sabato 31 marzo 2012

Zucchero di Kanna. 35


Mi ha detto:

-io e te dobbiamo parlare.

E io:

- di che?

E lui:

- di chi, non di che.

E io:

- allora di chi?

E lui: -

- lo sai bene di chi...


La Bovina mi ha invitato alla casa dei nonni a Bovino.

La casa dei nonni è vuota, perché i nonni sono morti. La Bovina & Family la usano solo d’estate perché non ci sono i quaranta gradi di Foggia.

Siamo arrivati verso mezzogiorno. Ci siamo portati un po’ di roba da mangiare da casa nostra, perché la casa dei nonni è vuota e non c’è roba da mangiare. Lei ha cucinato con amore e orgoglio. Il pranzo è riuscito bene, i nonni sarebbero stati fieri.

Abbiamo mangiato riso, abbiamo riso, abbiamo. Io ho raccontato qualche storia della mia famiglia. Lei mi ha chiesto com’è che campo ancora sulle spalle dei miei. Mmmmm, interessante… Ti faccio fare due chiacchiere con mia madre, eh? Mi ha chiesto di mio padre. Mio padre è morto quand’ero piccolo, per cui per me i padri non esistono, sono una figura assente. Mi ha chiesto come è morto. Di cancro. Se poi cambiamo argomento è meglio, no?

Dopo mangiato abbiamo pulito tutto. Siamo andati nella camera da letto dei nonni morti, ci siamo sdraiati sul letto. Non abbiamo più riso. Io ero teso, non ero più tanto Palomo. Dentro mi sentivo che il cuore non batteva, e se il cuore non batte io ho paura in queste situazioni. Lei si è tolta la camicia, è rimasta col reggiseno bianco. Ha tolto pure quello, di slancio. C’aveva due tette mostruosamente belle e bianche. Ha cominciato a baciarmi tutto. Io sbianco, rigido come un baccalà. Mi ha messo la mano là, proprio là. Mi ha cominciato a strofinà. Mi prendeva ‘sta faccia qua e se la strofinava là. Io proprio zero. Quel cachisso sfatto che ho tra le gambe non ne voleva sapere. Ero tutto sudato. Poi lei si è scocciata di non farmi eccitare e si è messa seduta sul letto con le braccia conserte. Mi fissava.

Mi è venuta l'abbiocco del dopo pranzo.

E me ne sono andato al sonno.






giovedì 29 marzo 2012

Zucchero di Kanna. 34


Abbiamo provato un tastierista, non sappiamo più che cazzo provare per tenere in vita il sogno Kancabaya. Ci siamo dati convegno allo Scantinato e qua gli abbiamo messo in mano il nostro pezzo slow più rappresentativo: Ce Le Ho Gonfie. Volevamo vedere come riusciva ad arrangiarlo, se uno è in gamba un pezzo lo prende e te lo stravolge in due minuti.

Non ti dico.

Ha fatto venire fuori uno swinghettino moscio moscio e lagnoso. Raff ha detto:

- No no no, non va bene, questa canzone deve essere lenta però interpretata dura, con un accompagnamento insieme hard e psichedelico, con assoli di chitarra distorta e un tappeto di bicorde sotto…

Aveva perfettamente ragione, per cui abbiamo detto al tastieraio che gli facevamo sapere (Ciaaaoo, vafangulo tu e lo swinghettino). Poi, proprio per non sputtanarlo davanti al tipo, glielo abbiamo detto a Raff che quello suonava le tastiere:

- Ta-stie-re, Raff, capito? Tastiere, non una chitarra punk!


