domenica 26 febbraio 2012

Zucchero di Kanna. 24


Sono fermo alla fermata dell'Amore, ma non passa nessuno. Spero sia quella giusta. E che non ci sia uno sciopero.

Serie sconcia di pensieri che mi assale all’improvviso. Arrivano come meteore impazzite e mi sbruciano l’atmosfera, che è quella del Daddy, una disco piccola e affollata: si suda come cammelli.

Maria A Pacc per tirarmi fuori dalle mie meteore mi presenta una sua amica di corso da fisioterapista finanziato dalla Regione. Marì, non potevi fare un corso da psicanalista così mi davi una mano?

‘Sta tipa che mi presenta, la Bovina, è bellina: c’ha un culo che non t’immagini. Restiamo da soli e questa si fa filare. Sembra un po’ eccitata, roba che me la potrei fare qua sui divanetti se solo lo volessi. La musica mi frantuma il cervello e una canna passata da Geronimo mi devasta tutto il resto. La Bovina si è messa attorno come una zecca, mi si butta addosso e mi abbraccia tutta presa. Le dico a crudo, stroncato dall’ennesima meteora:

- Oh!, ti dispiace lasciarmi un po’ solo?

Ci è rimasta male.

C’era pure Rosa Pa-Jella con Maria A Pacc, chiamata così non perché cucina bene il tipico piatto spagnolo, ma perchè dicono che porti sfortuna. Con tutte ‘ste donne attorno mi dovrei sentire un po’ galvanizzato, ma il fascio di meteore non mi permette di mantenermi vivo. In più Geronimo, che prima mi ha passato la canna, ha cominciato a sguardarmi storto, cambiando un po’ atteggiamento nei miei confronti. Si vuole filare Rosa Pa-Jella, ci sbava dietro, e siccome a Rosa Pa-Jella gli è venuto non so come il debole per me, Geronimo è geloso: Oh, ma che vuoi da me, non ti rendi conto che per me oltre al danno c’è la beffa?

Non riesco a innamorarmi di nessuna…


sabato 25 febbraio 2012

La Frebbre del Sabbato Sera


Annateresa l'ho chiamata e ha detto no no nn ci vediamo nn se ne parla che sto coi miei amici il sabatosera e quando sto con gli amici t'ho detto che non mi devi chiamare. E vabbè, non ti chiamo, magari ci sentiamo dopo o un altro giorno...

Romelia l'ho chiamata e ha detto no me ne vado a letto subito che domani mi devo svegliare presto alle nove che il mio capo mi deve parlare a quattr'occhi in ufficio. E vabbè, salutami tanto il capo...

Custantina l'ho chiamata e ha detto no c'ho mal di capa madò come mi pesa 'sta capa che posso fare magari ci mandiamo degli sms tanto per farci compagnia finché non prendo sonno e tu che fai invece? E vabbè, bacini e baciotti alla capa frecata...

Lorenza e Rudgullit li ho chiamati e hanno detto sì sì ci vediamo in Piazzetta alle dieci poi dopo hanno detto alle undici poi a mezzanotte hanno detto non ci vediamo più che il Milan ha pareggiato con la Juve e mo stiamo incazzati e non vogliamo vedere nessuno. E vabbè, io avevo puntato 3 euri sulla vittoria del Milan...

Paolapaola l'ho chiamata e ha detto ci vediamo verso le undici e però vengono pure i miei amici quelli un po' alcolizzati e non lo so come va a finire facciamo che se non si umbriacano ti chiamo e sennò no perchè li devo raccogliere col cucchiarillo. E vabbè, cin cin...

Pappamella l'ho chiamata e ha detto no non posso che sto con le amiche mie a andare a ballare e poi tu ti scocci a ballare e loro pure che si fastidiano loro che sono trentenni a farsi vedere nella disco con uno della tua età. E vabbè, tanti saluti dall'ospizio...

Elefantessa l'ho chiamata e ha detto no no stasera mia madre ha fatto la frittura di pesce e che so' scema che me la perdo? E vabbè, tanti auguri pure alle triglie...

Robocoppa l'ho chiamata e ha detto no mi vedo con le amiche per fare un pigiama party a casa di Assuntina Assy Tinny che c'ha casa libera e facciamo cose da porche alla faccia di tutti gli uomini che ci hanno trattate male. E vabbè, buonanotte con la papalina...

Viola Valentina l'ho chiamata e ha detto che si vorrebbe staccare dal suo gruppo ma gli si è rotto il tacco e mo gli viene un attacco e quindi alla fin fine? E vabbè, so' io che m'attacco...

Simoncella l'ho chiamata e ha detto no papi proprio no che mo guardando Garfield e non mi posso distrarre che poi tu vieni e ti addormi e allora scusa che vieni a fare? E vabbè, ciao ciao pure a Scubidù...

Vicky Vichinga l'ho chiamata e ha detto ci potremmo vedere ma mo sto chiarendo certi cazzi con un'amica mia fanatica di Lady Gaga che lei è convinta che Lady Gaga sa cantare e io dico che fa cagare e ci vuole ancora tempo semmai ci sentiamo il mese prossimo. E vabbè stammi bene tu Ryanna e Madonna...

A un certo punto mi sono chiamato da solo e mi sono detto alla fin fine ma a me che cazzo me ne frega di chiamare a tutti questi zombi mongoloidi se io la frebbre del sabato sera proprio non la sopporto?

Per cui quindi mi sono ficcato nel letto e mi letto le ultime avventure di Paperinik.


Zucchero di Kanna. 23


- Ti debbo parlare - dice Maria A Pacc.

- Cioè? - dico io con un nodo alla gola al solo pensiero.

- Andiamo a fare un giro in macchina...

- Dove andiamo?

- Statti zitto un po' per piacere?

- Sotto casa tua va bene?

Ci siamo fermati sotto casa sua per una pippata lunga di sigarette. Si intuiva dal silenzio, proprio quel tipo di Silenzio là.

- Mi sono flippata - dice.

- E' un fatto positivo - dico io quasi rimpicciolendo.

Dopo dieci minuti di silenzio pesante lei lo dice, d'un fiato, senza tono né rumore né sguardo particolarmente assente.

- Sei tu... e vaffanculo...

E io a ‘sto punto non so proprio cosa dire né come fare per uscire dalla situazione in una maniera che sia dignitosa e non la faccia stare male.

- Non dire niente…- dice mentre scende dall'auto smettendo di pippiare.

giovedì 23 febbraio 2012

Sistemi Depressivi Professionali

Vale per quelli che subiscono il Vuoto in maniera diretta...
Posso confermare che i vuoti sono garantiti e certificabili.
Il Vuoto non oppone alcuna resistenza al fuoco e non risponde a nessuna normativa europea.
Mi prende alla gola, mi tiene rigido e in surplace, non è affatto una situazione nuova.
E' rivestito da un velo che appiattisce i suoni e copre la mia testa di un brutto silenzio.
Ha elevate performance, quando attacca va avanti per ore.
E' perfettamente liscio, non ha sfumature nè rugosità.
E' utile in ambienti insalubri, quali le stanze nascoste della mente.
Può essere ben equipaggiato, quasi sempre nessun antibiotico lo schioda.
Non è igienico, lascia tracce di muffa dentro l'anima.
Si riproduce con tecnologie avanzate, non è facile trovare la password per uscirne.
Ha un taglio di capelli perfetto.
Si posa rapido e non c'è sfrido a carico.
E' di grande qualità, almeno il mio.
Ha una resistenza meccanica che non permette di tagliarlo in due.
Il suo assorbimento è pressochè totale.
Ha un coefficiente di riduzione dei pensieri pari a 0.90.
E' di classe, non disturba e se ne sta per i fatti suoi.
Da 40 anni una circolare ministeriale ne regola l'esistenza.
E' importante comunicare, ma il suo è un monologo.

