sabato 27 aprile 2013

Rock Revival 60




Ci prendiamo a cornate ogni volta ci si prepari a una serata di live rock, suonato da noi voglio dire.
Vengono fuori filosofie del cazzo, e il cazzo queste filosofie proprio non le sopporta. Gli altri della band si punzecchiano a morte, e poi minimizzano; e così facendo stressano le palle a me e al sound che la nostra band di musica  annisessanta dovrebbe produrre. Ci manca solo che comincino a piangere come bimbi che hanno smarrito il ciucciotto. Sono titubanti, si titubano l’uno con l’altro. Sono quattro dementi, batteria chitarra tastiere voce: a sessant'anni suonati, dopo secoli di serate live in giro per il Gargano, fanno i capricci come i ragazzini. Diverbi assurdi che si trascinano tutte le volte prima di un’esibizione canora, telecronache velenose di vecchi rancori che non sopiscono.
Li odio, tutti e quattro, e se fossero cinque li odierei di più.
Mi hanno fatto avvilire, mi hanno fatto annerire, trasudo veleno: sono tossico. In più c’ho il cuore debole, a ‘st’età, e questi mi faranno venire un infarto.
Verso le 7 di sera portiamo la strumentazione alla Casa di Riposo per Anziani, dove è stato organizzata una festa revival anni 60. Proviamo a fare un soundcheck decente, anche se io sono in down come ai bei tempi e vorrei volare via dal balcone e anche spiaccicarmi a terra sull'asfalto.
Suoniamo dalle 9 fino alla mezzanotte, tutta roba strasuonata da anni: Littletony, i Dikdik, i Camaleonti, le Orme. Il sound è grezzo e va, i nonnini zompettano, le infermiere sonnecchiano, i volumi sono smorzati.
Alla fine dell'ultima song, un classico di Iva Zanicchi, mentre il pubblico di sciancati e mezzi debilitati ancora ci acclama, spengo il vecchio Davoli, rinfodero il sax nella sua cuccia, ingoio una pillola per cardiopatici e faccio per andare via.
- Già vai via? - dice il batterista, ora tranquillo e non più polemico.
Andatevene un po' tutti affanculo adesso, banda di stronzi bambini vecchiacci viziati... Non lo dico ma lo penso, e penso che vorrei tornarmene a casa, come a 20 anni, sdraiarmi sul letto, mettere musica a manetta in cuffia e fumare sigarette e canne a volontà.
Poi resetto tutto e mi ricordo che da anni ormai io abito qua, in questa cazzo di Casa di Riposo: invece di una canna mi rilasserò con una flebo…

Incontri Ormonali Attizzativi


Sto gasato, c'ho 'n'appuntamento co' 'sta tipa che mi attizza, per cui quindi è un incontro di tipo ormonale attizzativo. Lei è un'amica di quell'altra tipa, quella con la puzza sotto il naso, che è amica di Calogero, che me l'ha presentata. Calogero mi presenta certe tipe certe volte, io proprio non lo so.
Mi gioco un po' di carte piacionesche, con 'ste due tipe, libero il demente clown che mi abita dentro. Anche se, debbo dire la verità, queste due tipe mi fanno un po' la parte delle foggianelle schifiltoselle, quelle tipiche svampitelle che se non fossi così arraggiato le avrei già mandate a cagare tutt'e due.
Una delle tipe mi ammolla il numero di telefono, ma io ho deciso che non la chiamo, alla foggianella, e figurati a quell'altra puzzatella se me la volevo cagare più di tanto. C'è che mi hanno fatto un po' girare il malumore, come sempre capita quando le danze non le conduco io. Perché a parlare facevano tutto loro, mi zittivano 'na continuazione. Tutta la sera nel pub a dire che vanno in palestra a fare 'sti latin ammosciapalle che le aiuta a migliorare la sensualità. Ma chissenefrega della sensualità, che quella non ce l'avete a priori, fesso io che so' arrivato qua già attizzato.
Stavo quasi per avvelenarmi, con le due foggianelle schifiltoselle e la loro scarsezza di sensualità latin, quando la cosa ha preso una piega più seriosa, diciamo profonda, che la tipa puzzatella ha manifestato sconforto, così, all'improvviso: dice che c'ha il cuore a pezzi e l'anima a terra, le ci vorrebbe qualcuno che l'aiuti a sostituirla, l'anima, tipo un Principe che ti cambia la ruota a terracon quella di scorta. Solo che con me ha trovato una minchia, che io le rispondo che pure le mie palle stanno a terra e a me chi me le sostituisce? Allora lei attacca una polemica acida che, uuuhhhh!, non la finiva più.
Me ne vado inacidito da 'sta serata anomala che era partita attizzatoria e che invece per colpa delle solite femminelle scialbe, vuoi schifiltoselle e vuoi puzzatelle, mamma e che due marroni m'hanno fatto. 

