martedì 29 maggio 2012

I Fonzies e i Cicciopolenta


Aforismi essenziali per chi vuol davvero capire la Vita:

I Fonzies e i Cicciopolenta non sono la stessa cosa;
Dare una bottarella a una tipetta fighetta ti garba una serata e basta;
Ascoltare l'amica paranoica per due ore al pub ti sgarba una serata e basta;
Essere demenziali funziona solo in velocità;
Essere un'ombra produce solo lentezza;
Le donne vanno vissute dal vivo, non in chat;
Bere del whisky al Roxy Bar non ti fa sentire una star;
Guardare Lucarelli su Rai3 gonfia la mente ma anche le palle;
La spiaggia di Copacabana è lontana, il Lido Kursaal di Siponto è a mezz'ora di macchina;
La Congrega dei Dispiaciuti è una setta a cerchio chiuso;
Leggere le carte non predice il futuro, rivisita il passato;
Il melone di pane è gustoso più di una torta gelato;
Rigirarsi i pollici ogni tanto fa bene;
La musica commerciale anni 70 è ballabile ancora adesso;
Salvare il totano del Mediterraneo dall'estinzione è meritevole di rispetto;
4 gatti e 2 cozze al bar immiseriscono le intenzioni;
La commessa di Benetton sta lì ovviamente solo per favorirti gli acquisti;
Suonare 3 pezzi rock è meglio che suonarne 2;
Le donne più improbabili sono quelle più trombabili;
Essere uno spasimante alcolizzato porta alla devastazione;
Le mie poesie macabre sono divertenti;
Zio Tom è morto e nessuno vuol fittare la capanna;
Sulla riva del mare fuoriescono, alla lunga, le migliori zoccole;
I Blues Brothers alla tivù sono il cancro della programmazione televisiva attuale.


domenica 27 maggio 2012

Zucchero di Kanna. 58



Non ho voglia di cercare quel Qualcosa stasera, ho voglia piuttosto di distruggere il mito inesatto del sabato.
E allora me ne vado tutto solo nello Scantinato, zittozitto mi tiro fuori la chitarra acustica dal fodero polveroso, innesto nell’ampli un jack che sopravvive grazie al nastro adesivo nero da elettricista e accendo la pedaliera degli effetti, che gracchia come un corvo nero. Parto con un po’ di arpeggi che sottolineano la melodia della mia anima, poi un po’ di hard per decomprimermi la rabbia, un po’ di effettistica psichedelica per stordirmi. Resto solo fino a mezzanotte, lasciando che i suoni mi imballino tipo cellophane. L’aria si impasta di note che entrano ed escono dalla mia testa senza chiedere il permesso, le corde della guitar diventano coltelli, il plettro uno stiletto. Squarcio questa notte cruda finchè non mi sento io stesso una grande enorme chitarra di sangue e carne.
Mi suono.
Mi sento suonato.

Non Tutti


5 del mattino, faccia assonnata, occhi appesi. La vidi entrare in fretta nell'atrio della stazione. La stavo aspettando con ansia e emozione di ragazzino al suo primo flirt. Le andai incontro con affanno, per niente sicuro di me. Lei aveva un sorriso e uno sguardo preciso, da farmici preoccupare.
La salutai con un bacio formale, la feci accomodare nel bar, fottendomene degli sguardi di quelli che non si fanno i cazzi loro. Ordinai due caffè. Lei parlava sciolta, del più e del meno, un po' a disagio in questa prima conversazione dal vivo invece che in chat.
Mi ha fatto paura.
Se fino a quel momento avevo giustificato me stesso col fascino virtuale della chat, adesso non avevo più scuse: dal vivo lei non mi procurava l'effetto download. Ovvero non mi scadeva, ad avercela lì davanti, anzi.
Cercavo di metterla a proprio agio, ma in realtà sul negativo c'ero io, perché quella situazione mi spiazzava, da qualsiasi parte volessi guardarla. Volevo farla parlare di sé, farle raccontare cosa si sente dentro quando è con me, in chat. Ma i discorsi erano improbabili, fatti di tentativi di conoscenza.
Restò con me una mezz'ora, poi si alzò e mi disse:
-Fatti salutare con un abbraccio...
L'abbraccio fu caldo, stretto, un contatto ormonale che mi sconquassò le vie dirette di comunicazione tra cuore e sesso. Questa donna mi faceva sognare e eccitare.
- Li abbracci tutti così gli amici?
- Non tutti...

