domenica 30 gennaio 2011

Elicotteri


Sono pronto.
Mamma, mamma!, sono pronto!
E' come un esame. Di vita. A 27 metri di altezza. Già: 27. Aspettami mamma. Sono pronto. A saltare. Questa è una vita spostata. davvero. A 27 metri di quota. Ho le labbra secche. Sento odori che mi riempiono. Qualcosa mi penetra. Qualcosa mi arrotola. Un attimo solo. Un attimo lunghissimo. In questa vita siamo elicotteri. Coccolatemi un po'. Abbracciatemi. Circondatemi. Voglio quattro paia di braccia. Non voglio più scendere da questa gru. Sono in lotta, greco romana. Non sono in forma e non sono dopato. Sono slivellato. Mi si son bruciati i diodi. I soliti diodi. Non guardo giù. Siamo elicotteri. Un salto senza passione. Un'acrobazia in volo. Ho fame. Datemi kerosene. Gli elicotteri volano. Lega leggera. Siamo chiusi. Sull'orlo dell'esaurimento. Improvvisa fredda sensazione. Cuore pompa sangue. Endorfine. La fronte in una piega preoccupante. Il cielo è un avvertimento. Siamo minacce. Un sole nero all'orizzonte promette tempesta e calore. Un caldo ghigliottina. La morale che mi stacca la spina.
Porcaputtana, com'è alto quassù...

giovedì 27 gennaio 2011

Caramella




- Una caramella?
- sei stupidino, non credi?
- a sentirti parlare fai sciogliere come una caramella…

- Se adesso tentassi di baciarti?
- …
- Chi tace acconsente…
- o non sente…


- piaciuto?
- Uhmmm…
- Vabbe’ti saluto, è stata una bella serata…
- …
- Niente da aggiungere?


-C’è una puzza in questo cesso…
-Fa schifo ‘sto posto…
-Sei tutta tesa, ti faccio paura?
-No, è che mi sento asfissiare… 
- fregatene della puzza…


Insomma l’ho baciata, nel cesso si è sciolta, è solo una troia, se la passano tutti...


This Illusi




Mi dico tra i denti che tra cinque minuti si comincia. Stavolta finisce male, mi guardo attorno cercando un minimo di via di scampo. Mi sento perfetto. Le luci-ombre mi sdoppiano le immagini, non distinguo niente, solo un mondo artefatto dalla chimica. Scendo le scale, accendo una smoke e radarizzo la città. Sto così pensieroso che non mi accorgo di lei che mi sorride.
Non starci a pensare troppo...
Le chiedo come fa lei a non pensarci. 
Io ci sono abituata...
Ho perso l'attimo giusto per dire la cosa giusta. Lei è stata lì ad attendersi qualcosa di più delle solite mie frasi smozzicate. Anche stavolta è andata via disillusa.
Come sempre.

Io Lei Lei Io (Kiosma)




Sarebbe stato più normale invitarla cena. Sarebbe stato anche più piacevole se mi avesse invitato lei. Una giornata di chiacchiere e sudore giù in spiaggia. Potevo batterla sul tempo. Sarebbe stato più normale e logico un tete a tete di formaldeide, chiusi in cabina a scopare, sarebbe stato figo avere una torbid story. Magari una tipa ultrasupermaritata e depressa. Magari lei la moglie in vacanza il marito in città. 
Prendo tempo con me stesso, in attesa, seduto a un tavolino di un ristorantino all’aperto di Sestri Levante. Non ho fame. Al cameriere algerino chiedo un prosecco fresco. Guardo la folla passarmi avanti. I miei dilemmi. La solita aria, fumoarrosto e cappa di calore. Agli altri tavoli un mix di francoitalici sbevoni ridacchioni. Un gruppettino liverock strapazza Hendrix Clapton Kravitz. Io non ascolto. Il rockfacile si posa pesante sul mio cranio, non sfondando nessuna ragione. 
Caldo (caldo), ufff…
I miei occhi sono radar a luce rossa. Non vedono la mia lei, questa Lei che era in spiaggia. Taglio le visuali a fette, catturo sguardi femminei. La mia Madame è sgusciante. Assumo una postura castigata, di non apertura verso il prossimo. La fisiognomica non aiuta. Forse dovrei alzarmi, rassegnato. Anche qui anche stasera...
Ormai.
Chiedo il conto.
Il cameriere algerino me lo porta, sollevato: cinque prosecchi = venticinque euri...
Chiudo gli occhi mentre mi alzo. Tiro giù un sospiro grigio.
La lascio un euro di mancia e vado via.

