell'Astro Nascente del Rock Italiano da preparare e proporre live.
E com'è 'sto tizio che fa 'sto rock italiano fuori schema?”, dico io.
E' uno tostissimo, sta venendo fuori alla grandissima negli ambiti underground di tutta l'Emiliaromagna”, dice il Milanese con accento terron-lombard.
“ E che ci avventuriamo con cover di sconosciuti? ”, dice Sancho.
Dobbiamo essere innovativi!”, dice Edo.
Non sarà un po' azzardato? Non lo conosce nessuno qua...”, dice Robby.
“ Penso che l'astro nascente non nascerà, e noi ci ritroveremo con tante cover di uno che...” dice Baffo.
Raga, son sicuro di quel che dico ”, dice il Milanese, profetico.
Non ti ricordi manco il nome! ”, dice Sancho.
Ma mi verrà in mente...”, dice il Milanese.
"  Ma va a scopare...” dico io.
" Eh! Vasco, mi pare..." dice il Milanese.



15 Secondi



Quant'è?
Sei euro e cinquanta.
Prego.
Cassiera prende mia dieci, apre cassa, ding! Prende spiccioli, mi dà il resto, tre euro e cinquanta.

Teste basse le nostre, distratte.
Metto moneta in portafogli.
Cassiera mette la dieci in cassa.
Rumore sordo, sbam!, metallico, infissi che stridono, alle mie spalle, porta che si spalanca, porta che sbatte sul frigo chiuso.
Cassiera urla, oddio oddio!
Cassiera scappa verso il retrobottega, alla mia sinistra, le mani in faccia, terrorizzata.
Mi volto, sorpreso, la bocca aperta.
Lui, col braccio teso, pistola puntata, tesa in mano destra.
Puntata verso Cassiera, che è scappata.
Fisico esile, maglia gialla da calciatore, gialloverde, quella del Brasile, jeans, spallucce imbottite, forse felpe sotto t-shirt per camuffare sua stazza.
Cappuccio bianco, tipo kukluxklan, piccoli fori per gli occhi.
Silenzio.
Non parla.
Non dice niente.
Forse per non far riconoscere l'accento.
Resto freddo, resta freddo.
Allargo le braccia, arretro lentamente, mi giro su me stesso.
Volto le spalle alla scena.
Poggio le mani sul banco frigo.
Gli altri tacciono, ragazzo e ragazza sono contratti, spalle contro lo scaffale dei succhi difrutta, sconvolti. Signora va verso il retrobottega, anche lei, ma senza urlare.
Magliagialladelbrasile si avventa sul registratore di cassa.
Lo sradica.
Strappa il cassetto coi soldi.
La mia busta con pizza e birra cade.
La bottiglia di birra non si rompe, meno male.
Magliagialladelbrasile esce camminando all’indietro, scappa via.
Cassiera ritorna, rossa in volto, agitata.
Anche Signora esce dal retrobottega.
Anche Fornaio esce dal retrobottega.
Tutti con le mani in volto.
Chiamate i carabinieri.
Risulta occupato.
Chiamate la Polizia.
Che arriva prima.
Ma quanti erano?
Due, l'altro l'aspettava fuori.
Sono scappati con una Panda.
Ho preso il numero di targa!
Sarà rubata senz'altro.
Signora vuole un po' d'acqua?
Sono stati di una velocità...
Pronto? C'è stata una rapina...
Vado via.
Vorrei, anche da questa città…