Zucchero di Kanna. 57



La vendetta è un piatto che va servito freddo: li aspetto tutti al varco, ‘sti stronzi, con i loro modi da grandi snob, ‘st’infamoni, con la loro ritrovata allegria del cazzo.
Maria A Pacc è la prima della lista. Mi comincia a raccontare di un film visto alla tele, e ci mette dieci minuti a rendersi conto che non apro bocca. Meravigliata, mi chiede che cos'ho che non va.
- Jam mja fajj jja jingua…
Ci mette altri dieci minuti a capire che sto dicendo che mi fa male la lingua. Non ci crede.
- Andiamo in un bar fuorimano che mi racconti che tieni stasera per la capa.
Andiamo in quel pub che sta alle spalle del Puzzo, nella traversa a destra. Ci fermiamo nell’afa a bere una birra. All’inizio non volevo aprirmi, ma poi mi sciolgo a raccontarle come mi sono sentito solo e snobbato ieri sera. Maria mi spiega con una amorevolezza di madre che devo capire che ognuno c’ha i suoi cazzi, e quando si hanno i propri cazzi succede che non ci si accorge dei cazzi che c’hanno gli altri.
C’hai ragione Marì, è che io certe volte mi sento solo e fragile come un bambino, grazie Marì, ci volevano ‘ste tue parole di conforto, grazziassai Marì, tu sì che sei un’amica con le palle, graziegrazie Marì, oh!, Marì ma che fai?, le paghi tu le birre?, mado’ Marì, mo’ sei ancora più amica!


giovedì 24 maggio 2012

6.35


Una fitta allo stomaco quando si accendeva la luce verde sulla chat, e lei era online. Ci provai, dopo un po', a sparare forte, per colpirla: a bruciapelo dissi che volevo baciarla. Minacciavo di farlo davanti a tutti, ma erano scarse probabilità rilanciate al buio. Lei rispondeva ridendo, Mavattenevà, mi scriveva in fretta, ma io sotto sotto nutrivo l'attesa di un incontro a quattrocchi unanimi.
Non avevo nessuna intenzione di infilarmi in quel triangolo: ero cotto e volevo rubarla alla sua vita noiosamente standard. Quando sei così preso è come se avessi le mestruazioni: sei nervoso e vorresti che tutto terminasse per il meglio all'improvviso. Quella danza di parole in chat durava ormai da settimane, puro cazzeggio che non riuscivo a ben direzionare.
Al bar mi limitavo ai sorrisi e qualche frase sfuggente, così com'era lei. Indurla ad uscire fuori di casa mi sembrava storia impossibile. Nuove domande imbarazzanti gliele ponevo sempre più spesso, a crudo: se amasse suo marito, se avevo speranze di ottenere il suo numero di cellulare, se aveva un senso chattare a quell'ora di notte. Lei si nascondeva dietro risposte sarcastiche, fughe dietro parole paradossali e complicate.
Mi squillò il Nokia alle 6.35 di quell'assurdo lunedì mattina.

mercoledì 23 maggio 2012

Zucchero di Kanna. 56



ore 22: Maria A Pacc passa dall’altro lato della Piazzetta, mi saluta fugacemente e va via con un tipo altoalto e faccia da pescelesso;
ore 22:15: la Bovina passa avanti a capabassa e non mi caga affatto;
ore 22:25: Raff e la ex guagliona dicono “ci vediamo dopo”, che c’avevano da parlare;
ore 22:40: Rosa Pajella, sottobraccio con uno tutto leccato di capelli, mi fa a stento l’occhiolino, come a dire “hai visto che fustacchione che ho rimorchiato?”
ore 22:55: Geronimo volutamente mi evita;
ore 23:10: Nic non si vede, di sicuro non sarà uscito;
ore 23:20: la Scoria mi dice “ciao” ma non si ferma.
E che cazzo, snobbato pure dalla Scoria no eh!