giovedì 25 aprile 2013

Repertorio Tecnico di Seduzione.


Atteggiamento criminale, finché va tutto liscio.
Netta separazione tra il nero e il bianco.
Lanciare sms che siano degli s.o.s.
Contarle ogni respiro.
Non esserle sempre e necessariamente troppo vicino.
Farle credere di essere in grado di passeggiare sulla luna.
Non chiamarla Rosangela perché è il nome di un'altra.
Non prendere pillole per il mal di testa.
Non volare via a meno che non lo dica la mamma.
Promettere almeno un'alba in un mondo ordinario.
Dare un nome cattivo all'amore.
Avere il potere di farla sentire a Hollywood.
Non correre e parlare a muso duro.
Non fare uso di cocaina.
Non fumare e non fare buchi nell'acqua.
Se c'è da sapere non deve sapersi.
Togliere il lucchetto al cielo.
Essere in due nella vertigine.
Promettere un mare in burrasca e un tramonto.
Non fare free climbing sui muri.

E' un buon repertorio, studiato e ricercato: dalle donne.

martedì 23 aprile 2013

Look da Terza Compagnia



Finita l’adunata mi avviai verso il mio nuovo incarico, passo fiero tipo comandante di Battaglione. Arrivato sull’uscio del nuovo ufficio cacciai dentro la bionda testolina e accennai un timido buongiorno: Sten. Carmelo da Messina vegliava sul suo regno troneggiando dietro la scrivania.
Mi invitò ad entrare con un cenno grufolato.
- Lei sa di essere in ufficio? – disse, pacioso.
- Sì, me lo aveva detto Lei…
- Silenzio!, le risposte le faccio io! Allora: Lei sa che in ufficio si accede in giacca e cravatta? Perché è in tuta mimetica da combattimento?
- Sa, la vita è una quotidiana lotta e…
- Non diciamo fesserie! Per oggi resti pure così, ma domani giacca e cravatta!
- Ma è estate, e la cravatta…
- Allora venga solo con la giacca!
- Senza camicia e pantaloni?!?
- Pantaloni e camicia!
- E le scarpe?
- Quelle estive!
- Ma sono uguali a quelle invernali!
- Allora metta le scarpe inverno/estate…
- E in testa?
- In testa che? Metta il basco, no?
- Col fregio?
- Bravo!
- Camicia pantaloni scarpe inverno/estate basco e fregio?
- Bravo, sono commosso!

