venerdì 24 giugno 2011

La Prima Volta Che Ho fatto L'Amore





La prima volta che ho fatto l'Amore

ho messo la spalla destra completamente fuori uso, perché volevo fare il figo appoggiato solo su un braccio tipo flessioni da parà, tanto che non riuscivo più a muoverla in nessun senso rotatorio

mi sono beccato un raffreddore da cani, dovuto al fatto che eravamo in macchina coi finestrini aperti, alle 4.30 di una notte d'estate, con l'autoradio che ululava un pezzo dei Mercyful Fate

mi è venuta una mezza congiuntivite, occhi rossi e lucidi e lacrimanti, dovuta al fatto che per le 5 notti a seguire non ho dormito per niente, per tanto che non ci potevo pensare che l'avevo finalmente fatto

mi si sono rammollite le mani e si sono prosciugati i duroni sotto i calcagni, che per tanta l'emozione il sudore mi ha fatto una sauna astringente da farmi preoccupare a un certo punto

mi è venuta una tendinite tra collo e e i muscoli dorsali sinistri, a furia di un incedere eccessivo, viste le mie inesistenti esperienze precedenti

per non contare il grave debito che ho dovuto contrarre per reperire le 120.000 lire

18-81






Rimugino su quello che sono stato. Se ripenso a tutto ciò che ho fatto mi sento coglione, un coglione che si raccoglie dentro la nostalgia e la malinconia. Ripenso ai tempi in cui mi bastava un piccolo sorriso. Alle occasioni sprecate, alle risse, alla noia che non ci vivevo più. Non vorrei starci a ripensare, ma ci ripenso ed è tutto ancora uguale. I ricordi sono angoli acuti, le storie non hanno trama, scopro un ghigno di denti bianchissimi al ricordo neo adolescenziale. Il passato, a volte, tira le somme senza la calcolatrice: e sbaglia.
Domani c'è la mia festa.
La festa per i miei 18 anni.
Spero di non essere invitato.

martedì 21 giugno 2011

Amoressia





Un'altra nuvola di fumo acre prende forma e prende sostanza attorno ai miei contorni.
Sono dentro un casino, non ci sto dentro la mia testa, e se ci sto non vorrei proprio starci.
Questo vivere rasenta il nulla, un nulla di desideri dentro il giorno più lungo dell'anno, sentirsi come la chiesa ortodossa d'oriente.
Mi affaccio alla finestra, metto la testa fuori, la strada è annoiata e sullo sfondo ci sono dei toni scuri.
Alla tele c'è un break, c'è la pubblicità, ancora un'altra ora e arriverà l'esplosione.
Butto giù un drink tutto d'un fiato, la telecronaca di questa notte prende già da ora i ritmi esagerati.
Ho già sonno, sono un po' spento, ho i pensieri in rivolta e una zanzara che mi dichiara guerra.
Sto in coma, eccome, sono ancora in coma ma va bene, va bene così, cioè è solo vascorossi nel lettore mp3.
Mi sembra di recitare una parte, una parte gratuita, faccio la vittima, mai il carnefice né il carnivoro.
Non mi fanno fare il protagonista in questo dramma, mi pagano poco e in nero.
Il tempo pare di polistirolo, mi si sgretola tra le dita, o brucia e sprigiona fumi tossici.
Cerco calore dappertutto, ma poi mi rendo conto che fa un caldo della madonna e allora col telecomando accendo il climatizzatore.
E' come perdere una partita a tennis contro Roger Federer, che lui ha una bellezza che ti distrae e ti fa sbagliare battuta.
Di notte parlo coi fantasmi, è piacevole perché le domande e le risposte le faccio io.
E quando sogno non è mai un sogno serio, perché mi viene di guardarlo dal di fuori e appena lo faccio si dissolve.
Mi servirebbe un telecomando anche per i sogni, tipo quello del climatizzatore.
Io mi ci butterei anche di sotto, giusto perché almeno stanotte si parli di me.
E invece salto sul mio letto, come un matto, con addosso il pigiama a righe che mi regalò il mio amico al ritorno da Marbella.
Questa storia non finisce, né si ciba a sufficienza: necessitano con urgenza delle flebo.
Corro dal mio medico curante a farmele prescrivere.