Per info visitate il sito www.ketelodikoafare.com

domenica 19 febbraio 2012

Tonno Pomodoro e Cipolla

Ce li ho qui davanti: tonno, pomodoro e cipolla.
Ma non sono queste.
Le tre cose di cui ho bisogno, adesso, sono:
un caffè
una sigaretta
TE.
Non necessariamente in quest'ordine.
Un caffè mi porta piacevole gusto amaro: te anche
una sigaretta mi porta un piacere tossico: te anche
un gusto amaro mi lascia spesso la bocca asciutta: te anche
un piacere tossico mi lascia sfiancato e goduto: te anche
la bocca asciutta necessita di maggiore salivazione: te anche
la goduria sfiancata necessita di continuo appagamento: te anche
la salivazione pulisce e disifetta il Dentro: te anche
l'appagamento rimbomba sordo di notte: te anche
il Dentro è tutto ciò che senza preavviso prende forma e colore: te anche
la notte è tutto ciò che tende al nero: te anche
la forma e il colore: direi tondo, direi rosso.
la notte: a volte dolce, a volte pungente, direi.
proprio come
tonno
pomodoro
cipolla.

Zucchero di Kanna. 22


Nello Scantinato l’atmosfera è grigia senz’Artù. Un grigio indefinibile, quasi tendente al nero, una connessione cromatica con i nostri stati d’animo. Ho ripetuto seimila volte uno stesso assolo che cazzo non veniva, per cui lo sfastidiamento era raddoppiato. Raff il batterista stava tutto mortificato, e ‘sta cosa mi puzza, perché evabbene che Artù se n’è partito, ma non penso che sia il caso di starsene così abbattuto! Vuoi vedere che c’ha qualche brutta storia in atto con la Abbottapall?

Abbottapall, la sua guagliona, negli ultimi tempi mi sembra un poco stranita. Certe storie, o forse tutte le storie, vanno avanti d’istinto senza accorgerti che qualcosa si comincia a spegnere. O si è già spento.

E intanto il tempo passa.

Vanno tutti via dallo Scantinato grigio, grigigrigi, al termine di una serata di prove grigie. Resto solo, a scrivere malinconicamente un nuovo pezzo, questo vuoto mi crea l’ispirazione. Si intitola: Muriatico. Me lo canto e me lo fischio rigirandolo come un sogno/incubo. Non è venuto male: sempre meglio di un calcio nelle palle.


Zucchero. di Kanna. 21


Marzo

Mia madre dice che quelli che la notte c’hanno gli incubi sono figli d’incubatrice.

Mi chiama Tina e ci chiariamo sulla situation interrotta l’altra notte. Anche lei la pensava come me, quando il feeling non sussiste è meglio lasciare perdere: il sessosolosesso non riesce bene. Era meglio dirlo chiaro e tondo, lei non mi tira e quindi non ci voglio stare troppo a pensare. Pensare troppo mi blocca soprattutto il cachiss tra le gambe. Non ci sono problemi, ha detto, non mi devo stare a preoccupare: nessun legame, nessun fanculeggiamento.

Meglio così.

Al termine della telefonata schiariTina, andiamo a salutare Artù alla stazione FF.S. Vita sadica che si diverte alle tue spalle. Ma andò vai Artù, mannaggia, ma sei sicuro?, sei davvero sicuro? Ci salutiamo in frettefuria, in questi frangenti melodrammatici è meglio non stare a dilungarsi troppo. Sottosotto siamo sentimentaloni, non certo dei duri duri.

Il treno se ne va lento con Artù affacciato al finestrino a muovere la mano per l’ultimo mesto saluto. Per me è come una prospettiva al contrario: essere affacciato sulla finestra del mondo a salutare le cose che mi passano sotto il naso inesorabili.


Zucchero di Kanna. 20


Mi sento ancora più solo, e quando ti senti così disperato non puoi che aggrapparti a qualcuno che sai che ti cerca, che ti vuole. E’ un po’ cinicobastard, ma la vita è questa, oggi a te domani sempre a te:

chiamo la Titina.

Ce ne andiamo in un coffee bar abbastanza fuorimano. Ci sediamo e ordiniamo da bere. Io non faccio in tempo a partire con le mie storie che lei mi prende in contropiede: parte in quarta e riattacca con la storia infinita dei suoi infiniti ex. Lascio fare e bevo. Tutte storie tragiche, tragedie greche, drammoni e lacrimoni. Mi gratto le palle senza farmi accorgere.

Poi la riaccompagno.

Sotto casa sua lei aspetta un nanosecondo prima di scendere dalla mia macchina coi vetri appannati. Io non mi muovo. Sento freddo. Mi sento freddo.

- Ciao...

- Ciao.

- Mi telefoni?

Non ho il tempo di rispondere: schizza all'improvviso e mi bacia di prepotenza. Rigido come un baccalà mi lascio baciare, lei è velenosamente carina. Il bacio dura così a lungo che mi viene il timore che mi stia iniettando del cianuro nella gola.

Ci lasciamo andare un po’ selvaggiamente. Lei non perde tempo e dice:

    - Andiamocene alla FIGC...

    Che è un posto di estrema periferia tutto buio dove le coppiette vanno a imboscarsi prese dal vortice ormonale inarrestabile.

Parcheggio nel buio della campagna, alle spalle della FIGC, tra luci opache della luna e un torpore luminoso di una notte rassegnata. L’abitacolo è freddo, lo si può riscaldare solo assemblando i nostri corpi. Ci siamo avvinghiati e baciati e accarezzati e toccati, come due animali affamati. Ma me ne sono accorto che c’era una maledetta barriera tra noi, un abnorme muro invisibile che non riesco a superare: il mio cuore.

Che non batte.

E mi fa paura.