domenica 25 marzo 2012

Le Urla


Urla,
urlaurlaurla, è pazza, indemoniata. Da giù, dallo scantinato, legata, sedia mani piedi, si dimena.
-Liberami bastardo! Fammi uscire!
Si contorce, piange, il viso stravolto e gonfio, rossa di rabbia e lividi scuri che segano i polsi e le caviglie. Urla come non ha mai urlato. 
Io non la sento.
L’ho sopportata per anni, indifferente, la sua voce nella testa come una bomba innescata. Libero la mia coscienza con un bicchiere di vino rosso, un Torre Quarto. Lei evitava di guardarmi negli occhi: non mi ha mai guardato davvero, non mi ha mai guardato dentro. Il suo sguardo da pesce morto mi procurava un dolore acuto, quella sua distanza batteva forte alle mie tempie.
Urlaurlaurla dallo scantinato. 
Ingollo vino rosso per facilitare la digestione, il Torre Quarto è diventato il quinto. Le sue urla non mi faranno andare tutto di traverso. Sono già più di tre ore che ulula, dovrebbe essere sfinita e invece continua a sputare veleno. 
- Liberatemi! Liberatemi! Aiutooooo!!!
Ma chi vuoi che t’aiuti, chi vuoi che ti senta? 
Questo pomeriggio non riuscirò a chiudere occhio, altro che pennichella. Mi alzo da tavola, rinuncio alla frutta, certe pesche belle giallegialle. Vado in bagno a triturarmi i denti con lo spazzolino usurato, più usurato dei miei nervi. L’eco delle urla mi tirano botte secche da karateka, ma non mi annientano. Annaspo con l’acqua in gola per l’ultimo gargarismo, imbratto il lavandino di dentifricio acqua lorda e sangue fuoriuscito dalle gengive sensibili. 
Apro la finestra per fare entrare un po’ di frescura, fa un cazzo di caldo neanche fossimo in pieno agosto. Calo la tapparella della camera da letto per creare un minimo d’ombra, mi sdraio. Anche se ho chiuso la porta quelle urla sfrenate mi arrivano intatte nei timpani. 
- Liberatemi liberatemi qualcuno mi aiuti!!!!
Mi rigiro nel mio sudore, nell’afa e nel disgusto. Se non fosse per amore avrei già stroncato questa stupida storia anni fa. Siamo portati a farci del male, comprenderesopportare, sudare e faticare, tra fobie e manie. Non immaginavo potesse accadere, ma prima o poi, col tempo, ti viene addosso la paura della quotidianità. Da più di tre ore grida e grida e grida, dallo scantinato, farei bene a mettere la parola fine, ora basta...
Mi alzo, sbuffo e prendo fiato: coraggio... 
Apro deciso la porta e arrivo in cucina, accendo la tivvù. Le sue urla nella mia testa, e la tivvù che spara Domenica In. Lei sta lavando i piatti, mani insaponate e schiumose. Le urla sono una smorfia acuta, una fitta lancinante sulle tempie. Mi guarda mentre insapona, lo sguardo annoiato di chi, da tempo, non ti vede più. Mi sto ammalando l’esistenza, lei non mi vede più da anni, pensa al suo detersivo al limone. Le sue urla mi allucinano giorno dopo giorno, mi scoppiano nella testa impazzita tutte le domeniche pomeriggio e anche di più. 
Afferro il telecomando, spengo con un gesto secco, blackout.
- Non stare lì impalato a guardare, dammi una mano...
Non vivo più con queste urla dentro.
Mi avvio verso lo scantinato, a prendere un'altra bottiglia di Torre Quarto.

Zucchero di kanna. 33


Ero riuscito con un colpo solo ad organizzare una uscita a quattro. Ho acchiappato per telefono la Bovina e le ho detto se volevamo andarci a fare una pizza, e non ci contavo molto visto i miei modi di fare da lunatico. Però lei ha detto sì: solo che c’aveva già un mezzo appuntamento con un’amica e non la poteva mollare così su due piedi. Io ho detto che andava bene lo stesso e che portavo pur’io un amico.

Pensa e ripensa, mumble mumble, non mi viene l’idea geniale di invitare Geronimo? Ho pensato che forse poteva convincersi che non sono lo stronzo che gli toglie il pane femminile dalla bocca, magari poteva restarci contento e finirla di meditare pestaggi sanguinolenti nei riguardi del mio ossuto corpicino.

Partiamo in mezza serata, tutti e quattro con la mia macchina del cazzo, belli rampanti e pimpanti, l’amica della Bovina ben conciata nel look, Geronimo taciturno ma con l'aria felina sorniona, una situazione da farmici un monumento per come l’avevo escogitata e per come stava riuscendo bene.