lunedì 22 aprile 2013

L'Ultima Volta



Quando penso sia l'ultima volta, non lo è mai; quando penso di non riuscirci non lo credo davvero.
Il climatizzatore, ad esempio, non produce refrigerio: per me fa zumbafitness. D'altronde qui c'è un’afa ultraterrena. Il sottofondo è il mio respiro, in controtempo coi miei pensieri, ma a me sembra un bumbumbum ripetitivo tipo drum machine. 
Io con le donne non ci parlo, preferisco la luna. La luna mi ascolta senza pretendere una bevuta gratis al bar. E neanche mi mette addosso idee malsane tipo lo shopping o le creme depilatorie. Io odio le porte spalancate, e certe tipe sono spalancatissime: le metto a fuoco uno ad una. Anzi, le metterei al rogo.
Non sopporto la notte, con le sue anime resuscitate buttate nei pub, i suoi zombi mezzo assonnati e/o deviati. Preferisco il giorno, il mercato, fare la spesa tra bancarelle e vecchie nonne curve e rugose. 
Mi danno fastidio quelli che bisbigliano, quelli che lanciano  occhiatacce. Mi rattrappisco davanti a scene di gente che ti squadra da capo a piedi. Se fossi io lo sceneggiatore, certe scene da telenovelas quotidiane le avrei senz’altro tagliate.
Non bevo whisky, solo latte col Nesquik. Non dormo nel letto ma su un divanetto. Sto zitto quando non devo e parlo spesso a vanvera. Mi sento un rifugiato, vivo quasi supino sulla vita, un'aria interrogativa, forse anche supplichevole che non mi molla mai.
Non fumo, mangio caramelle al limone. Quando ho voglia di ballare avvolgo le braccia attorno al mio stesso corpo e mi dondolo a destra e a manca, come se fossi su un’astronave in viaggio.
Quando penso sia l'ultima volta, ricomincio da capo: a pensare.

sabato 20 aprile 2013

I.L.Y.



Bruno le prese la mano, la fissò negli occhi.
Sei l'unica per me...”
Anche tu “ disse lei.
Bruno infilò la mano nella tasca della giacca, ne tirò fuori una penna in metallo silver. Tolse il cappuccio. Indicò il piccolo graffito maldestramente fatto a mano: I.L.Y.
L'ho inciso io: I Love You”.
Anna sorrise, emozionata.


Anna socchiuse gli occhi, gli strinse le mani.
Sei l'unico per me...”
Anche tu”, disse lui.
Anna infilò la mano nella borsetta fuxia, ne tirò fuori una penna in metallo silver. Tolse il cappuccio. Indicò il piccolo graffito maldestramente fatto a mano: I.L.Y.
L'ho inciso io: I Love You”.
Lionello sorrise, emozionato.


Lionello gli accarezzò i capelli, si morse un labbro.
Sei unico per me...”.
Anche tu papà”.
Lionello infilò la mano nel vano portaoggetti dell'auto, ne tirò fuori una penna in metallo silver. Tolse il cappuccio. Indicò il piccolo graffito maldestramente fatto a mano: I.L.Y.
L'ho inciso io, so che ti piace l'inglese: I Love You”.
Il piccolo Simone sorrise, emozionato.


Il piccolo Simone si aggiustò i capelli, tirò su col naso.
Sei unica mamma...”.
Anche tu”.
Il piccolo Simone infilò una mano nello zainetto multicolor, ne tirò fuori una penna in metallo silver. Tolse il cappuccio. Indicò il piccolo graffito maldestramente fatto a mano: I.L.Y.
L'ha inciso papà, ma avrebbe dovuto darlo a te: I Love You”.
Serena sorrise, emozionata.


Serena gli prese la mano, gli accarezzò i capelli, socchiuse gli occhi.
Sei l'unico per me...”.
Anche tu ”.
Serena infilò la mano nella pochette rosa, ne tirò fuori una penna in metallo silver. Tolse il cappuccio. Indicò il piccolo graffito maldestramente fatto a mano: I.L.Y.
L'ho inciso io, per te: I Love You ”.
Bruno non sorrise per niente.