Dieci Regole Smontate



(da leggersi quale seguito di Dieci Regole)

  1. Se non dovessi aspettarmi nulla da un uomo, allora perché cercarlo tutti i giorni?
  2. Se dovessi credere a quello che credo, allora perché io chiedo e ricevo conferme?
  3. Se dovessi agire da sola, allora perché prendo il caffè con te per telefono?
  4. Se dovessi vagare per la città, senza soldi nel borsellino, l'aperitivo chi me lo paga?
  5. Se mangiassi solo quando ho fame, perché non mi metti tu a dieta?
  6. Se non dovessi avere ambizioni, io su questo script che ci sto a fare?
  7. Se non ti ascoltassi, come potrei capire che non vuoi mandarmi via?
  8. Se allearsi col nemico... ma che cazzo significa?!?
  9. Se dovessi bastarmi, dovrei farmi bastare anche te
  10. Se dovessi mentire a me stessa lo farei solo di notte non pronunciando il tuo nome

Le suddette obiezioni non hanno alcuna valenza se anziché una donna ve le dice la vostra bambola gonfiabile...

lunedì 21 maggio 2012

Dieci Regole


1.    azzerare le aspettative
2.    lasciar credere quello che si vuol credere
3.    agire da soli
4.    io vado, chi vuole s'aggreghi
5.    mangio quando ho fame
6.    non avere ambizioni
7.    non ascoltare gli altri
8.    allearsi col nemico
9.    bastarsi
10.    non mentire a se stessi

      le suddette regole non valgono se siete una donna...

sabato 19 maggio 2012

Sbando




    Lei non c’è mai. La sua immagine riflessa nella mia testa è un ripetersi di figure concentriche, che cascano come birilli dentro il mio vuoto. Mi sto facendo del male,  sarebbe più semplice strafacciarmi di coca e basta.
Sbando al minimo dubbio sulla mia vita. Sono stato baciato dalla fortuna solo nel trovare subito l'appoggio nel lavoro, sono in gamba in questo, so il fatto mio, il mio Capo mi stima e mi porta sul palmo della mano.
Lei era il mio paradiso prossimo annunciato, e ci credevo, solo fino a che mi parlava in chat: diversamente è solo un film sbiadito che gira al ralenty nella mia capa. Mi sono abbrustolito in una Lost Summer Sky, dentro la città arroventata da cumuli di immondizia che bruciavano. L'idea di lei infiammava l'orizzonte fuori e dentro me, calore a distanza, quel calore che oggi ti scalda e domani ti ghiaccia.
Lei non avrebbe mai tradito suo marito, o almeno non era nelle sue intenzioni. Mi raccontava di una vita familiare serena, ma io percepivo, nei dialoghi in chat, che c'era una nota incrinata in quelle affermazioni: nel confessarlo perdeva verve e fascino. Stava diventando un brutto inferno per entrambi, ci stavamo infilando in un vicolo cieco.
Con quei contatti virtuali lei mi schiacciava con la sua euforia/ironia, io controbattevo indifeso, soggiogato com'ero dal desiderio di averla. Quelli erano giorni malati. Cercavo il Cielo in lei, le volavo intorno come un corvo nero che insegue una farfalla dalle ali colorate.
Questo sogno sta per finire, è tangibile ma si ferma qua: stanotte imploderò tutto. Ho tirato una riga fantastica, mi sento imbevuto di noia ma leggo la notte indefinita: perché lei è qui, ai miei piedi, come una nota stonata.
Ok, lei non parla più: adesso parlo io.

venerdì 18 maggio 2012

Zucchero di Kanna. 55



Sai quei giorni che proprio, proprio, proprio? Così.\
Oggi me ne sto per i cazzi miei. Oggi mi sento brutto. Oggi mi sento nudo. Oggi mi sento piccolo. Oggi mi sento inutile. Oggi mi sento assente. Oggi mi sento sporco. Oggi mi sento un barbone. Oggi mi sento povero. Oggi mi sento malato. Oggi mi sento senza sangue. Oggi mi sento in coma. Oggi mi sento lontano. Oggi mi sento un oggetto. Oggi mi sento caduto. Oggi mi sento a pezzi.
Oggi me ne sto per i cazzi miei.