domenica 13 febbraio 2011

Crisi Nevrotica




Bisognava trovare una voce, per di più metal. Robby c'aveva tentato, col suo ciuffo rockabilly, solo che non arrivava al microfono, che pur posizionato bassissimo era per lui una vetta kappadue da scalare. Affannose furono le ricerche della voce metalmetal: fiorivano solo dei fanatici new wave scuri in volto e nell'anima, qualche cantautore napoletano neomelagnico, qualche vladimiro non ancora Vladimir per le cronache. Fu Edo a scovare un tipo di sua conoscenza, uno corto e un po' etilico, con una voce al metanolo. Ce lo portò nel box prove un sabato pomeriggio: erano tutt'e due mezzi 'mbriachi e quindi euforici.
“ Conosci un po' di gruppi metal?”, dice Baffo, roteando le bacchette.
Li conosco tutti, pure i Ramon conosco...”, dice Eti(lico), sguaiando la bocca.
Tutti li conosce, pure i Ramon...”, fa eco Edo.
“ Ma i Ramones non sono metal...”, dico io.
Non è vero, sono di Rame e quindi metal...”, dice Eti(lico).
E' vero, so' di Rame, so' metal...”, dice Edo.
E' un gruppo punk...”, dice Robby.
Punk che?!?”, dice Eti.
Punkkeeeeèèè?!?”, dice Edo.
I Judas Priest li conosci? ”, dice Baffo.
“ Gesù Crist? Lo conosco...”, dice Eti.
Lo conosce...”, dice Edo.
E la Madooonna...", dice Baffo.
Il metal non funzionava bene per niente: Eti non azzeccava una parola in inglese, a stento a graffiava le song in un italiano rauco. Ci costrinse ad adattarci a lui: eravamo sull'orlo di una crisi di nervi, anche perché lui e Edo continuavano a venire alle prove mezzi 'mbriachi...

2 amantidi



femmina mangia maschio
nota intonata accorda nota stonata
aria calda appanna aria fredda
tanto tempo divora poco tempo
up and down traducono su e giù
ponte morto valica fiume vivo 
una vita illude una morte
brevità inganna longevità
fuoco e fiamme congelano ghiaccio e gelo
luci qui puntano su noi di là
colpo in canna punta tempia ferma
parole parole canta Mina
buio astratto viaggia su treno
vene a vista scorrono sangue
dose d'uso inietta e illude
graffi rossi segnano sesso
vuoto vuole vuoto riempie
femmina mangia maschio...

giovedì 10 febbraio 2011

Il Nero




Pepi mollò il basso e lasciò la band. Edo voleva essere pagato per aver imbiancato il box, Pepi litigava con sua madre, che non voleva musicalmente sovvenzionarlo, e poi con suo padre, che negava di aver architettato tutto per rifarsi il box nuovo. Baffo disse che sarebbe stato difficile trovare un altro con le dita lunghe come Pepi. 
A scuola con me c'era uno che c'aveva le dita lunghe, anche sei lui era proprio corto: suonava la chitarra più o meno come Edo e Salvo, cioè unammerda. I due furono entusiasti di averlo eventualmente con noi. Andai a trovare Robby a casa sua, e lo trovai che dormiva sul divano, vestito di tutto punto con 40 gradi all'ombra. Accettò subito la proposta, anche se il giorno dopo mi telefonò per chiedermi di rispiegargli tutto perché non si ricordava niente. Pepi fu lesto a piazzargli il suo Kiavik Bass + ampli da 35w che spernacchiava che era 'na bellezza.
Intanto Salvo somigliava sempre più a un ameba: vegetava con la chitarra in mano senza produrre suoni apprezzabili. Edo cercava di scuoterlo, ognittanto gli urlava addosso. Ma Salvo riusciva a stento a tirare fuori l'inizio della song di Camerini e il finale di un pezzo di Mario Castelnuovo presentato a Sanremo. 
Edo invece, un giorno sì e l'altro pure, prendeva un tre a scuola, per cui a casa sua era segregato per giorni interi nel ripostiglio a pane e acqua. Erano una palla al piede, lui e Salvo.
Chiediamo consiglio al Nero”, dice Baffo.
Per me sono da buttare fuori, che vi debbo dire?”, sentenzia il Nero.
Ma come la prenderanno?”, dico io.
Male, che vi debbo dire?, dice il Nero.
Potremmo rovinare l'amicizia...” dice Baffo.
E rovinatela, che vi debbo dire?”, dice il Nero.
Resteremo in tre nella band...”, dice Robby.
E restate in tre che vi debbo dire?”, dice il Nero.
Non ci resta che provare a fare metal...”, dico io.
E fate metal, che vi debbo dire?”, dice il Nero.
" Qualcosa tipo gli Iron Maiden ”, dico io.
“ Non li conosco...”, dice Robby.
Neanche io...”, dice Baffo.
E fate gli Iron Maiden, che vi debbo dire?”, dice il Nero.