giovedì 18 aprile 2013

Il Nanetto



Torno stanca a casa, la notte. Sono sola, in compagnia di un nanetto brufoloso e sporco che ride di me quando cala il buio. L'oscurità silenziosa della camera da letto, mi fa sudare freddo. 
Sono allarmata dalla follia omicida del Nanetto. Mi fa sentire in colpa, per tutto ciò che attorno a me lascio che si deteriori. Sto mollando, non ho più una mia luna, non ho idee per tirare serenamente avanti, tutto ciò che tocco sembrava andare a farsi fottere.
Non sono più io, siamo in due adesso: io e il Nanetto.
Ci sto sempre più stretta dentro di me, e dentro questa storia, e dentro questa città: ma non sono Wondewoman, e non ho superpoteri per cambiare identità.
Non voglio farmi da parte, ma il Nanetto è schizofrenico: ha un ghigno omicida. Forse devo accontentarmi di essere sola, col mio lavoro precario, le cene con poche amiche sfigate e le ricorrenze con i parenti.
Metto le pantofole e sciolgo i capelli. Accendo la luce in bagno: la solitudine è un nanetto brufoli e sporcizia.
Forse non è questa la mia vita, ma è comunque una vita.

martedì 16 aprile 2013

Loro Dormono


E intanto loro dormono.
Avevo bisogno di pensare, di pensare a qualcosa. Necessitavo di pensieri notturni. Penso alla sigaretta che fuma da sola, in pochi minuti, nel posacenere. Non mi soddisfa, questo pensiero. Penso alla finestra aperta, non entra un filo d'aria, come se fosse chiusa. Pensiero inutile, anche questo. La chitarra sonnecchia spanciata sulla poltrona, il plettro incastrato tra quinta e sesta corda: sembra mettersi le dita nel naso. Pensiero stupido. Il solito camion della monnezza che spacca i coglioni: magari si portasse via un po' dei miei pensieri, quelli tossici, in una discarica abusiva. Pensiero da buttare, nella differenziata.
Le lancette girano, e anche stavolta sono qua: le 3 di notte, solo, al buio.
Ecco un pensiero utile, parole interscambiabili:
le 3, la notte, solo, al buio
3 buie notti sole
3 sole notti buie
buio solo notti 3...
E intanto loro dormono.

lunedì 15 aprile 2013

Lupi e Cappuccette



Niente donne che entrino nel mio mondo lupo come Cappuccettorosse.  Tutte smaniose di essere lupe, senza capire che il loro ruolo è cappuccettare. Mi scavano dentro con le mani nude corredate di unghie lunghe smaltate multicolor. Sono sbiadite ma pittate, entrano a gruppi informi e vanno via solitarie. Impazziscono nelle immagini del mio passato, le ritrovo rannicchiate dentro troppe domande.
Hanno un desiderio ossessivo di calore, movimenti appesantiti dai cardigans di lana grezza. L’odore freddo del metallo non le eccita: le faccio inspirare a pieni polmoni, aria fresca aria pura, metto la canna in bocca e il dito sul grilletto. Canna in bocca, dito/bocca grilletto/canna. Loro fissano il neon sbiancato sul mio soffitto stonacato, e senza criterio restano ferme terrorizzate. Che c'è da spaventarsi così? Sono emozioni nuove di zecca, mai provate prima, dovrebbero ringraziarmi. L’onnipotenza della pistola saggia le tonsille e dà anche un responso medico: infiammate. Le tolgo dal loro Nulla per proiettarle in una fiaba adrenalinica.
Mi prendono in trappola, queste cappuccetterosse, coi loro modi di sorridere, con la pelle liscia e bianca, con quel lasciarmi tracimare la voglia di scoparmele; e poi... il sudore, aaaahhhh, quanto mi eccita quell'odore tosto che si ficca nelle narici e mi arriva giugiù fino all'ombelico. Non ho palle abbastanza per sedurle, non sono vero, sono un burattino con la faccia grinzosa di Lucignolo. Sono  lascivo, morboso dei loro capricci; metto in pausa una due tre volte il mio cervello per trattenermi dal commettere errori. Ho tutta la lucidità necessaria per prendermi i loro ultimi minuti con la forza. No, poi non voglio scappare via, questo posto solare mi piace, non è il solito fottuto game buio e tetro. Io gioco alla luce, sbanco tutto e inscrivo il mio nome nella topten dei lupi più forti di tutti i tempi, cazzo.
Cappuccette, e anche Nonne, non potete staccarmi la spina.