martedì 15 maggio 2012

La Cosa



La Cosa fa domande mentre dormi, tu rispondi con un solo nome.
La Cosa trasforma il lunedì in sabato.
La Cosa non ti fa mai pagare le tue colpe e neanche il caffè al bar.
La Cosa si sintonizza sulle tue frequenze anche quando stai incazzato e seduto storto sulla sedia.
La Cosa è il tuo sogno psichedelico, e Love Me Two Times dei Doors diventa un pezzo da balera.
La Cosa è sincera anche nei giorni festivi, quando l'apatia prevale.
La Cosa non sbadiglia mentre parli di te.
La Cosa non ti fa sentire l'ennesimo coso.
La Cosa ha freddo quando ha le sue cose.
La Cosa parla senza senza sparlare.
La Cosa non capisce niente di riff rock blues, ma quando vuole balla a tempo.
La Cosa fa walking per le scale anche se l'ascensore è al piano.
La Cosa è la Donna Invisibile...

Zucchero di Kanna. 54



Luglio

Mia madre dice che a furia di starmene sempre buttato davanti al computer diventerò sgobbato come il gobbo di Nostradamus.

Sono il cavaliere errante della rivoluzione sentimentale. Sono lo zapatista delle anime solitarie. Sono il comandante Marcos dei cuori che non battono. Sono un campesino che si batte per avere più terra da coltivare in questo mondo arido. Sono il desaparecido dell’amore scomparso. Sono un ribelle vestito da gaucho che erra per le sconfinate pampas dell’esistenza. Sono uno sconfitto e invincibile indigeno della Terra del Fuoco che scruta l’orizzonte lontano. Sono un cangaceiro pronto a lanciare le sue bolas contro un pessimo futuro ottimista.
Sono Malquevada, perché penso che non potrebbe andare peggio.

Animanegra



Io non ho un'anima da negro, respiro sabbia dal mio deserto.
Non ho una Venere da venerare, ma vene rare e arterie incrostate.
Non ho occhi di giada, e se c'è da decidere non mi lavo le mani.
Odio le uova alla Bismarck, non so cosa sono e le odio a prescindere.
Ho un cielo finito, Leopardi mi metterebbe un'insufficienza.
Ho una vita come un mosaico, evito parole collose come glassa.
Vedo monocolore, ho un grigio monossido dentro.
Ho il cuore laccato, ombrato dentro una giornata storta.
Non faccio la mano morta sull'autobus, anche se non sempre sono lucido.
Vorrei chiamarmi con un nome solo ed avere una faccia in più.

domenica 13 maggio 2012

Zucchero di Kanna. 53



/ancora in chat per me?
/vuoi parlarmi in maniera seria stavolta?
/l'avrei fatto anche allora, ma non me ne hai dato il tempo...
/questi anni passati ti hanno incupito...
/questi anni passati come un Cupido incupito...
/lo vedi? Continui a giocare, ti nascondi sempre così.
/ti sbagli, io scherzo solo quando sono serio.




sabato 12 maggio 2012

Apnea


Stammi alla larga, mi stai sul cazzo.
Non avvicinarti. Non contattarmi in chat, non mi diverti. Lasciami la mia notte e il mio cuore e il mio stomaco. Non farti trovare davanti al bar a bere con gli amici. Non farti riconoscere. Ridammi le mie foto, ridammi i ricordi reali che ti ho concesso. Non capitarmi a tiro, non rendermi complice con i tuoi sguardi traversi.
Hai salutato tutti all’improvviso, mi hai lasciato un gancio nello stomaco.
Il buio intorno, adesso, è il mio fondo. Ritornare indietro no, restare a distanza e poi correre correre.
Sei la mia testa che ronza come una zanzara bastarda. Sei una di quelle storie che non  arriva da nessuna parte. Sei occhi bruciati, sei l'ultima alba vissuta.
Non posso già ululare alle sei del mattino.  Occhi spalancati sullo spiraglio di luce dalla finestra. Il caffè amarissimo che peggio non lo potevo fare. I pensieri che affollano l'ingresso della testa, il taglio col rasoio, schizzo rosso sullo specchio. Una magra colazione con biscottini con lo 0.01% di grassi. E intanto nelle vene scorre altro veleno. Sono di nuovo solo, il silenzio assordante e il mio respiro in apnea.
Vorrei riuscire a non guardare più indietro...