sabato 18 febbraio 2012

Non Dimenticare Questo Cielo


Non dimenticarmi mai, penso che non me lo merito. E poi contale, tutte le volte che t’ho fatto un po’ sorridere, e quelle sere in cui parlavo ad una birra che non finiva mai. E le notti?, quelle notti che non mi sembravano giuste, quelle notti che sembravano giorni presi in prestito. E le espressioni, neanche matematiche, non starci tanto a pensare alle cose che non ritornano, che a volte all'improvviso tornano, e se non c'avevi pensato te le ritrovi come gettoni ancora giocabili per il luna park. Io lo so, lo so perché al mattino mi ci guardo dentro allo specchio, e mi vedo, e non mai pensato a quelle notti afose come a momenti scomparsi, né problematici, né sfuggenti, che erano momenti unici, come bere buttati in un bar, come quando finisci i soldi senza accorgertene. E allora ti serve qualcuno con cui contrarre un debito, e i debiti prima o poi si pagano, che vuoi, siamo fatti così, a volte due a volte uno più uno. Non lasciarti turbare quando il nulla è nulla, dai che in fondo non costa niente, dobbiamo soltanto travestirci da puttane e venderci amaramente al miglior offerente. Dai che forse non è logico giocare a perdere, sarebbe come entrare in campo per una finale senza divisa, solo con le mutande. Non serve a nulla ammettere gli errori, che anche quelli non ritornano, e se hai bisogno d’aiuto non devi urlare, basta sussurrare e chi vuole ti sente. E poi non è vero che si cresce in fretta, non si è mai davvero soli come cani, basta aprire la finestra e notarlo, quel qualcuno che t’aspetta. Magari ti si sbruciano gli attimi facendo rafting lungo le rapide, magari a volte la vita è pura frenesia che prende, ma non ci manda via. E tu non dimenticarti di chiamarmi ogni tanto, che lo sai che io alzo il telefono e non ci credo che sei tu. Restiamo dentro questo film senza programmare troppo le scene, che la vita non ce la carichiamo sulle spalle. Altro che afosa, adesso la notte è piovosa. Io poi lo sai che non dormo, mi tiro su dal letto e fumo, e sorrido e non piango, mi guarda il monitor e mi dice vieni da me. Non siamo inutili, lo saremmo a ripensarci e a ripensarci, siamo piccoli e nel buio non ci scorge nessuno. Lì fuori non c’è nulla di immenso, è tutto dentro di noi, ma nel mezzo, nel bel mezzo del cammin di nostra vita, e la diritta via non fu smarrita, se mi cerchi dentro non ci penserai più.
Non dimenticarmi mai, non me lo merito: che questo cielo è anche mio.

martedì 14 febbraio 2012

Cartoline

ieri l'eclisse, un bell'effetto di alone cupo. Come me.
(Io/Portofino/1999)
I'm still thinking about that our night in one of the most beautiful cities in Spain.
(Veronika/Oberbayern/1995)
Il poppolo sardo è bbello e simpattico.
(Daniela/Sardegna/1994)
Una amica mia se sposata con un sichiliano, que fiesta!
(Veronika/Pirenei/1996)
Andà t'agghje purt't!
(Franco/Caserta/1998)
Ti mando questa cartolina (raffigurante uomo sporco e puzzoso) per mostrarti la mia gioia quando ti penso
(Franco/Brescia/1996)
Pirichiello pirrichiello con il piccolo pisello.
(Daniela/Ravenna/1994)
Sparati.
(Enzo/Portorosa/1989)
Se vieni da ste parti portati i tangoni di pane.
(Gianni/Lussemburgo/1989)
Hola, je suis encore en vacance et tu ne pas.
(Sandrine/Lloret de Mar 1992)
Stiamo mangiando un provolone e ho pensato a te.
(Gabriella/Abruzzo/1997)
Non so proprio che t'agghia scriv'!
(Concetta/Rimini/1984)
Tiè! Dal capodoglio by night!
(Pippo/Roma/1986)
Solo Foggia f'c shcif!
(Franco/Mantova/2000)
All'amico di certe notti.
(Lucia/?/1996)
Run like fuck, che dici sempre ma nn so che significa (e nn lo voglio sapere)
(Anna/Caramanico/1983)
Paris est tres belle, e tu nun facenn u stubb't.
(Concetta/Parigi/1983)
Una settimana senza sonnoe senza cibo, al Bar Il puntino, sede costante di giorni infami.
(Io/Silvi/1984)
Non fave il papà, che vompi sempve il cazzo.
(Anna/Teramo/1983)
Non sappiamo cosa mangiare.
(Io/Silvi/1983)
Quando ho visto la fontana priapica mi sono sentito una merda.
(Io/Pompei/1987)
Mi piacciono le sbarbine e le spazzine, e me ne sto al Roxy Bar.
(Gianni/Bologna/1986)
Incombe la lunga fila, nel giorno dell'immatricolazione.
(Io/Bari/1984)
You didn't come to the Oktoberfest this year.
(Veronika/Londra/1996)
Il bello di essere disoccupati al nord è che te ne puoi andare in vacanza in Svizzera.
(Franco/Lugano/2000)
Me la spasso con le piccioncine francesine, au revoir.
(Io/Parigi/1997)
Scoprire che il più bello spettacolo è proprio il Weekend tra il 12esimo e il 15esimo piano ad Alexanderplatz
(Lucia/Berlino/2011)
Hai lo stesso pisellino dei bimbi in foto
(Franco/2001)
Sei sempre più brutto fatto
(Enzo/Peschici/1988)
Come una diva mi limito a mandarti un autografo
(Pina/San Rocco/2008)
Mammamà e che cartoline che ti mando!
(Enzo/Barletta/1986)
Invece di essere romantico sei stanco e c’hai mal di testa.
(Anto/Otranto/1998)
Che naja di merda!
(Lino/Roma/1986)
Qua di donne neanche l’ombra. Ti amo brutto ricchione.
(Luciano/Taormina/1988)
Ciao bello, va bene? Un petit coucou.
(Sophie/Costa Azzurra/1993)
L’opulenza del mostro turistico occidentale. E’ un troiaio.
(Io/Sanremo/1999)
Savoiard! Te saludos mentre me la spassos alla faccias tuas con l’amica della cartolinas.
(Vincenzo/ Isole Baleari/1999)
Non so se potrò più venire al box dato che i Queen mi hanno proposto di sostituire Freddie Mercury.
(Kalì/Andalo/1992)
Ciao mamma papà e Lilli.
(Io/San Marino/1976)
La tempesta ormonale indotta dal ricordo della tua persona mi porta ad assumere una posa molto plastica…
(Franco/Padania/2000)
5SCAGLIONE 86, 89 ALL’ALBA! Così impari a scrivere 2/87 Massicci a un nonno!
(Enzo/Forio/1987)
A Firenze le ragazze si sgamano subito, e io me la spasso alla faccia tua.
(Gianni/Firenze/1983)
Ciao bellissimo come va?come stai?quanti anni hai? Capito?Ti aspetto.
(Nadia/Teramo/1984)
Saluti a tutti i gay di Capitanata.
(Kalì/Cassis/1996)
Per andare a quota 3843 mt. Cintuttantamila lir!!! E quant’è au metr’???
(Enzo/Monte Bianco/2001)
Dopo l’esagerato numero di coccole rifilatemi dalla Parente mi sento davvero un bel figlio di coccola!
(kalì/Cassis/1996)
Fallita la cartolina con i soliti splendidi fondoschiena brasilliani te ne invio una raffigurante un luogo ortofrutticolo dove ti vedrei ottimamente collocato nelle vesti nel noto ortaggio “ambidestro”
(Kalì/Nizza/1997)
I want to see you in Portugal next holiday ok? Came Wight some friends italiens, because I have a friend she like very very mutch italiens!
(Alda/Cascais/1994)
E pigliati questo!
(Franco/Budapest/1994)
Ciao! Another festa della birra beerfest without you coming to visit me!
(Veronika/Oktoberfest/1998)
Anche a Amsterdam si chiude una porta e si apre un portone!
(?/Amsterdam/1995)
La vera verità è che la causa dei miei vomiti sei tu!
(Titti/Parco Nazionale d’Abruzzo/1998)
Tutti i veneziani ci hanno chiesto: dov’è quel carnevale di Dino?
(Gabriella/Venezia/1998)
Caro Dino, mentre tu sei in crisi esistenziale io me la spasso con la tua figliola.
(Io/Grotte di Castellana/1998)
Mi piace Vienna, soprattutto l’isola.
(Franco/Vienna/1998)
Non sono felice, perché nel bagno non c’è lo spazzolone. Per fortuna ci sono le vespe, così non vado a piedi.
(Franco/Amsterdam/1997)
Cia bel ragazzone. Sono a Pisa e a Lucc ancor!
(Io/Pisa/1998)
Ti aspetto nudo sulla spiaggia. Potrai chiamarmi Jocelyn oppuramente Ciro.
(Enzo/Nizza/1998)
I’m living in a very big flat Wight 5 beautiful girls! Do you want to come?
(Veronika/Barcellona/1996)
Ti aspettiamo, qui ci sono cessi a volontà! We want live Wight rock and roll!
(Anna/Teramo/1986)
SMAC! Se lo vedi, a Gianni, salutamelo!
(Roberta/Silvi/1986)
A propos: voulez vous acheter les jou jou?
(Daniela/Parigi/1991)
Fammi un preventivo per 10 lastre KL1330LM per martedì a sconto 40%!
(Enzo/Forte dei Marmi/2001)
Al lavoro non stare troppo tempo in piedi, se no come ti fanno a riformare per callite anale?
(Enzo/Barletta/1986)
Uè turbatori della quiete altrui, che cazzo mi avete combinato? V’è piaciuto combinarmi la macchina a mostro? Mancavano i barattoli però.
(Lino e Rosa/Rimini/1988)