Ma.

La mia macchina del cazzo, sì, proprio del cazzo, dopo cinque minuti di nostre facce raggianti non si va a fermare ingolfata e ci lascia in mezzo alla strada al freddo e al buio? Un nervoso, porcoggiuda! Loro sono tornati indietro tutti incazzati con l’autostop, promettendomi che sarebbero tornati a prendermi con un’altra macchina.

Chi li ha visti?

Zucchero di Kanna. 32


Geronimo ha organizzato una squadra di calcetto per un torneo. Ci chiamiamo I Distillati, e stasera c’abbiamo il debutto. Quando arrivo al campo, Geronimo mi guarda un po’ storto, e a me rivengono subito le idee di pestaggi al riguardo della storia dei bigliettini a quadrettini minacciosi lasciati a Rosa Pajella e al suo tergicristallo. Per fortuna la cosa passa subito, perché lui fa girare un paio di cannoni che accappottano di brutto tutta la squadra. Scendiamo in campo come degli zombi, dopo dieci minuti già perdevamo sette a zero. Meglio non dire com’è finita. E’ stato durante l’intervallo tra un tempo e l’altro che mi sono venuti un po’ di pensieri profondi...


La paranoia è:

1. organizzare una session nello Scantinato, io Raff Nic e Maria A Pacc, e rendersi conto dopo dieci minuti che la musica prodotta è una palla mostruosa;

2. un tavolo di solite facce al Puzzo;

3. Tina, che per farle fare un sorriso la devi pregare;

4. la Bovina, che continua a non cagarmi più;

5. Raff che litiga con l’Abbottapall;

6. Maria A Pacc che mi guarda e abbassa lo sguardo;

7. i miei programmi fantasma a Radiopace;

8. le scorregge di Nic;

Torni a casa alle tre di notte, apri la finestra della tua camera e ti butti di sotto.

Ciò non sortisce alcun effetto se abiti a pianoterra.



Oggi Sono Maschio


Oggi sono maschio, mi do il benvenuto dentro questo mondo tutto ormonale, welcome into my...

Oggi sono maschio fatto di briciole di me

Oggi sono maschio dentro i miei bassifondi alticci

Oggi sono maschio acido dentro monday arrivato di domenica

Oggi sono maschio con la mia stella un po' brilla.

Oggi sono maschio dentro una musica che gira in tre quarti dentro me

Oggi sono maschio col mio ego femminile in controsenso

Oggi sono maschio arrapato dentro un caos che non penso.

Oggi sono maschio e mi muovo famelico come una scheggia impazzita

Oggi sono maschio dall'alba al tramonto, pulp come un film di Tarantino

Oggi sono maschio non frontale ma riconosco il mio profilo

Oggi sono maschio bastardo e freddo, ingrezzito sotto il sole

Oggi sono maschio e non devo stare sempre a spiegare la mia anima

Oggi sono maschio sonnolento, mi manca l'aria da scopare

Oggi sono maschio senza luce, ma poi esplodo nel buio mattutino

Oggi sono maschio romantico e violento, senza note e senza donne nude...



Zucchero di Kanna. 31


E proviamo un’altra soluzione, bisogna trovarla per forza a ‘sto punto: la nuova tendenza del drum’n’bass, ‘sta nuova moda che arriva dall’Inghilterra solo basso voce e batteria. Potrebbe starci bene come ripiego, così possiamo evitare di cercare un chitarraio, perché rischi di ritrovarti tra le palle certi tipi assurdi.

Ci diamo appuntamento io Raff e Maria A Pacc allo scantinato. Tentiamo di rivalutare e rivedere i pezzi nostri in questa nuova chiave di lettura. Raff improvvisa tempi secchi e io dietro a riffare ossessivo e un po’ kitsch. Che ti devo dire! Una tortura per le recchie, roba che solo alla festa di Segezia ci potrebbero accettare! Vabbè le nuove tendenze, vabbè che stiamo inguaiati a suonare, però ‘sto drum’n’bass è proprio un abbottamento di palle unico, senza ‘na bella chitarra distorta che ti spacca.