giovedì 10 maggio 2012

L'Ecuilibrio



L'ecuilibrio non sta né in cielo né in terra, è solo una questione di baricentro del cervello.
L'ecuilibrio non lo puoi spegnere, solo riaccendere.
L'ecuilibrio è tutto ciò che ti serve per dare alla tua vita un tocco digitale.
L'ecuilibrio è gratis.
L'ecuilibrio si misura in scatti telefonici al cellulare: se nessuna chiamata arriva allora devi pensarci tu.
L'ecuilibrio è pura tecnologia: scoperti i tasti giusti è facile da usare.
L'ecuilibrio ti dà la possibilità di collegarti a chiunque di giorno e di notte.
L'ecuilibrio non ha il decoder incorporato.
L'ecuilibrio è a alta definizione se gli mandi un segnale stabile.
L'ecuilibrio non ha preferenze e nessun collegamento con internet key.
L'ecuilibrio è comodo se usi un solo telecomando.
L'ecuilibrio è semplice e rivoluzionario ma non on demand.
L'ecuilibrio non deve preoccuparti se ti annulla.
L'ecuilibrio ce l'hai già preinstallato.
L'ecuilibrio non necessita di un nuovo impianto nella tua testa.
L'ecuilibrio è la capacità di sorridere al tuo pc che continua a sottolinearti in rosso che si scrive “Equilibrio”.

Un Bel Film



Vorrei addormentarmi ma non posso spegnere tutte le luci.
Restano mille gli interrogativi ai quali non so rispondere.
Sarebbe più facile girarli a lei.
Non ci siamo mai incontrati.
Lei non permette nessuna evolution.
Senza capire che profondità hanno i suoi sguardi non potrò mai capire cosa voglio da lei.
Sembra solo un bel film che gira nella mia testa.
Mi sembra più che lei cammini verso nuvole nere.
Lei nel sole non c’è, di giorno è assente.
Rubo parole astruse alle mie memorie.
Sembra così bambina.
Non so se è un vero Feeling, perché non la posso toccare.
L’idea pura che ho di questa storia è satura.
Mi riempio di illusioni e aspetto di vederla arrivare nel sole.
Le ho dato il mio numero di cell.
Ma corro come un treno verso una galleria chiusa.

Zucchero di Kanna. 52



Certe volte vai in Piazzetta e resti solo, ma solo con qualcuno, tipo con Nic e Raff, a parlareparlare, colmi di maschere e bisognosi di lui, Santo Alcol, che te lo butti giù di brutto, e allora pensi che tutto ha un sapore amaro.
Poi il giorno dopo tutto torna uguale.

Stasera incontro per caso Maria A Pacc mentre mi stavo dirigendo al Puzzo. Mi ha visto triste desertico e ha detto: Vienitene con me, c’ho degli amici al Piper, tu c’hai bisogno di cambiare aria.
E infatti volevo cambiare aria, smaltire tutto il deserto degli ultimi giorni.
Sono stato con lei tutta la serata davanti al Piper, in mezzo a ‘sti suoi amici gagherini. Non mi garbano assai, però meglio di un calcio nelle palle era, lontano dal Puzzo e dalla Cellula Della Morte e da tutte le situazioni inutili della mia vita.
Ma le cose cambiano di botto senza che te ne accorgi. Te ne vai in Piazza Erogena perché Maria A Pacc se n’è andata a casa, e allora solo in Piazza puoi pescare qualche visonoto. Hai ripetuto a te stesso che è ora di finirla con la mortificazione ipertensiva interiore e te ne sei andato in Piazza frizzante come una cocacola. Ma arrivato là chi ci trovi? Raff!, cannatosolomortificato perché ha chiuso definitivamente con la guagliona Abbottapall. E vallo a consolare, tu che da una vita stai solo dentro, tu che non riesci a galleggiare in questo mare di merda, tu che non riesci a vivere un’emozione vera fino in fondo, tu che proprio stasera è la prima volta che non hai pensato di impiccarti vallo consolare...