domenica 19 giugno 2011

Dosi Omeopatiche di Monotonia





16:15
Soundgarden, Down On The Upside
16:16
La borsa di jeans a fianco alla borsa rossa.
16:17
Cassa acustica e donna nera con turbante.
16:18
C:D n.10 2.29 azzurro, sul display.
16:19
Chris e Kim e Ben in piedi, Matt accovacciato.
16:20
Strisce nere e bianche verticali.
16:21
Tighter and tighter 6:06
16:22
Idea Bellezza Grandi Profumerie Coccinella e coda di topo.
16:23
La puzza di sudore sotto le ascelle.
16:24
L'elefante nano, il router digicom wave, il cordless, il bambù nell'acqua.
16:25
Il vento tra i rami del salice nel ritaglio della porta finestra.
16:26
Kennex Dolby Digital DVD VCD CD CDR-RW MP3 JPEG Picture CD Player Telefunken Millennium.
16:27
Il costume surfer azzurro, la maglia nera di toilette, gli infradito.
16:28
La foto del matrimonio di Marika e Elio, la foto dei nani, la foto di Shagri La Dee Da
16:29
No Attention 4:27
16:30
16:31
16:32
....
.....
vorrei.....
avere.....
un buon....
motivo.....
per essere...
triste....


Tobacco Sunday Afternoon Blues

Mecap è appena entrato nel Tobacco, un bucodiculo di piùomeno 10 metriquadrati. Lo sgabello di fronte, con sopra il comp acceso su Facebook. Il Pelato dietro il bancone. Mecap guarda il Pelato, poi, come se non bastasse, guarda me. L’aria è afosa, schifosa, burrosa. Niente aria condizionata qui dentro. C’è poca gente in giro, quasi nessuno.
Dammi una sigaretta, dice Mecap, e pagatemi da bere...
C'ho lo stomaco a cazzo eppoi sto male da stanotte, dico io.
Una Tennent’s si potesse fare, dice Pelato.
Giusto due minuti non di più, dico io.
E’ ancora presto. S’era detto alle dieci, al massimo alle nove e mezza, non prima. Ellastronza ha disposto che non si farà nulla prima dell'ora prestabilita. Una serata architettata da tempo, ben congegnata, che Ellastronza ha studiato tutto alla perfezione: quella Troia ha sgarrato, e adesso deve cagare.
Pelato fuma nervosamente una marlborolight. Mecap dice di accendere di meglio, che quella smoke è nu cess. Il telefonino sul bancone. Pelato lo girarigira e se lo riguarda. Ellastronza non ha ancora chiamato.
Dammi un'altra smoke oppure accendi un fumo serio, dice Mecap sbuffando paranoico.
 Io mi giro dall'altro lato, fisso il raggio di sole sbilenco sulla vetrina del Tobacco. C'ho paura, non lo vorrei fare, ma Ellastronza mi sputtanerebbe in tutto il paese. E poi c'ho 'sto stomaco capasotto. Mecap fa un’espressione del tipo quando cazzo accendi una roba buona? Pelato ribadisce che si sta innervosendo e vuole da bere una cazzo di Tennent’s.
Mecap fuma con più calma, se no finisce per annozzarsi. Fa caldo, schifoso, burroso. Niente aria condizionata qui dentro.
La telefonata arriva. Il display dell'iPhone si illumina. Pelato fa uno scatto rapido, afferra l’aggeggino. Risponde sottovoce: Sì? Va bene, occhei. Chiude il contatto in fretta. Io comincio a perdere tempo armeggiando sul mio di telefonino.
La Troia è uscita mo' mo', dice il Pelato.
Guardo Mecap con uno sguardo fuggevole, del tipo chiudiamola qui e lasciamo perdere. Mecap fa finta di niente, continua a sfumacchiare e tossire e sgranchirsi la gola.
Il Pelato esce dal bancone con in mano l'iphone responsabile della telefonata di conferma di Ellastronza.
Vado fuori a cercare di calmarmi... e vado a prendermi da bere al bar, dice il Pelato.
Io sono intossicato di attesa nevrotica, faccio dentro e fuori dal Tobacco.
Allora vuoi accendere la Giusta o dobbiamo fare notte, dice Mecap.
Non voglio sentirlo parlare, cambio direzione, non voglio il suo sguardo di ostentata sufficienza.  Torna il Pelato con la Tennent's in mano, gelata come che ci voleva. Ha un fare schizzato, ha fretta. Troppa fretta. Ha riappoggiato il telefonino sul bancone.
Tra una mezz'ora chiudiamo e raggiungiamo Ellastronza, dice il Pelato.
Ha rotto il cazzo Ella..., dico io insofferente.
Se ha detto così si fa così, dice Mecap.
Al Pelato gli viene un impeto: afferra l'iphone, fa il numero di Ellastronza. Dopo un po' Ella risponde: che cazzo vuoi?
Niente, dice il Pelato, niente...
Mecap butta la siga oltre l'uscio del Tobacco, me' diamoci una mossa, dice. Il Pelato si scola il residuo di Tennent’s tutto d'un fiato, resta più insoddisfatto di prima.
Tiriamo giù la saracinesca del Tobacco, il sole sta andandosene a puttane dietro i i monti del subappennino. Ciinfiliamo in macchina. Un pensiero fisso. Scomodo. Pungente. Crudo.
Quella Troia maledetta...
Dove ci aspetta Ella?, dico io.
Sotto casa sua poi si va al Campo degli Ulivi, dice il Pelato.
E muoviti allora invece di dire stronzate, dice Mecap, oh, accendete un po' di roba che mi comincio a appallare.
Fa un cazzo di caldo, dice il Pelato.
E c'ho ancora lo stomaco imbastardito da stanotte, dico io.