Ci è venuta la voglia di telefonare a Artù. La nostalgia era nell’aria e si era stampata sui muri dello Scantinato. Abbiamo chiamato dopo aver cercato una cabina telefonica sana e funzionante, e non è stato facile. L’abbiamo trovato un po’ moscio: dice che si sta bene al Nord, c’è il lavoro, ci sono le femmine che te la danno, ci sono un sacco di cose da fare e da vedere. Non come a Foggia che ci sta la morìa delle vacche. Però gli mancano gli amici veri, quelli come noi con cui ti puoi sfogare fino in fondo.

L’abbiamo consolato come meglio abbiamo potuto e poi tutti a nanna. Quando c’hai la nostalgia per un amico lontano è inutile che te ne vai in giro a tentare di fartela passare.

sabato 24 marzo 2012

Zucchero di Kanna. 30


La Bovina ricomincia da tre, e io sono il suo Lello Arena, la sua preda demente. Stiamo al banco del Puzzo, a fare le ragnatele sotto le ascelle. Lei mi offre da bere facendo la Paloma. Quando mi offrono da bere non dico mai di no: ma stavolta questo mio attaccamento ai beni materiali mi costa caro, perché la Bovina parte un’altra volta a ciarlare e non si ferma un secondo.

Sul tardi la mollo con la tattica del “mo’ ti parlo dei cazzi miei drammatici”, che funziona sempre. Me ne vado a casa inacidito come uno struzzo. La Bovina sarà anche bona, niente da dire, ma quanto rompe, gesùcristo! Si mette nelle orecchie e ti fa due coglioni così!


Abbiamo provato un chitarraio mezzo sbandato che aveva messo un annuncio su Città Bazar. Ci serve come il pane, visto che stiamo praticamente col culo per terra da quando Artù se n’è andato.

E così c’eravamo io, lo sbandato, Nic e Raff nello Scantinato, per provare una session insieme e vedere cosa riuscivamo a produrre acusticamente. Sto chitarraio sbrandato due palle con tutti i pezzi di Jimi Hendrix, svisate di sopra e svisate di sotto, ululati metallici e volumi strapompati che sembrava di stare a Woodstock con le orecchie appiccicate alle casse da un milione di watt!

E quindi l’abbiamo sbolognato: ciao ciao ti facciamo sapere (ma vafangulo tu e Jimi Hendrix!).

Terminata questa session filodrammatica ce ne andiamo al Puzzo, dove di primo impatto noto la Bovina che pascola: non mi caga per niente. Non la capisco, e non mi capisco neanche io. Prima che mi si era menata addosso come una zecca ero io a non cagarmela più di tanto, è bona però non mi dava l’input. Mo’ s’è raffreddata completamente e mi ignora: sicuramente si è inorgoglita e le dà fastidio il fatto che ho fatto il macho freddodistaccato. Un po’ come è successo con Pamela. Forse sono un narcisista di merda, di quelli da prendere con le pinze e buttare nel cesso.

O forse nel cesso ci sono già?





domenica 18 marzo 2012

Zucchero di Kanna. 29


E’ arrivata la Pasquetta, che palle. Si è deciso come al solito per il Gargano, la Cidiemme tutta gasata che chissà che grande gita: posto visto/vissuto mille volte.

Ci stoppiamo su una spiaggia vicino Peschici, e qua tutta la Cidiemme si disperde: chi va a cannare, chi va a giocare a pallone. Io non avevo voglia di sfiammarmi, e neanche di pallonare: mi prendo Tina sottobraccio e ce ne andiamo a passeggiare in riva al mare. La sensazione è piacevole, si sta bene e chiacchieriamo come due fidanzatini. Lei mi butta le braccia al collo e mi sbaciucchia, io cerco di fare un po’ resistenza, tipo Edoardo Palomo della famosa telenovela: 'sta cacacazza come ti imboschi si butta incollo!

Al tramonto tutta la Cidiemme si ricompone, chi sudato per il pallone e chi sudato per le sfiammate cannatorie. Ci trovano sdraiati a contare le onde: io, metafisico, quelle del mare, Tina, più grezzotta, le Honda che passavano sfrecciando sul lungomare.


sabato 17 marzo 2012

Zucchero di kanna. 28


Certe sere vorrei fare una strage.