lunedì 7 maggio 2012

Voyeur



Tendenzialmente dark, zona malata, l’anima.
Non sono cattivo, gonfio di malessere, gonfiarmi le palle.
Vangogh/Guns’n’Roses, parte scura, sogno interrotto.
Scura doppio malto, brillo allucinato, storie quotidiane.
Polvere da sparo.
Sguardi sfuggenti, nutella salata.
Pesci fuori dall’acquario, strafatti.
Ho un’infiammazione gengivale che mi tortura.
Spari online.
Fa un caldo boia, un lunedì inutile.
Humour lapidario.
Le parole vanno e vengono affilate, mordenti.
La mia parte disturbata.
Quel contatto dal vivo, disarmonico disaccordo.
Un Adesso tutto nostro, fare il voyeur.
Tendo trappole, bere un drink, questo gioco mi sembra.
Senza sapere dove andare, dentro di lei.







domenica 6 maggio 2012

Nice To Meet You


    Nice to meet you.
    Le luci intermittenti della sera, questa mia testa che se ne va in down un giorno sì e l'altro pure. Fumo una siga e mi chiedo se quello che faccio per lei lo farei per un'altra. Nella mia vita c'è solo gramigna, solo sensazioni impure, notti solitarie, video su youtube e qualche sega. Riempire il Grande Vuoto.
    Non la vedo da anni, ritrovarla così per caso su questo social network del cazzo. Se Dio c'è non gioca a dadi. Non mi costa nulla crederci. Lo spettacolo dei flashback mi esplode dentro, sto viaggiando in un buco dentro il mio cuore incartapecorito. Essere single alla mia età è una pessima credenziale. 
    Non c'è mai il tempo giusto, la difficoltà dei contatti, i perenni dubbi. Storia balorda, surreale, che mi inacidisce. Nice to meet you.

Zucchero di Kanna. 51



Siamo rimasti davanti alla Cattedrale fino alle tre di notte, io, Nic e una tonnellata di birre. Solo verso quell’ora tracollata abbiamo accusato i colpi della sbronza. C’è voluto un po’ prima che i fumi dell’alcol svanissero: una tristezza purissima, di quelle che si tagliano con la punta di un diamante. Quando c’hai ‘sto tipo di tristezza ti si scioglie la lingua, oltre che il fegato. Abbiamo parlato e parlato, ci siamo sfogati, abbiamo creato un vortice di parole e paure.
All’ordine del giorno (o meglio della notte):
  1. sviluppi psicomotori della comparsa dell’Indiana, situazioni ad essa legate e risoluzioni a breve scadenza
  2. discussione sulla perenne piattezza della Cellula Della Morte, proposte futuribili e non
  3. nuova mappa geopolitica delle Zone Erogene della Piazzetta, strategie connesse
  4. bilancio consuntivo sul primo semestre di attività masturbatoria
Il Consiglio dei Due, dopo ore tre di seduta straordinaria, viste le motivazioni addotte dal sottoscritto in merito al punto 1, riaggiornate le illazioni tutte derivanti dal punto 2, preso atto delle nuove forze ormonali del Paese di cui al punto 3, approvato il bilancio masturbatorio punto 4, delibera che:
questa è la vita nostra...
La seduta è tolta.


venerdì 4 maggio 2012

Recidivo



Il Feeling a un certo punto comincia, è recidivo...
Il Feeling a un certo punto potrebbe trovare la scritta Stop a terra...
Il Feeling a un certo punto potrebbe giungere a morte precoce, se solo non avesse le unghie lunghe...
Il Feeling a un certo punto potrebbe guardare al domani, se solo mettesse la sveglia...
Il Feeling a un certo punto potrebbe perdere la fame, se solo dicesse "vengo" anziché "vado"
Il Feeling a un certo punto potrebbe veleggiare al sole dell'equinozio d'estate...
Il Feeling a un certo punto potrebbe avere 99 anni, purché le cifre restino due...
Il Feeling a un certo punto potrebbe sgranare i meccanismi, se solo non si usasse olio extravergine...
Il Feeling a un certo punto avrebbe spazio in un deserto, formato 38 - 41 come orme di piedi...
Il Feeling a un certo punto sarebbe metafisico se avesse la mattità...
Il Feeling a un certo punto potrebbe avere un sorriso da che cazzo ne so...
Il Feeling è Feeling quando non fa il voyeur...