venerdì 17 giugno 2011

16 Sì





1. Sì ai giorni arrabbiati, incazzati, di cazzo, un po' sfatti, di ghiaccio, on the rocks
2. Sì al perdersi, poco per volta, come bucomani , come pezze dentro alcol, come cedere alle fottute tentazioni
3. Sì alle parole corte che ti si bloccano in gola, alle emozioni lunghe che durano più di un giorno, e alle ombre precise di mezzogiorno
4. Sì ai cicli mestruali, 5 giorni al mese con le mie interferenze, e non mi frega un cazzo
5. Sì agli occhi nell'anima, ma non viceversa
6. Sì al verso giusto, dritti dritti dentro la notte, attraverso le porte della percezione, intuitivo con in cuffia una song dei Doors
7. Sì all'ennesima potenza, a chi mi disinnesca, a chi non mi si concede, alle aggressioni quotidiane della routine più standard
8. Sì all'attesa cieca di giorni senza condizioni, che prima o poi arrivano, tutto non finisce in un lampo
9. Sì agli alieni alienati che siamo diventati, agli atlas ufo robot che deambulano per le strade
10. Sì a chi ti regala i suoi momenti notturni, e se non te li regala le notti restano notti ma non metafisiche, e quindi sarebbe meglio se te li regalasse
11. Sì alla prepotenza del vivere di ogni giorno, magari si potesse vivere un giorno sì e uno no, un alternarsi di pari e dispari o rosso e nero finché rien ne va plus
12. Sì a strafacciarsi le notti del week end, amarcord e doppiomalto in sequenza da star, star male, donne con parrucche fuxia, il mattino dopo, quando ti guardi allo specchio
13. Sì al ridere di quando hai bevuto troppo e al piangere di quando hai bevuto troppo poco
14. Sì a non restare in piano, a provare a muovere il piano inclinato, le scale di corsa fino a restare senza fiato
15. Sì, get up e get ready, se sei pronto tutto ciò che sta intorno lo vedi, ma lo vedi davvero
16. Sì alla Notte Signora, e alla Sua Scatola Magica, chitarre che parlano e voci fruttate di donne, una luna sempre più rossa, Antares affacciata sul terrazzo, a sbirciare chi chatta con l'iphone

Diciassette...