Ammazzerei tutti quelli ke inkontro, solo perké sto male dentro e penso ke sia kolpa di tutti. Questo sentimento ke ogni tanto si fa vivo mi sembra un brutto sentimento nazista. Quando c’era l'okkupazione tedeska in Italia , i partigiani, per sfotterli, lasciavano skritte sui muri con le kappa al posto delle ch: perkè i tedeski ignorantoni quando skrivevano in italiano spesso esageravano con le kappa al posto delle ch.

E kosì stasera mi sento un nazista in una serata col kappa.


venerdì 16 marzo 2012

Zucchero di Kanna. 27


Fioccavano tutte le teorie su questo giallo del fogliettino a quadretti minaccioso infilato sotto il tergicristallo della macchina di Rosa Pajella. Mi si è seduta a fianco la Bovina, e non so se fosse solo per il fogliettino. Ha cominciato a parlare, parlaparlaparla e parla. Ma più parla e meno mi dice qualcosa.

La Bovina non mi tira per niente, come l’altra volta, anzi peggio dell’altra volta. Anche perché forse sto un po’ Dan e sfatto di erba: eh eh eh, sghignazzo, sghignazzo sghignazzo con una tremenda faccia di cazzosghignazzo. Lei intanto parlaparlaparla, con un accento di “o” chiuse che lasciano intuire, tra i fumi di erba, delle origini di montagna subappennina. Infatti dopo circa dodicimila parole dice che i suoi sono di Bovino. A fine serata si offre di accompagnarmi a casa. Penso si aspettasse chissà che da ‘sto passaggio, ma sono le tre, e io non capisco niente quando scendo dalla macchina: tutto gira e tutto si spegne, eh eh eh, e sghignazzo, sghignazzo sghignazzo facciadicazzo...

Ciao, ci vediamo cia’, eh eh eh…


mercoledì 14 marzo 2012

Culi d'Angelo


L'auto viaggia con se stessa, gli abbaglianti aprono il sipario, la strada stretta sale ripida.

Dalla tangenziale fino a qui, voglia e ritmo nell'arrivare, aria calda sparata sul vetro appannato.

Fermo il silenzio all'incrocio, sono un pazzo e metto in folle, buio fisso che scompare.

Qualcosa perdi, qualcosa trovi, non è facile andar dritto, a mezzanotte si può sbandare.

Brividi umidi, non è freddo e non è gelo, il conoscere e il pensare di sapere.

Apre la portiera, sorriso celato gelato, tira su il bavero del cappotto.

Gli attimi si strangolano da soli, la gola brucia, non abbiamo colpe.

Siamo caporali, se le notti sono bianche, torniamo dal futuro in questo strano mondo nuovo.

L'auto riparte, e riparte un istante, la strada stretta scende ripida.

Qual'è la cosa giusta, non sai mai bene dov'è, non cercarla ti rende vittima.

La mano cambia i suoni della radio, Madness nell'aria, il suo sguardo ca-ska.

La voce impastata, imbastardita ma recuperata, il volume a 16 e le casse gracchiano.

Canti un po' nasale, non mi piacciono i Coldplay, ma mi resti stralunato se mi accenni dei Beatles a Abbey Road.

I suoi anni scherzano, il pop mi lagna, solo non vorresti Luca Carboni adesso.

Tutto cambia guys, anche Jimmy Page non suona più estasiato, e Mickey Rourke hai visto come si è ridotto?

Questa aria si sente, è davvero innaturale, profuma di sesso e r'n'r, colora di bistecche al sangue.

Dovrei gridare, aspetto che apra il finestrino, per fumare meglio quei suoi occhi.

Scivolare sul mondo, la testa fuori piombo, due caffè con poco zucchero, trenta siga e poi basta.

Siamo come culi d'angelo, solo un po' più su ci son le ali...



domenica 11 marzo 2012

Stati di Decompressione Sul Soffitto


4 luci spente, sui 3 punti cardinali, senza la direzione giusta, a seconda del tasto accendi quella che vuoi...

fiori di carta sui muri, come bolle d'aria appiccicate, simmetriche e immobili, non seconde a nessuno...

rumori di fondo, fermi, in ripartenza, improvvisi, pensieri centrifugati, notti fluide, impalpabili...