Odore Di Lunedì




La strada deserta. L'odore del lunedì. O forse è il mio odore. Anomalo/non casuale/dolce. L'umore alcolico di questo lunedì. Solitudine/quiete. I colori della sera. Bianchineri e sfumati.
L'attesa.
Perché aspetti? 
Sullo sfondo di te stesso ci sei tu. Le luci, lampioni. Una cornice surreale. Freddo. Vento ghiaccio pesante/pensante.
Sto aspettando.
Ho chiesto il conto a me stesso. Stasera pago io. L'attesa è tirchia. Sudo.
Il bancone del pub. Location morbida/piatta. E' un brutto segno questo. Mi guardo attorno, mi sento fatto. Apnea. Vorrei svegliarmi ma sono già sveglio. Stanotte provo una cosa diversa: dormire. Brutta l'aria pulita senza fumi. Il barista sonnecchia. Non ho un'aria incredula. Ho uno sguardo dilatato.Un sorriso inacidito.
Sto aspettando.
Mi aggiusto la cresta. Tutto gira, io no.
Ho bisogno di dormire.
Bloccatemi.

Lei mi piaceva. Aveva quella sua aria assorta, quel naif di chi non crede. Situazione casuale, smobilitante. Movimenti da preda braccata. il Caso non lascia nulla al caso. Pause lunghe e silenzio sospetto. Lei aveva un piglio spagnolo. Un incedere intellettuale. Un corpo perfetto, a osservarlo da dentro me. La sua era una bellezza non condivisa. Un vuoto senza fiato.

Sto aspettando.
Ho addosso il giorno pallido. Emano un odore rancido. Ho voglia di sangue. Vampires.
Fatemi dormire.

mercoledì 26 gennaio 2011

Saluti E Baci

 

La notte è tutta mia, è una donna incinta. Me la sento addosso, appiccicosa, vinavil. Sono in apnea, nel buio del mio camerino, in attesa. Boys and girls inneggiano cori da stadio, là fuori, vogliono rock di fuoco e aria alcolica e canne. Ansimo solitario, la band è nel backstage che accorda gli strumenti, io sono un semitono sotto, all’inizio sembro fuori tonalità ma poi esce un sound tutto allucinato, e all’improvviso, come sempre da un po' di tempo a questa parte, ho voglia di correre fuori, a piangere, bambino.
La notte è ancora giovane, non voglio cantare, non voglio nessun suono, nessun rumore di guitar, lasciatemi ridere, anche se non ho il coraggio di farlo, ammutolite la platea, spegnete quella folla lì fuori, lasciatemi ululare.
La folla è accesa, le luci, la scena. Ho freddo, apnea, lasciatemi uscire dal mio corpo, questo vuoto è soltanto mio, sensazione di immobilità, no-ritmo. Mandare a fanculo tutto quello che ho: lo show studiato pazientemente in sala prove, le mie allucinazioni, la realtà che non mi guarda affatto, il ritmo di un metal duro, un gotico metal che non mi riguarda più. Avrei voluto essere uno normale, in un mondo normale, in un tempo normale.
Cosa cazzo ci faccio in questo lurido camerino da quattro soldi? Dov’è il resto della mia vita? Cosa vuole da me questa gente schizzata e delirante e colorata e infiammata? In quanti sono, in quanti siamo, in quanti siete contro di me? Voi lo sapete cos'è il vuoto? E' uno, è singolare, è fatto di blocchi di cemento, di rimpianti e di cemento, e di sangue non coagulato, bloccato, sventrato, addensato di piastrine, e voi, voi ballate, ballate pure, voi, che il vuoto balla con voi, un vuoto unico, soltanto io lo capisco, voi ballate pure, soltanto io lo vedo, ballate pure, mes petit zombie…
Sto sudando freddo, sudo e comincio a ridere, rido nel mio vuoto peggiore, quest’incubo, non voglio salire sul palco, fanculo la band, fanculo loro, se mi sentono, mi muovo in un tempo ossessivo, i suoni di una techno apripista che sparano per scaldare la folla, ballo l’ultimo fandango, corteggio questa notte di merda per riuscire a farla mia, questo urlo dentro di me, non so cosa ci faccio tra queste mura sbiadite, tra queste voci sussurrate nel mio vuoto, tempo pompato a centoquaranta decibel, sotto la soglia del dolore, rido, senza ascoltare le voci nella mia testa, rido e non connetto, rido, e sudo, e il mio vuoto balla con me, lasciatemi fuggire, in una vita normale, sono lento, ma corro al limite delle mie possibilità, cour dans les nuits de l’aime, sono l'icona di un rock feroce, tiro e tiro, nudo e crudo, entre dans le vide de l’aime, sono l'Icona, la vostra unica vera sana follia, il vostro ego sospeso, vi voglio distorti, dentro una follia tutta nuda, nudo come lo show, e rido sudo rido, vedi che sudo amico mio, vedi che sudo anch’io, travestito nel vuoto infame, la technorock nello stomaco, e rum e crack e merda che si mescola nel cervello ai ricordi, la voglia di vomitare tutto, rock guasto e pensieri, e caffè, non voglio questo show, non voglio questi odori finti, voglio esserci, voglio mollare tutto e scappare, urlare al soffitto di questo posto, e rido, e ballo, rabbioso come un cane, voglioso di azzannare, cannibale...
Ecco, mi chiamano, lo show comincia... Stanotte voglio ballare per sempre, non fermarmi, sudare sudare sudare, salire sul palco ballando, ridendo, alzare al cielo il microfono, urlare ANDATE A CASA!, e dissolvermi, sparire nel nulla, fanculo l'Icona, lasciatemi andar via, lasciatemi la mia vita, c’ho da vomitare e non voglio cantare, non sono la vostra Icona, sono pallido, la band è già tutta sul palco, tranquilla, nel proprio mondo, ho i conati di vomito, con un balzo felino salto sulla scena, si accendono milioni di luci, la folla di boys and girls ulula, in delirio, la sua Icona, un boato festante.
Alzo le braccia al cielo, sono un dio, il vostro Dio rassegnato e castigato, e urlo, e rido, e urlo e rido.
Saluti e baci dal vostro merdoso rock del cazzo…