domenica 6 febbraio 2011

New Condominian Rock Band





Si toccava con mano la guerra fredda tra Duran Duran e Spandau Ballet, le groupies impazzivano per Simon Le Bon e Roger Taylor.
Noi, quattro peli in faccia, facevamo scommesse su un autoerotismo sfrenato. Odiavamo Duran Duran e Spandau Ballet, ma non le loro groupies. Odiavamo anche Madonna, la new wave inglese, i paninari e i fighetti. Non c'avevamo un cazzo da fare in estate: solo il tressette nel fresco portone di casa e sigarette in quantità.
Non sapevamo suonare granché, ma qualcosa bisognava inventarsi per rimorchiare le groupies Simonleboniane. La band fu chiamata Quantrill, nome trovato sul libro di storia della guerra civile americana. Provavamo nel box del bassista, che era l'unico a possedere un box. Io sudavo su un ampli comprato di seconda mano da mio zio, che suonava in una tribute band dei Camaleonti. Avevamo una batteria grigiopirla e un batterista solopirla. La chitarra aveva classico suono da corvo moribondo.
Provammo con abnegazione una song di Alberto Camerini e una di Donna Summer. Neanche due giorni e i condomini ci assalirono con mazze e scope. Ci sciogliemmo dopo undici tentativi di Camerini e 16 di Donna Summer. Il batterista riportò varie ecchimosi sui bracci.
Le simonleboniane furono salve.

(a Giuseppe, se mi legge da Lassù)

sabato 5 febbraio 2011

Bestiario



- Ho mischiato i due prodotti...
- Non dovevate, hanno reazioni chimiche diverse...
- Ecc! amm' fatt' come quill che s'è spusat' a puttan e dopo' se n'è accort! (in my office...)

Ho montato il cartongesso profugo (idrofugo) (in my office)

E' un prodotto del colorificio Lori
Del Santo?
No, non lo so da dove vengono... (in my office)
Ho bisogno di una dilatazione (dilazione) di pagamento (in my office)

Mi hanno messo la prostata (protesi) nei denti (una rocchettara di Rocchetta)

Per aprire un negozio di ottica devi essere odontotecnico
Odontotecnico?!?
Oh scusate, volevo dire odontoiatra! (Massimino R.)

Dalla fontana esce l'acqua pirotecnica (diuretica) (un foggiano a Faeto)

Comincia il periodo prima di pasqua, la quarantena (quaresima) (Massimino R.)

La avvolgiamo nella carta spagnola (Eleonora Caravella)

Se invern' nun vernieje, estat' nun stateje! (Giacomo G.)

Palm' 'mbuss' Pasqua asciutt! (Giacomo G.)

Ho comprato la maglia di Dolce e Galbani (Pino G.)

Buongiorno vorrei vedere un altro domestico (elettrodomestico) (in una rivendita di elettrodomestici)

Mi serve una valvola di ritengo (ritegno) (in una rivendita edile)

Si è rotta la valvola del redentore (valvola e detentore) (stessa rivendita edile)

Avete le uniplus? (viti niples) (in una rivendita edile)

Adesso stai cambiando le carte in regola (in tavola) (un'amica)

Tengo un problema di intonaco sospirante (traspirante) (in my office)

A un cliente subito dopo l'acquisto di 1mq. esatto di pavimento:
Fa cinquantadue euro (venditore)
Mado', e quanto costa al metroquadro?!? (cliente)

Ma come faccio a mettere la polvere dal sacco di 24kg. dentro al componente liquido nella tanica da 5kg? (cliente)
Avete provato... al contrario? (mio collega)

Questo cartongesso è troppo frivolo (friabile) (im my office)

A che ora chiudete all'una? (al telefono, in my office)

Sto cercando una porta spargifiamme (tagliafuoco) (in my office)

Mi piace la musica gost (gospel) (cantante dauna)

Dobbiamo rifare l'impianto per mettere i gladiatori (radiatori) (capocantiere)

In Via Arciere De Gasperi (in una rivendita edile)

La stanza la faccio di color fusco (fucsia) (in my office)

Mi serve il silicone agricolo (acrilico) (in my office)

Il prodotto lo devo colare nelle casseruole (casseformi) (in my office)

Questo parquet si mette con il collant? (collante) (in my office)

Raggiunì, quann' u facit' nu bidè? (Ragioniere, quanto costa un bidè?) (in una rivendita edile)