martedì 1 maggio 2012

Zucchero di kanna. 50



Mi sono puntato una tipa, in Piazzetta, e questa non è proprio una novità. E' una tipa particolare, sembra un’indiana, e forse per quel suo fascino indù non riesco a staccarle gli occhi di dosso. La cosa mi prende di brutto, tanto che Nic Scorreggia e Maria a Pacc mi hanno sfottuto per tutta la serata fino a quando non è arrivato Andreotti. Andreotti è uno piccoletto e sgorbietto, che quando arriva si appiccica e ti guarda senza dire troppe parole. Quando parla dice velenosità, forse perché lui è uno che non ha mai scopato e quindi tiene i problemi.
Per una volta Andreotti mi ha salvato, perché appena arrivato lui, Nic e Maria si sono zittiti: non li sopportavo più con il loro sfottò indù. Ma non avevo messo in conto l’entrata in scena della Bovina: ‘sta stronza ascolta per filo e per segno tutto il racconto cabarettistico del flip per l’Indiana, sceneggiato con dovizia di particolari da Nic Scorreggia. Poi si allontana gattona e dopo cinque minuti torna mano nella mano con l’Indiana, che è un’amica sua! La bella squaw si presenta timida timida, rossarossa per l’imbarazzo. Io divento piccolo piccolo per la vergogna, e gli altri a ridere sotto i baffi.
Gli Altri, sempre altrove rispetto a me.

Le Voglie


  


Voglio ballare un valzer in quattro quarti

Voglio entrare nella banda delle Iene ed essere il colore nero

Voglio sputare al cielo che in faccia mi viene
Voglio volare voli sterili
Voglio suonare le dissonanze
Voglio avere percezioni impercettibili

Voglio che la follia sia lucida
Voglio darmi una terza chance
Voglio i muscoli sfibrati dallo stretching
Voglio scopare al suono dei violini
Voglio diventare calvo col ciuffo
Voglio scoprirmi maledetto come in Belli e Dannati
Voglio essere desperado con gli Eagles
Voglio urlare certi silenzi 

Voglio una donna senza i soliti pruriti
Voglio fare outing senza nulla da outingare
Voglio una notte da russian roulette
Voglio fermare la mia forza centripeta
Voglio un moto ascensionale verso il basso
Voglio drogare le passioni
Voglio un coito, ergo sum.

Voglio una vita estetica
Voglio una nemica anemica
Voglio accorgermi della vita che passa
Voglio entrare a Tucson e dire Que pasa?

Voglio voglio fortissimamente voglio
Mi sento un alfiere

Zucchero di Kanna. 49



Giugno

Mia madre dice che se continuo a mangiare così male mi verrà il polistirolo nel sangue.

Con Nic Scorreggia ho fatto sedici chilometri su e giù per la Piazzetta senza pescare nessuno. Una serata moscia, così moscia che pure il caldo era moscio. Poi è arrivata Maria A Pacc e loro due si sono messi a parlare di filosofia zen. Nic non ci capiva un cazzo ma faceva sissì sissì con la testa per dovere di amicizia. A me invece mi becca una Pamela triste triste, che bellebbuono mi dice: Vieni con me ho bisogno di parlarti.
Mi porta con la sua macchina dritto al Posto Pomicio, alla Figgiccì. Al buio io resto un po’ teso, questa proprio non la capisco, non so proprio che vuole mo’, visto che era una vita che non si faceva viva.
Comincia a piangere, all’improvviso: ha scoperto che il suo belloccione la tradisce, quello del Mercedes. Piange di brutto come una fontana, dice che gliela deve far pagare, si deve vendicare. E mentre parla di vendetta mi sbottona le brache e mi massaggia il pesciolone, che resta rattrappito come me. La situazione è sull’orlo del tragicomico: le prendo la mano segaiola e la appoggio sul mio petto villoso all’altezza del cuore. Lei capisce il gesto e mi abbraccia e piange più forte.
Ssssh sssh zitta zitta, non dire niente.
Dopo una mezz’ora si calma e abbozza un sorriso amaro, dice: sei proprio un amico.
See, amico una sega.