3 specchi, la mia immagine tridimensionata, la mia ombra sul foglio, spostamenti spigolosi...

jeans a terra, fazzolettini di carta, cassetti che si aprono, corpi nudi e le paure, mancanze come preservativi stretti, voglie come crema ritardante...

5 libri colorati, il volo, scritti non scritti, legno antico e marcio, l'Allure e la cartellina rossa dei ricordi...

silenzi che si vedono, parallelepipedi di luce dalla tapparella alzata di 20cm., lei si altera, la linea disturbata, il tempo masturbato...

i rossi i gialli i blu, sempre dentro quel nero...

La Tribù dei Matù


Matù hai un atteggiamento da personaggio demente y cattivo dei fumetti, sei un mezzo paranoico senza né arte né parte...

Matù dovresti migliorare la qualità della tua aria, e non darti delle arie da professore dei miei coglioni...

Matù sei degradato dall'età, inquietante nei tuoi alti e bassi tipo l'indice MIB...

Matù non fai che peggiorarti,convinto di avere dalla tua il Fattore C positivo...

Matù sei come tutti, standardizzato e formale, sputato nella quotidianità, anche se sempre alla ricerca del pianeta 8...

Matù sei inefficace col tuo quore sporco, fai il Messia dei sentimenti di stocazzo...

Matù ogni 6 passi vai sotto 2 metri...

mercoledì 7 marzo 2012

Happy Starting

  1. ci vuol tutto, ma proprio tutto ciò che la situazione richiede sia ufficiale: proponendosi in via ufficiosa

  2. bisogna essere il fornitore principale di se stessi: nessuno ci rifornisce di più

  3. non siamo macchine, per ben iniziare possiamo partire anche a caldo: tanto per cominciare

  4. non siamo accessori colorati d'arredamento: al massimo siamo abatjour che illuminano, se vogliamo

  5. abbiamo grandi quantità di cartucce da sparare:l'importante è non fare figure da mezze cartucce

  6. non dobbiamo stupire con raggi laser né effetti speciali: siamo coscienza, non fantascienza

  7. gli inizi vanno a buon fine se costantemente ci rigeneriamo: il riciclo paga

  8. non dobbiamo cancellare niente di noi stessi: non siamo di gomma

  9. non dobbiamo mettere in gioco fotocopie di noi stessi: tutt'al più mandiamo un fax

  10. lo starting non è tutto scritto: testi e musiche li creiamo noi

  11. per essere davvero happy non conta l'età: anche a una certa età

  12. non dobbiamo compilare moduli né fare la fila: al limite facciamo le fusa

  13. non serve urlare per farsi sentire: basta sussurrare cose sensate


Happy Starting si regge su una sola cosa:

Cambio Strategico della Seduta

se la visuale è sbagliata, e siete di spalle

cambiate posto.

martedì 6 marzo 2012

Zucchero di Kanna. 26


aprile

Mia madre dice di stare attento la notte, che c’è gente che va in giro a regalare sigarette drogate. Magari!!!

Al Puzzo entra Rosa Pa-jella e subito tutti a toccarsi le palle. La poverina si infastidisce non poco, queste dicerie sul suo conto dovrebbero finire a un certo punto. E invece non ci facciamo una bella figura da progressisti, ci facciamo la figura dei provincialotti creduloni.

Rosa Pajella tira fuori dalla borsetta un foglietto raggrinzito. Dice che l’ha trovato sotto il tergicristalli della sua macchina e che si è turbata molto a leggerlo. E' di un suo spasimante allucinato e non è il primo foglietto che trova. Questo biglietto è piccolo, a quadretti, e c’è scritto:

Primopoi tu sarai mia e di nessuno altro, e tutti queli che ti piaciono io li prendo e ci facio un culo a tarallo.