Ci difenderemo a sparatrappo (a spada tratta) (un amico)

Qui gatta ci coria (un amico)

Ormai stiamo rasando l'esagerazione (un collega)

Devo prendere il Topgun (Topcem) (in my office); Chiedete a Tom Cruise! (mio collega)

Ma è una colla tirotossica (tissotropica) (in my office)

Al sordomuto che cerca di spiegarsi a gesti:
I'm not the Boss! (mio collega)
Guarda che è sordomuto, non inglese! (altro mio collega)

Riconosco subito la tonalità di una canzone: ho l'orecchio proibito (assoluto) (cantante dauna)

Tolgo la spina grossale...(lisca del pesce). (Aurora)

Parola di Francescapomodori (Francesco Amadori). (Aurora)

Quella mia madre non distingue bene i colori: è lesbica! (in una rivendita edile)

Ho fatto un'iniezione di botulino alla mia tartaruga: adesso è solo tarta! (un amico)

Ti posso fare un assegno postnatale? (post-datato) (in my office)

Ma quest'autostrada perché la chiamano La Salerno ReggioCalabria? (un'amica)
Perché va da Livorno a Firenze Mare...(un amico)

Ma qui vendete il melanito? (melamminico) (in my office)

Scusate raggioniè, quann' i facit' i puzzett? (quanto costano i pozzetti?) (in una rivendita edile)

Guagliò, ce l'avete u Cilibert? (Cillit Bang) (in un supermarket)

Una bottiglia di acqua regolare (Recoaro)... (in un supermarket)

Dovrei realizzare un pensilato ... (nel mio office)

 Scusate, avete qualcosa per accudire il rumore? (Nel mio office)

 Aveva una bellezza che spruzzava da tutti i pori. (Un'amica)

Bisogna suonare solo i brani segnati con le cicatrici (asterischi). (Una cantante dauna)

Guagliuncè mi hai schiacciato un piede!
Scusa.
Scusi, semmai.
Signora, da dietro sembravate una ragazza… Allora mi scusa.
(Sul tram a Napoli).

Questo è di sicuro un tempio abbastanza enorme… (Oaquim, guida turistica in Egitto)

Non mi ricordo… mi è venuto un ictus(sempre cantante dauna)

So’stanchissimo… Stammattina ho fatto un tour de France (nel mio office)


Randa Joe






Un’aria infame da iena, darei fuoco a tutto. Le ossa rotte, i sedili della Due Cavalli sono una tortura. Occhi vivi, pronti a captare qualsiasi movimento non regolare. La distanza tra la disco e la Daun Town è micidiale, deserto privo di vita, lunedì sera. Vermi e cozze, fauna sub-umana che non vorresti mai incontrare e che invece ti ritrovi puntualmente tra le palle. Invasione di animali tipici delle latitudini del Tavoliere.
Stato di tensione, antenne drizzate, padronanza di movimenti, sguardi rapidi. 
Tiro fuori l'Ipod e sparo nelle cuffie un metal a tremila megawatt. Ingresso parcheggio della disco, sgommata tipo Starsky e Hutch. Note devastanti dei Korn in cuffia, due euri al parcheggiatore abusivo. 
Alle porte lagnoso lamento di pecoroni che non vedono l’ora di entrare. Fila lunghissima. Quelli della Sicurezza già impostati per menare qualcuno. Paolo della Security, con la mano gli sfioro una spalla, si volta, occhiali scuri di notte, mi fa un cenno. Metto mano in mia tasca, prendo piccola bustina con due pasticche. Lui intasca furtivo, fa cenno di entrare, in fretta.
Entro.
Bagno di sudore della folla, navigo verso il bar, tunztunz a tutto volume nelle orecchie. Calo leggermente l'occhialino scuro, fisso la bella tipa al bar. Ancora Paolo della Security, aria scazzata. Tira fuori la bustina che gli ho rifilato, estrae le due pasticche, le butta giù d'un fiato, tunztunz...
- C' avevo proprio bisogno - dice, rifiatando.
- Ma te ne prendi due insieme? - dico, sorpreso.
Tunz tunz...
- Se ti dico che c'ho bisogno! Sicuro che mi hai passato quelle giuste?
- Me le ha passate mammà, fratellone...
Tunz tunz...
- Meno male allora, lo sai che tutta la notte non resisto.
- Offri un giro, allora...
- Due chinotti...
- A me col limone...
Tipa bella del bar sbuffa, tunz tunz..., stappa due chinotti, due bicchieri più limone per me. Ce li porge.
- La prossima volta non te le scordare le pillole... - dico io.
- E che riesco a ricordarmi? - dice Paolo della Security - Quelle due sono: la pillola per abbassare la pressione e il gastroprotettore...
- Ti ci vuole pure 'na pillola per la memoria...
- Torno alla porta, ciao fratellone...
Sguscia verso l'entrance. Risquadro la tipa del bar, ci riprovo con l'occhio languido.
- Dammene un altro, bella...
- 'N'altro chinotto?
- Sempre col limone...
Tunz tunz...