Le Donne Sono


Le donne 
sono sagome piatte nel tuo buio, 
sono lune storte lune contorte, 
sono serate in casa senza televisione, 
sono suoni indecifrabili che ti scovano, 
sono note che anche dopo anni ricorderai, 
sono cose che non vogliono, 
sono domande che non sai fare 
sono quello che ti fanno credere, 
sono in cerca e poi non trovano, 
sono a fondo e sanno mandartici,
sono nude come strappi, 
sono anime a volte soul, 
sono momenti copiati da bei film,
sono canzoni rubate agli Stones.
sono come quel che bevono, 
sono tante e non ti chiamano, 
sono attente a resisterti, 
sono vesti che ti spogliano.

Sono donne e sono uomini veri.

lunedì 24 gennaio 2011

Desaparecido


Siamo arrivati.
Davanti al portone di casa sua Massimo tira un lunghissimo sospiro che non sposta di un millimetro il mio baricentro emozionale. Minuti che non passano mai e dolore che gonfia il cuore. Poi arrivano le immagini delle nostre vite vissute insieme, un attacco kamikaze nel mio cranio. Queste sì che lo spostano il baricentro. La cronoatmosfera peggiora di attimo in attimo. Rinuncio ai suoi sguardi di traverso mentre infila la chiave nella serratura. Uno scatto del portone, che si apre scricchioloso. Entra, si ferma un attimo, come se volesse voltarsi. Invece non si volta: fa uno scatto in avanti e sparisce. Chiusura in bellezza. Il portone mi sbatte quasi in faccia. Mi sento un po' desaparecido, così brutto adesso da sentire il bisogno di voltarmi dall’altra parte. Una qualunque altra parte. Accendo una sigaretta e tiro come una bestia, aspiro un oceano di inquietudine.
Se dovessi tornare a nascere preferirei non nascere.
Ma se proprio dovessi non nascere vorrei non nascere in questa città così finto-moralista, non avere quest’età di mezzo del cazzo che tutti ci fanno i film e ci scrivono i libri. Vorrei non rinascere uomo, né animale né altro: mi basterebbe essere un cerino, per bruciarmi una volta sola come si deve e basta.


domenica 23 gennaio 2011

C.D.M.