giovedì 16 giugno 2011

Sono Uno Sinistro







Stavo a casa sua, dal mio amico Ubaldo Dei Buchi. Si chiama proprio così, il mio amico Ubaldo. Stavamo a casa sua, a pranzo, soli io e lui. Mi disse, a un certo punto del discorso musicale che avevamo intavolato:
- Oh!, ma lo sai che consiglio m'ha dato il maestro?
- No, che cazzo ne so...
Lui andava da un maestro privato a studiare batteria, un certo Tonino Iervolicchio, che era di Bari ma veniva a fare gli stage a Foggia. Insomma dice che il maestro Tonino Iervolicchio gli aveva consigliato, per avere la massima autonomia delle braccia, di imparare a saper fare tutto sia con la mano destra che con la sinistra, cioè riuscire a fare una qualsiasi cosa nella stessa maniera con le due braccia.
Da quel giorno a pranzo del mio amico Ubaldo Dei Buchi, che si chiama proprio così l'amico mio, anche io mi sono flippato appresso a lui co' 'sto fatto di saper fare tutto con entrambe le mani. Per esempio imparai da subito a mangiare sia con la destra che con la sinistra, ad affettare il pane, a lavarmi i denti. Devo dire che i primi tempi era un fatto piacevole, mi creava una sfida interna e mi faceva sentire figo a saper fare molte cose con entrambe le mani.
Solo che, sai com'è, dopo un po' a me tutte le sfide un po' cazzoidi mi stancano. E così m'è rimasto che so fare solo alcune cose con entrambe le mani, per esempio allacciarmi le scarpe: cioè tante di quelle cose perfettamente inutili, che a farle con la destra o con la sinistra non cambia niente.
Devo dire che adesso, spesso, quando sto per fare una qualunque cosa mi fermo un attimo a pensare al mio amico Ubaldo Dei Buchi, che si chiama proprio così, e al consiglio del suo maestro Tonino Iervolicchio: un consiglio forse azzeccato per chi vuole imparare a suonare la batteria, ma per me sbagliato. Mi fermo a pensare, sempre, a quale mano usare, ecco, mi fermo e decido, senza nessuna istintività quale mano usare. E purtroppo tutte le volte, tutte le volte mi sembra di usare la mano sbagliata.
Questo volevo dire, e cioè che nella vita ti sembra sempre di essere inadeguatamente dalla parte sbagliata, e vafangulo Ubaldo i suoi Buchi e Tonino Iervolicchio...

mercoledì 15 giugno 2011

Muoio 86






Chi muore da solo muore 86 volte:
nella testa, senza l'immenso, senza idee lucide, senza un inizio, di giorno, in pochi istanti, senza donne, senza parlare, con poche storie, senza tramonti del cazzo, dentro tristezza e senza luce, senza aperture, dentro un enorme flash, senza capire, zitto, con la mano appesa, senza essere davvero lui, senza saper volare, senza spostarsi di un metro, dentro gli attimi della notte, senza tanto piacere,  con molti sogni scoppiati, senza palle per,  controvento, senza piangere, senza lasciarsi andare del tutto, come una corsa folle, dentro  il vuoto brutale, dentro un'eclisse, dal lato sbagliato, sminchiato, senza saper morire, senza preavviso, senza alba, senza saperlo scrivere, senza una ragione buona...
Non me le ricordo tutte.
Ottantasei.
Ognuno c'ha le sue buone ragioni.

lunedì 13 giugno 2011

STo Un Po'Di Merda Oggi




In questo periodo non sono in grado di dare il massimo. Non sono neanche in grado di dare il minimo. Troppi casini che mi succedono e si succedono. Non riesco più a scrivere, neanche una canzone demente tipo cori da stadio. La mia quotidianità mi ha un po’ fatto le palle quadrate. Vivo di troppee fantasie da mitomane, inseguo troppi sogni sporchi e sbucacchiati. Questi giorni sono stupidamente fatti di giri a vuoto nella notte. La mia routine è malata e non ci sono cure. Mi sembra una surreale corsa verso chiechecosa che non capisco. La città è sommersa di merda e sporcizia umana, e l'unica voglia che ti fa venire è di mandarla affanculo. I filing restano maledetti, non funzionano perchè di fondo sono io a non saper farli funzionare. Le sensazioni vere latitano, aleggiano come fantasmi e mi orbitano in una maniera troppo equivoca. Continuo a inseguire non so più cosa. Non comprendo se può esserci una soluzione. Sono pervaso da una voglia pazza di mandare tutto a fangulo e scappare via, non si sa bene dove.
Sto un po’ di merda oggi, s’era capito?