Non ringrazio nessuno dei miei amici. Nessuno che metta le date: è stato un dramma decifrare i timbri postali!

Il Rettile Umano

(by simonamimmo, 8 anni)

tanto tanto tempo fa, come sappiamo, nell'era secondaria, vivevano i rettili. Tra i rettili c'erano i dinosauri. Un rettile diventò umano: Scipionix. Un giorno si stufò di mangiare carne, e disse tra sé e sé:
- Sono stufo di mangiare carne! Se mangio però l'erba, i miei compagni rideranno di me. Chissà cosa mangiano gli umani.
Decise di andare dal Saggio Dinosauro. Il Saggio Dinosauro gli consigliò:
- Devi toccare questa pietra e ti trasformerai in umano. Se vuoi ritornare Scipionix devi toccare quest'altra pietra.
Scipionix toccò la pietra del Saggio Dinosauroe... si trasformò in umano.
Andò dove vivevano gli umani. Era già ora di pranzo, e tutti gli umani avevano preparato la tavola dove si riunivano. Iniziarono a mangiare, ma appena videro Scipionix smisero e lo aspettarono. Gli chiesero:
- Come ti chiami?
Scipionix non rispose: stava pensando a che nome poteva inventarsi. Gli venne un'idea:
- Mi chiamo Dino.
A tutti gli umani piaceva quel nome e iniziarono a mangiare insieme a lui. Dopo il pranzo Scipionix si accorse che avevano mangiato: pesce, pollo, tacchino, maiale, vitello, agnello. Tutta carne.
- Ma anche gli umani mangiano sempre la carne - disse.
Allora tornò dal Saggio Dinosauro per poter tornare rettile. Toccò la pietra e ritornò rettile.
- Ho imparato la lezione: meglio rimanere quello che si è chee trasformarsi in qualcuno che non si è.

sabato 11 febbraio 2012

Crepe


Scende la neve, ha un suono mio, in Mi bemolle. Entro nell'auto, mi ci acquatto, freddo infame. Infilo una vecchia cassetta dei Tygers of Pan Tang, residuato bellico degli Eighties. L'autoradio ulula congelato più di me. Sono spompato, testosterone a zero. Ho male alla spalla sinistra, è una tendinite apprensiva.

Vado lento, le strade sono ghiacciate. Faccio due giri alla rotatoria di Piazza Dogana, giro giro come una danza di morte. La neve non si ferma, e non cambia tonalità. Sbuffo la mia alitosi sulle mani congelate. Mi sento un coniglio scuoiato. Il fumo della sigarette imbastardisce l'abitacolo. Non è retorica. Sono solo, perfetto nella mia solitudine, e stralunato senza lune: parlo con me stesso mentre guido.

In giro nessuno, bingo. Nel buio solo tre anime, guaglionastri gelatinati con l'aria di periferia candelarese. Non c'è la tintarella di luna, ma uno scazzo potente sì. Questa notte non fa per me, è così fredda che allarga le crepe della mia anima.

Parcheggio, vado a piedi sotto la neve.

In Mi bemolle.


Mi sento come un cazzo, dentro questa notte che è un assegno in bianco. Qualcuno dovrebbe spiegarmi come funziona l'anima, dovrebbe fornirmi istruzioni per l'uso. I locali son tutti chiusi, sono le tre. Vagabondo che son io, tra i palazzi e i vicoli antichi della città. I Tre Archi che sanno di muffa e pensieri in fila indiana per uscire piano dalla testa. Grande invenzione il tabacco, ci sono momenti in cui puoi comodamente iniettare veleno dentro di te. Quindici minuti fermo al Piano delle Fosse, la neve che mi sgrammatica le parole. In questo Horror Show non trovo ancora la giusta collocazione.

- Cazzo fai in giro a quest'ora?

Lei è alta, jeansata sotto il cappotto scuro, capello nero e fluido, bella sotto il berretto di lana. Le sue parole tremano, di freddo, di un vento freddo dell'Est.

  • Aspetto... - dico io

  • Sei fatto?

  • E tu chi aspetti?

Questo angelo divino scoppia a ridere, di gusto. Scuote la testa e si sistema il berretto.

  • Non vorrei ma devo...

  • E' tutta la notte che vago... ho freddo...

L'angelo della notte ride ancora, ancora più di gusto, stessi denti e stessa bocca di poco prima.

  • Perchè ridi?

  • Sei comico, con quella faccia triste...

  • A volte ti sembra di chiedere … troppo... a te stesso...

Mi alzo, mi sento spiazzato e inutile, davanti a un angelo superfluo. Il vento soffia scoglionato e taglia le espressioni in due giuste metà.

  • Vuoi fare un giro un con me? - mi chiede, ammiccante.

  • Il tuo tempo costa troppo...

Mi fa un sorriso caldo, forse il primo che incontro, nella giornata. Mi sembra di essere dentro un film di Ridolini. Non me ne fotte un cazzo di questo angelo, ma il suo sorriso persiste sul suo volto e su di me. Ha degli occhi a colori, non saprei quali. Socchiudo gli occhi, la neve scende più fitta. Lei mi si avvicina, sculettando.

  • Bastavano trenta euri baby – sussurra, toccandomi le palle.

Non arrosisco per niente, la lascio fare. Tiro fuori una siga, la lecco, gliela porgo.

  • Per te era gratis – le dico – succhiati questa, hai perso un'occasione.

Lei scoppia di nuovo a ridere. Afferra la sigaretta, lascivamente la saliva e se la infila tra le labbra umide ma crepate. Mi tocca di nuovo le palle.

  • La prossima volta, baby, la prossima volta...

Accende, sbuffa fuori il fumo, che gela in un attimo. Strizza un occhio colorato, si gira rapida e sparisce dietro un angolo. La sua immagine che diluisce mi scorre sulla retina degli occhi. Sembrava uno spot pubblicitario.