Venerdì.
Qualcosa dovrebbe accadere e invece non accade. Rompere gli argini, energia comunicativa per ricevere attenzioni in cambio. Vivere come se qualcuno dall’Alto ce lo imponesse. 
Sono dentro una Cellula Della Morte.
Senza troppe domande, notti da vivere dentro scene impossibili. In macchina sembro un poster di Buster Keaton. Sono un animale senza il branco, tutti mi guardano schifati. Mi tocco frenetico le palle, la citta' pullula di fichette. Non scopo da così tanto tempo che mi sento sfatto. 
Nessuno mi fa entrare.
Bevo senza freni, da una serata così che t’aspetti? Al massimo del caos alcolico, il venerdì è già finito. E' calato un mortorio desolato, per strada non c’è nessuno. Torno a casa bestemmiando forte contro tutti. Questo Qualcosa è un vero e proprio incubo.
Dove passo io tutto brucia...

Yupsilon 10


Arriviamo sotto casa sua, sto già spegnendo il motore. La mia Y10 scivola piano piano come un cagnolino, si ferma in doppia fila. Caldo quasi estivo, primavera inoltrata verso giugno. Guardo orologio sul cruscotto, le tre meno venti, ma in realtà sono le tre meno cinque, va un quarto d'ora indietro. 
Sto in un buio silenzio absolute.
Siamo stati in giro, con i friends, a bere un po' qua un po' là, senza una meta precisa. La serata s'è praticamente spenta così, senza pretese.
Lia tira giù mezzo finestrino, appoggia gomito sul bordo dello sportello. Mi osserva con sguardo traverso, profilo greco, mezzo sorriso acido. Non è la solita aria delle nostre notti fermi sotto casa sua. Dovrebbe partire solito dialogo soft, e invece ce ne stiamo inebetiti come due pasdaran.
- Non hai ancora detto “fumiamocene una...” -dico.
Lei sposta lo sguardo mediterraneo fuori dal finestrino mezz'abbassato.
Ho il tono incerto di chi “sente” che qualcosa non funziona, faccio pausa accensione siga e stereo, gliene offro una. Lei prende senza indugiare, accende con accendino Bic nero mini.
Zuchiamo a pieni polmoni, aspiriamo ilfrescofreddocaldo della notte, il fumo ci dilata, ci scartavetra benbene, tossisco forte.
- Stattene un poco zitto - dice lei sottovoce.
Il tono è quello del nonmirompere i coglioni.
- C'hai un'aria che non saprei - rantolo.
- Non facciamo altro che piangerci addosso, tutte le sante notti... - dice lei poco convinta. 
- Magari prima o poi qualcosa arriva...
Butta via il mozzicone dal finestrino, prende suo pacchetto, ne tira fuori un altra, la accende con Bic nero mini, riprende a soffiare fuori fumo molto nervoso.
- Mi sto innamorando... 
Lo dice tipo rospo che finalmente viene sputato fuori. Sono contento se finalmente qualcuno le è entrato nel cuore, sì da farle provare nuove love emozioni.
- E' per te che mi sono persa... Come fai a non...?
Guarda dritto innanzi a sé, occhi nerogrecali immobili, un po' lucidi. Io becco questa botta nel centro stomaco, un crampo grosso come un pescecane, che morde e sale sale sale fino al cervello.
Lia si volta, fa un sorriso spigoloso, comprende mio disagio.
- Non devi dirmi niente...-  sussurra mentre apre lo sportello.
Scende, dà un veloce tiro alla siga, me la passa.
- Finiscitela tu...
Poi si volta, entra nel portone di casa, sparisce nel nulla.
Sono le tre e trentacinque.
Capisco in questo preciso istante di aver perso l'odore di queste notti.
Il mozzicone arde le mie dita.
Spengo lo stereo.
Metto in moto.
Vado via con i finestrini abbassati.

INSONNIA



L'insonnia è come una grande scatola nera che m'inghiotte.
Ha 2 grotte/fessure che mi fissano nel buio blu monossido.
E' una lotta che può durare un attimo per sempre

1. mi sdraio sul freddo bordeaux del divano con penisola
2. spengo il buio vetro soffiando come su una candelina
3. accendo l'albero di Natale e le luci del presepe
4. Do the Evolution Babe, dice Ed in cuffia

Le lucine intermittenti del presepe e il riff di chitarra di Evolution.
Adesso
sono in sincrono con i miei pensieri.

Camelights




Le Camel Lights
quando le smetti per forza
lo fai perché ti fanno male
e tu devi volerti bene
ma poi se ci pensi tutti i giorni
alle Camel Lights
ti chiedi se davvero
tutte le rinunce
ti fanno bene.






(Non è poesia: è voglia di fumare)