Mmmmm, fa bene a spaventarsi Rosa Pa-jella. Effettivamente il biglietto è d’amore ma anche un po’ minaccioso. Glielo tolgo dalle mani incuriosito, e quando ho finito di leggerlo mi turbo pure io. Non dico niente, però ho già capito che qua sotto c’è la mano di Geronimo. Mi vedo un po’ maluccio: un altro casino, porcatroia, eppoi dice che non devo stare Dan!


lunedì 5 marzo 2012

MESSAGGI SUBLIMINALI ESPRESSIVI

1. quando ride dice tutto e io nn capisco niente...

2. romanza nella realtà per fantasticare nei sogni!!

3. l'ovvio è ovvio

4. esplicita l'ovvio meditando sul superfluo

5. finisce per crederci quando crede sia finita

6. fra saltare e cadere preferisce rimbalzare

7. cerca di capire quando gia non sta capendo!

8. cazzo, meglio mettersi d'impegno...

9. escoriazioni multiple ma un unico nosocomio

10. non ne viene a capo in questo rompicapo

11. tra salire e scendere preferisce trasalire

12. scosso dai silenzi ma non scuote la mente!

13. (l'ultimo) suda al freddo e fredda il calore

14. vi lascio ai vostri impegni

15. e salutati per me...

domenica 4 marzo 2012

Chiamami San Giusto


San Giusto, cliente di questa notte, nel suo regno beato, emozioni al cordless.
San Giusto viene giù a valanga, non è scontato anche se arriva ogni quattro anni.
San Giusto paga prima rata a luglio, chiodo fisso TAN 7,60 % e TAEG 21,13%.
San Giusto si lascia tentare, quattrocentottantaquattro parole dette a metà, non tocca a Lui completarle.
San Giusto naviga sul web, stravolge le mie e-mail, la mia musica, i miei game, più di cinquecentomila messaggi.
San Giusto, crema fluida sulle mani, note-book che spacca in due l'immobilità, processore Intel-Inside.
San Giusto, no schemi, no disgrafico, no processi alle intenzioni.
San Giusto, amarcord da 4 giga, colore nero, difficoltà di connessione wire-less.
San Giusto, al 112% dà i numeri, 699, 899, and we trust now.
San Giusto, sensazioni digitali, ottica grandangolare da 24 mm.
San Giusto, autonomia illimitata, ricarica al volo, anima con impugnatura easy grip.
San Giusto, buon rapporto prestazioni/consumi, svuotamento cerebrale semi-automatico, scopa con potenza 2000 Watt.

Chiamami San: giusto una volta.

sabato 3 marzo 2012

Zucchero di Kanna. 25


Andamento Standard Settimanale:

Lunedì: mortorio/Puzzo/rientro scoglionato ore due.

Martedì: a volte Scantinato/a volte Puzzo.

Mercoledì: Puzzo chiuso/quindi mortorio zona Piazzetta.

Giovedì: Scantinato/se no m’incazzo.

Venerdì: ballo/sballo al Daddy/attesa del nonsocchè.

Sabato: trasferte ubriacatorie.

Domenica: mortificazione totale, vedi anche dal lunedì al sabato.



Quando sto un po’ depresso mi viene un mutismo irragionevole. Me ne sto da solo in mezzo agli altri senza dire nulla, misantropo e idiosincratico. Mi piace catalizzare l’attenzione in questo modo, mi sembra di essere il centro dell’universo negativo. È un atteggiamento che mi sale d’istinto e può durare giorni e giorni. Non riesco bene a spiegarmelo, e a dire la verità non sto neanche a spenderci troppe energie: sono poche per cercare di trovare una spiegazione. Può essere che sia la contrapposizione naturale alle maschere di finta serenità quotidiana: ti senti stufo di fingere di stare bene, ed ecco che in netto contrasto viene fuori quello che c’hai dentro. Come un incontro di boxe tra te e Rocky Balboa: lui sicuramente ti mette al tappeto dopo due secondi e si mette a urlare Adrianaaa!!!, mentre tu a chi cavolo potresti chiamare?

Quando sto così dicono che somiglio a Dan Aykroid nel film dei Blues Brothers, che se ne stava sempre muto come uno zombie.

Oggi sto un po’ Dan.