venerdì 10 giugno 2011

Quore Balbettato




Quasiquasi respiro male, ma lo decido io. L 'aria umida a volte è dura come pietra. Nella stanza afa e tormento. Sto dormendo. Arpeggio sulla chitarra una vecchia song di Neil Young: un microscopico rimpianto mi porta a pensare che forse una song così avrei saputo scriverla anch'io. Ma sono improduttivo, al minimo scoglio mi scollo da me. Niente aspettative, mi gioco la vita non pensando al futuro. Metto a tacere i sogni, che quelli nuocciono alla salute. Un pensiero in meno mi basterebbe per star meglio. 
Un'altra siga, oggi ho fumato poco. Le corde della guitar sono come i complicati ingranaggi della mia mente: non sempre accordate. Ho un ritmo ottuso nello stomaco, sono fuori tempo. Ho un quore balbettato. Il fumo caldo della siga aumenta l'afa ma non è un tormento. Sto dormendo. Neil Young cambia gli accordi sulle mie tempie. Questo Mi minore è lassativo. Suono senza volume, un po' come mi sento. Gli occhi mi bruciano, da troppo tempo sono sveglio. Ma sto dormendo. Le mie dita rugose un tempo non erano rugose. Non ho più sangue nelle mie voglie.
Mi appoggio con calma alla parete della mia cella.
Fatemi uscire da qui.

giovedì 9 giugno 2011

Acidi




L'anima è ingenua, tende a restringersi, a lasciarsi intimidire da questo porco mondo. Vivo un delirio quotidiano, ho una febbre a 46 (anni). Comincio a scottare, la pochezza di quello che mi circonda mi infetta. Mordo il labbro inferiore e sopporto la sofferenza, non sento niente, non ho niente da sentire, non ho voglia di dissentire.
L'aria non è triste, la rendono così tutti quegli attimi sprecati a guardarsi dentro. Lei è la mia ombra, è il contrasto con la luce del sole. E' un'arte riuscire a vivere di sola luce, io non ne sono capace, lei sì. Le mie intenzioni con lei sono serie, voglio rubarle questa capacità, perché la mia volontà di esistere è svenuta.

E' solo un effetto di acidi, lo so, tutto gira…

La mia anima s'annoia a star con me tutti i giorni. Sono sempre a 46, c'è solo lei a fungermi da antibiotico. I muscoli sono contratti, le mie idee distorte diventano insostenibili.
Lasciami pure qui, le dico, su un post it scritto in rosso, lasciami perdere, non farti infettare da me.
Le otto, le nove, le dieci, le undici, il tempo batte come una puttana. La mia Stella viene via un po' per volta, mi accarezza tramite sms. Milioni a essere inquieti, e quindi io, e quindi lei.

E' solo un effetto di acidi...

mercoledì 8 giugno 2011

Divinae Follie





Una nottataccia. La cricca mortuaria ha organizzato un excursus a ballare al Divinae Follie, a Bisceglie. Ho accettato entusiasta, ho pensato mo’ mi distraggo e non ci penso ai soliti guai merdosi rimorchiatori. Invece chi si presenta in mezzo alla serata? Loro due, crik e crok, Michele e Maddalena. A quel punto non potevo più fare dietro front, che ci facevo la figura del criaturo capricciosello. Per cui mi sono rovinato il fegato a vederli appiccicati, al Divinae Follie, a Bisceglie.
C’era un caldo della madonna, i muri buttavano fuori acqua e sudore e sangue. Appena entrati io ho pensato bene di scolarmi un qualche drink offerto da Raffaele. Poi è sparito, Raffaele: mi immagino che si è andato a cannare di disperazione in qualche angolo nascosto. Sono rimasto in quella postazione al bancone, e da lì purtroppo si vedevano Michele e Maddalena che ballavano come pazzi in pista, lui tutto simpaticone simpaticone e lei tutta presa per lui: 'sta stronza, se c’avevo una bomba...
Mentre me ne stavo lì a rodermi il fegato, mi si è avvicinata Carlotta, tutta tristolona. Ho recepito subito che non stava al meglio, e le ho detto che doveva starsene più arzilla, pensare più in positivo. Mi faceva così tanta tenerezza che l’ho abbracciata come una figlia, anzi una sorella. Le ho dato un bacio sulla testa, amorevole ma di amicizia: ma gliel’ho mollato proprio mentre al banco arrivava Gennaro, porcaputtana, che quello le va dietro come una zecca. Gennaro prima mi ha guardato storto, poi mi si è buttato addosso come una tigre della Malesia. Carlotta si è messa in mezzo, l’ha preso di peso e se lo è portato fuori prima che si scatenasse un macello di rissa. Deve avergliene dette di tutti i colori, perché dopo un po’ sono rientrati: lei tutta incazzata, lui tutto moscio e con lo sguardo appeso. A lui l’ha mandato a distanza, e a me mi è venuta a consolare: mi ha dato un bacio sui capelli, proprio come ho fatto io con lei prima.
L’atmosfera era partita benino, ma è finita male: a un certo punto ho cominciato a guardare storto Michele e Michele a guardare storto me. Sommando anche la mortificazione cronica di Raffaele, mi sono scazzato e, preso anche da troppo alcol, ho cominciato a inveire contro tutta quella negatività che c’era in circolazione. Michele si è alterato, perché così gli si guastava la bella atmosfera romantica con la stronza zoccola. Ma se volevi il romanticume perché non te ne sei stato fuori al chiaro di luna? Michele ha preso a sbraitare di brutto contro di me e la mia fottuta paranoia, tanto che un bodyguard del Divinae Follie, a Bisceglie, è arrivato di corsa e ci ha cacciati.
Fuori dal locale Michele ha pensato bene di cazzottiarmi, altro che amici per la pelle. Ce le siamo menate alla grande, fino a che Raffaele non è riuscito a separarci. Certo ci siamo ridotti proprio male, a trent’anni a fare a botte come i ragazzini senza sapere neanche bene per quale motivo.