martedì 1 febbraio 2011

Vanda Osiris




Qui dentro musica a basso mood
niente adrenalina, solo un bluesettino sfigato
mi si congela mezzo cervello
pochi amici, quelli soliti e quelli che speri d'incontrare
non è tardi, quantomeno non per me
vorrei incontrarla ora, non tra cent'anni
mi piazzerei proprio al suo fianco
a sfregio di una stupida noncuranza
giusto quel tanto da sentirsi abbastanza coglione
giusto quel tanto che mi fa sentire una mezza tacca
e quella serata che dovevo portarla al mare?
sono un misero lunatico
ripensato dentro e trascinato fuori
quella sera pensavo a lei e a bere
quella sera stravolto dal mio ego fantasma
sei una Vanda Osiris, una primadonna
alla fine se n’è andata
senza la promessa di chiamarmi
non insisto e non esisto
Mi sto sui coglioni, poi si pensa...

Il Male Dentro



La piazza è invariabile, monotona prospettiva di palazzi sfruttati dal tempo e dall’uomo mal restaurati. Vorrei sdraiarmi sul tavolino, Altrove, dormire sui miei rimorsi. Guardo l'insegna del bar e mi viene voglia di spararci sopra, anzi no: prima un colpo alla tempia, poi l'insegna. Impossibile. Cerco di non pensare, pensare troppo fa male.
Pensaretroppopensaretroppo.
I.M.D.
Il Male Dentro...
La bionda cameriera del bar s'intimorisce nel sentirmi parlare da solo. Si avvicina al tavolo e sistema le altre sedie per nascondere l'imbarazzo. Il caldo si taglia come fitte di dolore. La visuale è come una finestra aperta sulla piazza. Posizione scomoda sulla seggiola, atmosfera di non-rumore non-caos non-traffico. Un leggero venticello s'infila sotto la tovaglia del tavolino e la fa svolazzare come la gonna di Marylin Monroe: a qualcuno piace caldo.
Non mi sono fermato solo in questa piazza: mi sono fermato dentro di me.
La cameriera evita il mio sguardo sottile, io evito il suo, e-v-i-t-o. Le mie dita bianche stringono la pistola, mi dondolo sulla sedia, tiro su col naso, inspiro morte.
La mia Lei se la scopa un altro...
I.M.D...


Zero




Zero donne. 
Zero ehi tesoro. 
Zero spiccioli. 
Zero seghe. 
Zero movimento. 
Zero la sera. 
Zero il mio amico. 
Zero così è. 
Zero provare. 
Zero senso di liberazione. 
Zero me ne vado. 
Zero zero sette. 
Zero Io Sono. 
Zero lupo solitario. 
Zero vissuto. 
Zero storie storielle. 
Zero sentimento veloce. 
Zero di cuore. 
Zero tipo quelle. 
Zero rimbambirsi. 
Zero Pretty Woman. 
Zero Richard Gere. 
Zero stare. 
Zero periodo up. 
Zero questo e quello. 
Zero i tuoi anni. 
Zero fastidio. 
Zero donna vera. 
Zero questa città. 
Zero alzarsi una mattina. 
Zero pensare di stare a Hollywood. 
Zero respirare. 
Zero una brutta puzza di muffa. 
Zero si muove. 
Zero avanti. 
Zero indietro. 
Zero tutti fermi. 
Zero aspettare.
Aspettare che?