Mi riavvio lento e impietrito dal vento dell'est. Sotto i Tre Archi, verso Piazza Dogana. Accendo la 36esima sigaretta. Sbatto forte il fumo in faccia al buio. Che cazzo di freddo.

E che notte puttana.

Crepa.


Zucchero di Kanna. 19


Che botta allo stomaco. Stavo a prendere un caffè al Bar Haiti, che stava aperto, con Artù che si toccava gli attributi e si lamentava che se lo sentiva come un cachiss sfatto. Stavamo semi beati a sorseggiare, a cazzeggiare su quest’analogia tra attributi e cachissi, tranquilli come raramente ci capita. Ma si vedeva che Artù c’aveva un rospo in gola e non sapeva da che parte cominciare.

Poi ha cominciato.

Parte, se ne va su a Milano. Perchè questa città del cazzo non ti offre niente di lavoro, lo so bene io che al massimo ho fatto il magazziniere in nero e senza contributi. Un suo zio, che sta appunto a Milano, gli ha trovato un posto in un’agenzia di pubblicità, a fare il creativo. Artù ci sa fare in quanto a creatività, ha delle idee in testa, tipo il nome della nostra rockband, Cancabaia, ideato da lui. Ci lascerà un vuoto, e 'sto vuoto poi ci dovremo preoccupare noi di riempirlo.


Zucchero di kanna. 18

E’ San Valentino, la festa di ogni innamorato cretino. Delle due, una: o non sono innamorato o non sono cretino. Nutro dei dubbi sulla seconda affermazione.
Mi sentivo solo, e anche un po’ cretino: l’ho chiamata. L’ho invitata fuori, da soli, per un tete-a-tete. L’ho portata in un pub fuorimano. Ci siamo seduti e abbiamo parlato. Anzi, ha parlato solo lei. Io ho bevuto. Ha parlato di tutti i suoi ex, mentre io mi bevevo tutte le sue disgrazie. Una palla. Tutte storie tragiche, tragedie greche, drammoni con i lacrimoni. Le ho fatto da confessore, ho ascoltato in silenzio e l’ho benedetta, due padrenostro e un’avemaria. Amen.
Poi sotto casa sua, nella mia macchina, i vetri si sono appannati. Lei in effetti è carina, ha un nonsocchè di attrattivo, lineamenti spigolosi e cinici, velenosi quasi. Ma non mi tira. Io ho bisogno del tiro del cuore, voglio sentirlo fare bumbumbum come un pazzo. Mi sento ancora più cretino. Lei aspetta prima di scendere, ma io non ho nessuno slancio.
- Ciao...
- Ciao.
- Mi telefoni?




- Capisci Marì, il cuore non mi batte…
- Non ti batte stavolta, con questa tipa…
- No, c’ho paura che non batterà mai …
- Ma che dici! Devi solo avere pazienza…
- Grazie Marì. Se non ci fossi tu…
- Appunto…
- Che vuoi dire?
- Niente, niente…

Zucchero di Kanna. 17


Febbraio

Mia madre dice che chi la notte dorme poco e male muore presto. Mi gratto le palle.

Nello Scantinato ci imponiamo di darci sotto creando qualcosa di nostro, basta co’ ‘ste cover delle grosse rockbbend americane. E' una svolta storica, un’ipoteca sul futuro, perché se decidi di metterti di impegno nelle cose veramente tue, poi non ti puoi tirare indietro e fare una figura di merda con te stesso.

Artù ha già in mente qualche buona melodia, io con qualche sforzo ci riesco a buttare giù dei testi. Per cui stasera primo pezzo, scritto interamente da noi non senza difficoltà. Si intitola: Come Butta?, ed è un pezzo abbastanza hard, che ci piace essere hard almeno nella musica!

Sta storia dei pezzi nostri mi gasa, finalmente degli stimoli, un po’ di adrenalina e soddisfazione cazzodibudda!


Chi ti vado a incontrare al Puzzo? La Titina!

Prima fa finta di non avermi visto: poi, quando io mi piazzo proprio al suo fianco, quasi a sfregio, dice:

- Uuuh ciaaao! Non ti avevo visto!

M’hai preso per coglione? Vuoi che non sappia che tutte le femminelle di Foggia se non fanno le primedonne non sono contente? Mi tengo calmo e gioco le mie carte migliori, riparliamo di quella serata della sua mutaggine senza cinema. Dice che c’è rimasta male perché io non me la sono cagata molto, quella sera, pensavo solo a bere e a cazzeggiare con gli amici. E chi sei tu Vanda Osiris che ti debbo trattare come una star della prima serata?

Dopo una mezz'oretta di chicchiere quasi superflue se n’è andata facendomi promettere che la chiamo. Ha insistito e ha insistito e mi ha fatto promettere. La chiamerò?

Boh, mo’ mi sta sui coglioni, poi si pensa.


Zucchero di kanna. 16


Stasera mi organizzo il cinema con Artù, a patto che mi sganci il numero di telefono di una sua amica che m’ha presentato l’altra sera. Lui sgancia senza problemi, perché dice che la tipa non gli interessa più di tanto. Vabbè, c’ha provato e gli è andata buca...

La tipa al telefono ci mette tempo a ricordarsi chi sono, e quasi quasi la stavo mandando affangulo, echeccazzo! E' possibile che sono talmente insignificante da non restare un minimo impresso?

Alla fine accetta l’invito, non si poi perché, e ci vediamo quindi tutti al Puzzo: io Artù Maria A Pacc e questa Tina.

Artù e Maria A Pacc hanno subito cominciato a sfottermi con la canzoncina: Io cerco la Titina, tarirarà rararà! Gente di classe i miei amici… Una volta seduti al tavolo, in attesa che arrivasse l’orario per il cinema, questa Tina non ha aperto bocca, sembrava sordomuta. Maria A Pacc e Artù si sfiziavano a dire cazzate e a riderci sopra come bestie. Io invece tentavo di invischiare nel dialogo anche la Tina muta, ma... niente, niente!

E’ andata a finire che dopo un po’ si è fatta riaccompagnare a casa, senza più cinema e senza un minimo di programmi di uscite future.

Vedrai che primoppoi...


venerdì 10 febbraio 2012

Zucchero di Kanna. 15


Mi sbraco su un divanetto del Puzzo, a fianco a Geronimo, tappandomi le recchie per tutto il ronzare volumetrico di quest’atmosfera brilla.

- Buono ‘sto fumo, aaahhhhhh!!!!

Proprio bella questa storia fumosa offerta da Geronimo. Lo chiamiamo così perché c’ha una faccia rosposa e rovinata che sembra un indiano. C’ha sempre il fumo a portata di mano, e prima o poi finirà nel giro della tossicità. Con lui si fuma gratis, perché è uno scontroso, e per lui è difficile tenere in piedi una conversazione. Per cui offre lo sballo a tutti così non c’è bisogno di stare a inventarsi dei dialoghi.

- Aaaaaahhhhh, buono 'sto fumo!, scende che è una bellezza e si chiava il mio cervello alla grande, fa su e giù e se lo tromba senza preservativo!

- Aaaaaaahhhhh!!!!!!! Dio esiste? - dice Geronimo.

- No fsssss! - dico io.

- Aaaaaaaaaaaahhhh!!!!!!!! Perché? - dice Geronimo.