martedì 7 giugno 2011

Fine Delle Trasmissioni




Ho voglia di cercarmi stasera. Ho voglia di sentirmi affollato come un sabato sera. Me ne andrei nella cantina più storica della città, a starmene zittozitto dentro una particolare aura polverosa. Innesterei nell’ampli della mia testa un jack nuovo di zecca, in modo che non possa gracchiare. Voglio sopravvivere senza nastro adesivo nero da elettricista appiccicato addosso.
Accendo la luce e ne valuto gli effetti: il corvo nero se ne va. Sento un chorus di anime in strada che accende una melodia nella mia anima. Una mosca fa fuzz sul vetro della finestra. Sparo un po’ di hard rock per decomprimermi. Volo come un angelo tra i 4 angoli della stanza, i riflessi delle lampadine sono psichedelici.
E' mezzanotte.
Sto imballato dentro un cellophane. L’aria si impasta di pensierie che entrano ed escono dalla mia testa senza chiedere il permesso. Le corde vocali sono taglienti come coltelli, quindi non parlo. La notte si squarcia come una chitarra ossessiva suonata da The Edge.
Suonano alla porta: fine delle trasmissioni.

Oggi




Sai quei giorni che proprio, proprio, proprio?
Così.
Oggi me ne sto per i cazzi miei.
Oggi mi sento brutto.
Oggi mi sento nudo.
Oggi mi sento piccolo.
Oggi mi sento inutile.
Oggi mi sento assente.
Oggi mi sento sporco.
Oggi mi sento un barbone.
Oggi mi sento povero.
Oggi mi sento malato.
Oggi mi sento senza sangue.
Oggi mi sento in coma.
Oggi mi sento lontano.
Oggi mi sento un oggetto.
Oggi mi sento caduto.
Oggi mi sento a pezzi.
Oggi me ne sto per i cazzi miei.
Sai quei giorni che proprio, proprio, proprio?
Così.

giovedì 2 giugno 2011

Ordine Della Notte






Siamo soli.
Davanti alla Cattedrale.
Le tre di notte.
Una tonnellata di birre.
I colpi della sbronza.
I fumi dell’alcol non svaniscono.
Tristezza purissima
Notte con la punta di un diamante.
Ti si scioglie la lingua
E il fegato.
Parlati, sfogati.
Vortice parole/paure.
Sviluppi psicomotori.
Sintomi di innamoramento fulminante
Situazioni sconnesse.
Risoluzioni a breve scadenza
Perenne piattezza
La quotidianità
Le Zone Erogene
Bilancio consuntivo
Attività masturbatoria
Motivazioni addotte
Illazioni tutte derivate
Le forze ormonali
Il punto G
Innamoramento e sensi di negatività
Ulteriori tonnellate di birre
Le riunioni notturne
Dare un senso
Creare dei picchi allucinatori
Estratti erbacei mediorientali
Le ore pre notturne
Il dopo la mezzanotte
Pulzelle con aria fatata
La scarpetta di cristallo in mano
Natale, Pasqua e Pentecoste

- Le raccogli tu le bottiglie vuote?
- ...buuurppp....
- Vabbè, le raccolgo io...