- Perché se esiste la CDM, fsssss!, allora non può esistere Dio...



Zucchero di kanna. 14

Caponostalgico, per arrotondare gli introiti di Radionontisentenessuno, spesso si organizza per animare delle serate danzanti. Fa l’animatore, si fa un po’ di soldi a mettere quattro dischi sputtanati e si fa chiamare Animescion. In fondo mi vuole bene, eppoi gli serve uno che gli dà una mano gratis. M’ha visto in radio un po’ spento m’ha detto:
- Oh!, c’ho l’animazione di una festa di compleanno d’una tipa, perché non te ne vieni con me che t’arripigli?
- No ti ringrazio, ma non tengo voglia…
- E muoviti!
Ci sono andato.
Mr. Animescion si è gasato come un canguro, ululando tutta la serata e pompando musica a manetta, bubum e babam. Io lo osservavo da una distanza galattica, gli muovevo le duetre luci a sua disposizione e non riuscivo a capire come poteva divertirsi a zompare da perfetto idiota. Alle fighettine e manichini invitati ‘sto bordello piaceva, li faceva stare ben rimbambiti.
A me no.
E’ bello stare rimbambiti, tanto da non stare a pensare più a niente, niente cazzi niente pensieri niente di niente. Ma non puoi passare la tua vita a non pensare, lo capisci che qualcosa deve cambiare. Ci sono momenti in cui ti devi sforzare di mettere a nudo la tua realtà anche se questa ti sembra ibrida e senza senso.
Si soffre dentro questa discoteca con le sue atmosfere compresse e accaldate, così accaldate da intronarti e sbatterti in una sorta di brutto inspiegabile malumore. Quando questo accade ci resti sconcertato e quindi, che vuoi rimorchiare? Provi a darti delle arie da enigmatico/misterioso sperando di attirare l’attenzione, ma per le donne resti sempre un nessuno qualunque.
Mentre la musica era al massimo, ho urlato come un ossesso:
- Abbassaaaaaaa!!!!!!!!
Mr. Animescion l’ha scambiata per una esortazione ironica, e si messo a ridere dopo aver alzato ancora di più i volumi.
Voglio un minuto di silenzio, please.

Venghino Siori

Buonasera signore e signori, vi presento un vento con due facce e la fisionomia dettagliata della pazzia.
Venghino venghino signori, vi porto su due strade parallele che convergono.
Ma prima pochi secondi di pubblicità, un piccolo consiglio per i vostri acquisti, biondi o bruni che siano.
Non ha importanza che siate intimoriti, avvicinatevi, non sono io quello che vi venderà il cielo in una stanza.
Vieni anche tu bimba, racconterò tutto anche a te, svuotandomi completamente e nn ti nasconderò nulla.
Io vendo anime signori, credetemi, costano poco,soprattutto quelle ribelli.
Ho solo bisogno che mi firmiate il modulo garantendo la vostra disponibilità a fornirmi almeno una notte metafisica.
L'unico articolo che non ho, vi avviso, è l'anima puttana, quella che si da nuda
al primo che la prenderà, quella no, l'ho eliminata dal catalogo anche se andava a ruba.

Posso offrirvi una anima lucida, nuova di zecca, ad un prezzo vantaggioso, ve la servo cristallina come un Cointreau, vedrete che va giù d’un liscio che meglio non si può.
Non posso assicurarvi emozioni fragili, e neanche un'anima disponibile al feeling, ma ho in offerta l'anima della speranza, quellacosta poco, quasi niente.
In omaggio vi do un'anima al veleno, quella serve sempre, vi spegne e torna utile prima o poi, è fatta bene, ha le sembianze degli occhi blu ma va subito in acido.

Vendere è un'arte, e vendere anime è un po' come morire, ma nessuno lo sa e nessuno lo saprà mai del vostro eventuale acquisto, garantisco la più totale privacy.
Non chiedetemi anime con i fiori o colorate, ho venduto le ultime con le azalee, mi restano quelle in bianco e nero e quelle supreme e malate.
Non pensate a Dio, Lui è distratto e scazzato, io lo so, adesso non bada a me e non baderà neanche a voi, guardatevi con calma la mia ultima collezione inverno, ho faticato molto a ripulirle dai sogni; sapete molte sono usate.
Venite signori, non allarmatevi, è tutto lecito, poichè sempre nelle vostre vite vorrete un'anima nuova, magari più amabile magari meno claustrofobica.
Prendo fiato un attimo, sto parlando troppo, bevo un Cointreau mentre voi osservate da vicino le anime in new style chiari di luna e grilli canterini.

I prezzi non sono alti, dipende da che tipo di emozioni cercate, se volete un'anima da notte o un'anima da rockstar, un'anima velenosa o un'anima sanguisuga.
Venite signore e signori, le mie anime nuove vi stupiranno, fidatevi, se saprete scegliere potrete anche voi, finalmente, guardarvi intorno con degli spledidi blue eyes...

giovedì 9 febbraio 2012

Durante Mameli

In mensa truppa tutto molto tranquillo. L’addetto alla distribuzione mi porse duetre pezzi di un qualcosa di non identificato: mi ripromisi di scoprire cosa fossero in un secondo momento. Riempiì la tazza di caffellatte, agguantai dal cesto duetre panini pietrificati e mi accomodai a un tavolo. Ingollai famelico i panini inzuppati nel caffellate, quindi apriì il primo involucro non identificato: sembravano biscotti ma non potevo giurarci. Ne addentai uno e non riusciì a capire se fossero dolci o salati. Armeggiai col secondo ufo involucro, massacrandomi le unghie nel tentativo di scassinare il sigillo di alluminio. Ne venne fuori un amalgama di marmellata, e dal sapore assodai che era un miscuglio melaperacetriolovetriolo: lasciai perdere, visto che il mio gusto preferito era il lampone.
La tromba dagli altoparlanti annunciò l’adunata. Corsi fuori chiedendomi a quale compagnia appartenessi. Piazzatomi coi miei compagni, il Sottotenente di turno ci inquadrò e ordinò l’avanti marsch!, grazie al quale il plotone si sfracellò sulla prima fila (sempre ultima a captare l’ordine). L’ammasso pietoso si sistemò alla meno peggio e avanzò. Il Sottotenente intimò l’alt nel piazzale della caserma, dove anche le altre compagnie stavano implotonandosi. Durante l’inno di Mameli solo una decina di soldati erano ancora intenti a stringersi la cinghia delle brache: gli altri ascoltavano assorti e immobili. Alla fine dell’alzabandiera, il plotone tornò nel cortile della Compagnia, dove si provvedeva all’appello e a chiamare i servizi di giornata.

mercoledì 8 febbraio 2012

La Bestia Ridens

Lei rideva, rideva senza un vero volto, nascosta dietro maschere. Mi rideva dietro, il suo sorriso ora è guasto e ha perso il suo profumo. Lasciandomi qui da solo mi ha mandato fuori rotta: la Bestia ride anche lei e mi manda a fare in culo. Questa Bestia è il mio Io solitario, viene fuori quando è notte e mi soffoca, puttanaeva...
Lei mi teneva appeso a un filo, io pendevo dalle sue labbra ed ero fuori di me. La Bestia ora è in guerra, non trova pace, corre controvento, prende il sopravvento. Mi sono spaccato il culo per lei, ora il culo brucia e la bestia mi fa spavento.
Sono tornato dal bianco al nero, lei mi colorava di un blu che al ricordo, adesso, non se ne può più. La Bestia corre, mi fa correre verso cosa boh non so, mi sprofonda dentro di sè e gesucristo non lo so perchè. 
Lei era pelle di pioggia, era goccia su goccia: questa cosa mi scoccia, porcodio non ho voglio di ricordami com'era. 
Sono solo con la mia guerra, bastardo con me stesso. Solo con la Bestia, non si ride più.


martedì 7 febbraio 2012

Sottotenente Peroncino



Alle 6.30 in punto gli altoparlanti suonarono la sveglia, sfrusciando tipo grammofono. Il piantone alle camerate, che fino a quel momento aveva dormito in piedi appoggiato allo stipite della porta d’ingresso, si destò come per incanto dal coma profondo: cominciò a vagare ebete per le camerate biascicando “Sveeegliaa… sveegliaaa… giù dalle braaandeee…” . Su 189 dormienti si svegliarono in tre, i quali si rigirarono quasi subito sull’altro lato riprendendo a ronfare. Alle 7 solo io avevo gli occhi sgranati e un fiatone da ansia patologica: non avvertiì neanche l’urlo del piantone, “ IL TENENTEEEE!!!”, che seminò il panico tutt’intorno. Non notai affatto la figura imperiosa del Sottotenente Raffaele Peroncino che, brandendo una birra da trequarti, mi si stagliò davanti. Non udiì neanche le sue parole minacciose che promettevano sette giorni di consegna a tutti quelli che avesse trovato ancora in branda. Non mi accorsi del trambusto che l’apparizione di Peroncino provocò (gente che si piombava a terra, altri che si affannavano a fare il cubo, dueotre che erano d'un colpo già lavati pettinati stirati, uno che per la foga s’era buttato dalla finestra). Non mi resi conto di tutto questo, intento com’ero a ringraziare tutti i santi del paradiso per quel nuovo fantastico giorno in caserma. Per cui fu facile, per Peroncino, avvicinarmi di soppiatto e urlare
OOOHHHHH, SVEEEGLIAAAAAA!!!!!!!
Solo in quel momento, quando per lo spostamento d’aria i miei neuroni presero fuoco, compresi che finchè non ero giù dalla branda non ero in salvo.
Peroncino tornò sui suoi passi e uscì soddisfatto. Mi guardaii attorno, chiedendomi in quale mondo mi trovassi: gente che sparava a 10.000 megawatt l’ultimo lp di Nino d’Angelo, due tipi che litigavano a sangue per chi dovesse aprire l’armadietto per primo, bestemmie varie, il solito ciminiera già armato di canna. Mi sconfortai, ma rinunciai al tubetto di barbituici, almeno per quel mattino. Mi diressi ai bagni, dove c’erano soltanto duetremila persone in fila davanti agli unici due lavandini funzionanti. Quando fu il mio turno ero ancora in coma.
Mi lavai in fretta e tornai in camerata a vestirmi.

Logica Attitudinale nell'Esercito


Il Furiere si avviò con passo doble in Fureria, mentre io mi bersagliavo di dubbi timori domande. Nella Sacra Stonehenge della Fureria m’inginocchiai, feci il segno della croce, baciai l’Altare delle Licenze e Permessi e ammirai: luci strobo che illuminavano cataste di nullaosta non vistati e elenchi dei disgraziati designati ai servizi di guardia, Furieri con l’aureola che svolazzavano con leggiadria sulle scrivanie scompigliando tutto ciò che aveva un minimo di ordine iconografico. Fui condotto davanti al trono di Capo Furiere, che russava emanando un alito pestilenziale. Alle spalle di Capo Furiere, occultato dalla penombra si poteva scorgere Sottotenente Carmelo Da Messina, sibilante/sghignazzante tipo Sir Biss.
- Siediti, kssss! – sibilò Sottotenente Carmelo.
Mi sedetti impaurito.
- Il qui presente Sottotenente Carmelo vorrebbe impiegarti nel suo ufficio... - sbadigliò Capofuriere – prima però dobbiamo verificare i tuoi requisiti...
- Lei è, kssss, diplomato?
Stavo per confermare deciso quando mi ricordai della logica attitudinale con cui nell'Esercito ti affibbiano mansioni.
- N…no, sono semi anal…fabeta…
- Quindi, kssss, non sa scrivere?
- N…no…
- Sa dattilokssssgrafare?
- Dattiloche?
- Stupendo, kssss! – Sottotenente Carmelo si lasciò andare a un passo di danza alla Nurejev – Domani alle settetrenta in punto nel mio ufficio, al primo piano, kssss. Lo riconoscerai dall’insegna verde fluorescente sulla porta.
M’inginocchiai, baciai gli alluci di Capo Furiere e uscii di gran carriera ululando di felicità.
- E’ proprio un perfetto coglione, ksssss…

Una Mesata di Naja

Dopo 15 giorni di naja ero molliccio come una larva. Ci avevo provato a escogitare qualcosa per tirarmi fuori da quella melma: ettolitri di valium, tonnellate di sonniferi, corda e sapone, gas soporifero, gas saporito (agli aromi speziati). I giorni passavano lenti e il cielo splendeva torrido sulla mia testa, ma io ero d’un grigiofumo che neanche lo smog di Londra. Permessi di uscita anticipata zero, licenze solo quella di uccidere me stesso alla mensa truppa, esoneri per tutti i tipi di malattia (veneree comprese) respinte: un olocausto. Il nemico, al 45° Battaglione, era un cancro in metastasi dentro la mia testa.
Dopo una mesata circa, catalogabile come “un’eternità”, tra preghiere e lamenti e ululati alla luna, l’insperato/disperato aiuto dal cielo arrivò.
Quella mattina ero intento a ramazzare per la 266esima volta il cortile, quando una voce tuonante dall'alto pronunciò il mio nome. Non mi sembrò vero che ci fosse finalmente Qualcuno Lassù. Era un furiere, impalpabile come solo i furieri possono. Dopo il primo attimo di sgomento mi catapultai ai piedi della sagoma recitando la preghiera della licenza, il salmo del permesso e l’ode al non-servizio di guardia. Furiere IV si intenerì e, posta una mano sul mio capo, disse, enfatico:
- Su figliolo alzati, non è come tu pensi…
- Non sono di guardia?
- No…
- Neanche di pulizia camerate?
- Nooo…
 -Di courvè cucina?
- NO-OO! – si spazientì Furiere IV – Sei un soldato fortunato… Seguimi in fureria, sei stato assegnato a un ruolo importante.

Compagnia Pulizia Cessi


Il motto del 45° Battaglione era:
U MARESCIALL NUN CE STA, E CCHIAV NUN SE TROVEN, SE FATT SEMPE ACCUSSI’...
Appena giunto a destinazione aspettai circa una mezz’oretta, insieme ad altri setteotto predestinati. Un’attesa poco raggiante sotto i raggi del sole di agosto. La mezz’oretta sembrò durare un paio d’ore, prima che qualcuno si prendesse cura di noi. Si fece vivo un caporale, lardoso di fatto e Lordoso di nome, con appositi moduli da compilare. In base a questi ci sarebbero stati affidati i compiti più inerenti alle nostre attitudini psico fisiche. Alle cucine furono designati un gommista e un carrozziere, in officina ci finì un pasticcere, in infermeria un ragioniere. In fureria ci piazzarono uno studente del conservatorio, forse perché in fureria era tutta un’altra musica. Dai moduli risultò che ero un buon dattilografo nonché un esperto di trigonometria/cibernetica/informatica, per cui sembrò d’obbligo affibbiarmi alla Terza Compagnia a pulire cessi e camerate.
Ero appena giunto al 45° Battaglione, la guerra era cominciata.

Quando la Chiamo non c'è Mai

Quando la chiamo non c’è mai.
Mi sembra di essere alla lavagna, spaesato, a cercare di risolvere il perimetro di una figura concentrica. Il suo cell suona a vuoto, sto pescando in uno stagno senza l'esca giusta. Mi agito, quando non riesco a trovarla mi sembra di girare bendato. 
L'inverno sbiadito ha rotto da un po', mi congela gli occhi e mi riduce i piedi a ghiaccioli. Mi ha rapito l'attimo, direbbe Robin Williams. Questo ultimo quarto d'ora è infinito, magari entro in quel bar a bere un rum per scaldarmi l'attesa. Se nota le mie chiamate mi richiama? Sono schiacciato e indifeso, mi ammalerò di ansia stasera, mi sbucherò il cervello con brutti pensieri.
Non c’è mai, quando lo cerco. Quantomeno mi dia un segno tangibile della sua esistenza, senza che mi faccia pensare, che ne so, a una sua esplosione, a una guida fuori controllo, a un rapimento...
Squilla, finalmente!
E' lei!
- Mamma!!! Ma dove cazzo eri finita????

domenica 5 febbraio 2012

Strani Attimi Al Mattino

Strani attimi al mattino...
Strano che le cose che contano sembra non contino più. Strana la malinconia velata, che non sai bene da dove arriva. Strani gli anni che sono passati in tutte queste mattine...
Strano questo clima freddo, questo tempo che mi sembra rallentato, questo il cielo che è solo un cielo, e i disegni rugosi sulla mia faccia...
Strano stare al buio a rifiatare, e l'alito alcolico e burroso, e notare che non c'è nessuno che ti ascolti, i muri che non hanno occhi, la noia che a volte mi cancella, tanto da mandarmi ancora a farmi fottere...
Strano amare col sapore amaro, indispettirsi sui rancori e sui rimpianti, questo sorriso acido che non comprendo, questi attimi che passeranno se sono quelli che penso io...
Strana la mia sagoma, quando ne evito il contatto, quando sbuffo e mi sento folle, quando ne sono agitato, quando mi tocco senza eccitarmi...
Strano che mi aspetti di essere ancora io, di avere ancora dei bisogni, dei dubbi, delle mani, delle voglie...
Strano effetto fa la notte, quando non hai troppi filtri, quando non ti arrendi al silenzio, quando sei in tensione senza averne l'intenzione, quando ti senti minacciato e privo di fascino, strano non sentirsi più così profondo...
Strani attimi al mattino.
Ma sono solo attimi.

Zucchero di Kanna. 13

Quando c’è un party, nella CDM ci sono ventate di positività: si aprono veri e propri spiragli rimorchiatori, varchi verso sensazioni/emozioni rarefatte. La fiesta è in un appartamentino in centro, all’ultimo piano. In genere, agli ultimi piani, si fanno tutte le baldorie possibili senza gran rompimenti dei vicini.
La musica pompa a catena, tutta roba tecno e anglo, bubum bubum e bubum. Ci sono parecchie fichette ma anche troppe cozze, e penso che le cozze se ne potrebbero stare benissimo a casa.
Mollo il nucleo della CDM e mi distacco sornione tipo Pantera Rosa. Punto una tipa e attacco deciso. Dopo dieci minuti di conversazione folgorante riesco a capire che si chiama Jenny e che è arrivata da poco in Italia per fare l’insegnante alla British School: non spiccica una parola in italiano. Io mastico l'inglese delle scuole superiori, dopo venti minuti di dialogo incomprensibile restiamo a guardarci in faccia come salami stagionati. Lei, a questo punto, mi molla con garbo e se ne va a sculettare in mezzo alla folla danzante.
Vafangulo va’, scoliamoci tutto quello che passa il convento: almeno quando sarò imbriaco come una pezza forse mi verrà il coraggio per buttarmi dal balcone…

Testa di Donna


Il calore nella stanza è vuoto rimbambito che rimbomba di metallo sonoro. Anch'io sono di metallo,   fuso dentro il mio orecchio destro. La f azzurra di facebook emette un pagherò di luce violetta e intermittente. Un trillo mi sveglia dei crampi di merda, mentre sul mio blog il veleno si materializza in frasi che non ho mai pensato. Non ho il PIN per entrare nella sua testa: per entrare nella testa di una donna bisognerebbe essere trasparenti. Io non lo sono, e neanche il mio volto: mi riempio di attese che resteranno vuote, e alla fine sarò come una bottiglia di plastica non riciclabile. 
Le parole si perdono senza GPS, mi tocca lasciarmi emozionare da una grappa poco diluita. Guardo attraverso un cordless nero, non la vedo e non la sento. Mi abbandono sfavorevole al bianco e all'azzurro freddissimo della chat.
Stanotte russerò forte, arrossirò e poi diventerò verde di rabbia, come i segni decifrabili e numerici sulla tastiera del pc. Sono solo un numero in sequenza, dentro quella testa di donna, in sequenza non logica.
Non assumerò l'iniziativa, mi slabbrerò a denti stretti e mi costringerò a una non voglia. Fumo, sono elettrico di energia. Mi racchiudo dentro una data: fine gennaio, un gennaio lungo e freddo come sempre e lunghi sono i gennai. 
Non ho niente altro da aggiungere: tranne che lei non esiste, e questo è peggio...

sabato 4 febbraio 2012

Eppiending

  • Happy ending è il titolo di coda del giorno appena trascorso
  • Happy ending non si aspetta ma stupisce quando arriva
  • Happy ending si ripete inconsapevolmente e si azzera consapevolmente
  • Happy ending attende una sola chiamata per essere ricaricato
  • Happy ending è saltare ed esaltare
  • Happy ending esiste tutti i giorni!!
  • Nel tempo c’è solo un contrastante misunderstanding!!!

    Be happy

  • dimenticavo: happy ending è tornare alle 3 di notte e trovare luci accesa...


many thanx a chi, nella notte, me l'ha postato. e una cosa così non può postartela un uomo...

Happy Ending

Happy ending ha forme quadrate, rilucenti come brutti propositi di alluminio...
Happy ending incide mediamente bene mediamente male sul quotidiano...
Happy ending resta solitamente nascosto, si lascia sfiorare e cercare mai trovare...
Happy ending ha un prezzo sempre troppo alto per non pagarlo non dilazionato...
Happy ending è un disperato aggrapparsi al nulla come la Susan del film...
Happy ending ha un cellulare verso cui si fanno più di 1000 chiamate...
Happy ending non è mai troppo evidente né invadente...
Happy ending è sempre grezzo e ha bisogno di qualcuno che lo vernici...
Happy ending è un punto bianco su uno sfondo nero...

l'happy ending esiste solo nelle favole.
Nel quotidiano c'è solo un lungo un neverending.
No happy.