sabato 13 aprile 2013

Prosecco Caldo



C'ho creduto fino alla fine che saresti venuta.
Sei sfuggente, sgusciante. Te ne stai lì, affacciata alla tua finestra, senza sporgerti mai. Non lasci intravedere spiragli, al telefono ti eclissi dopo un po'. Non verrai mai a bere un prosecco con me, compirò gli anni da solo in questo bar. Non c'è il mare qui, ma a ben immaginare, se vuoi se puoi, posso disegnartelo io. Forse hai bisogno di sollecitazioni, magari ti basta un sms di notte, o un piccione viaggiatore. Forse meriteresti che io sparissi, già da domani: ti dispiacerebbe, lo so, ma il tuo Mondo si riapproprierebbe di te. La lotta è impari, e non ti sogni neanche di sottovalutarmi. Ma se non vieni giù non potrò dimostrarti di cosa è capace il mio sguardo, né di quanto voglio c'è in un mio abbraccio. Sto solo arrampicandomi sugli specchi, lo so: il prosecco che avevo ordinato per te è ormai caldo: stasera mi hai freddato.

Bluff


Il cielo era irridente, uno di quei cieli mai visti, di cui senti parlare nelle canzoni. Ero al bancone senza fare alcuna mossa, a vegetare nel mio destino pilotato. I pochi figuri intorno erano giovani cowboys calati in quel sarcofago a bere rum al suono rancido di uno swing.
Lei mi avrebbe sorriso alla sua maniera anche quella sera, la mia anima si sarebbe sforzata ancora una volta di resistere a quel bluff. Avrei sorseggiato la mia cocacola, senza pensare a nulla, per poi diventare invisibile e sgusciare via senza dare nell'occhio.
Respirai forte la notte con un tiro solo.
Ingoiai saliva con difficoltà. La mia follia mi suscitava una voglia ben celata di prenderla e sfondargli quel suo musetto da fighetta snob. Ero dentro una realtà forzata, dentro notti troppo strette.
Mi schiacciai verso il bancone e mi accarezzai tra le gambe, come a volermi sparare una sega. Gli occhi dilatati, quasi eccitati. Schioccai un bacio salivoso nell'aria, verso di lei.
- Vattene a dormire nonno, niente bacetto della buonanotte... 
Troia...
Rimasi in uno stato ipnotico per lunghi minuti: poi uscii in fretta.

sabato 6 aprile 2013

Nausea Alla Sartre


Immobilità, segno evidente di un qualcosa di imminente. Primaoppoi ti aspetti uno scoppio tra le mani, incapace di gestire una situazione con la miccia accesa.
Sono giorni che la pedino. Ho voglia di fottermela. Devo buttarle addosso quel qualcosa che la terrorizzerebbe a tal punto da farle capire che il posto giusto per lei è un altro mondo lontano dal mio. Voglio vederla scomparire nel nulla, spaesata e disossata come un pezzo di carne.
Canto vittoria prima del tempo, quella è una stronza: mi fotterà lei. Mi riderà in faccia, godrà della disfatta mentre io scivolerò inconsapevolmente tra le sue braccia.
L’aspetto deciso, dietro l’angolo vicino all’ingresso della notte. A quest’ora si farà viva, ormai conosco i suoi orari: è schematica. Visualizzo il buio in tutte le direzioni, ansioso, con le mie pillole pronte a violentarmi lo stomaco. La tensione è tutta infilata nella cintura dei pantaloni, sotto la camicia, sotto le palle. Spengo con una pasticca un attacco di panico che mi sta assalendo piano.
Non le vado incontro, ansimo sudato, la canna della pistola che mi gratta la pancia.
Eccola...
Un bacio mozzafiato sulle labbra, la lascio interdetta: quando ti puntano un cannone addosso e poi ti mollano un bacio da porno star, smack!, pensi di avere a che fare con uno psicopatico, pensi...
E quando hai a che fare con uno psicopatico devi
As-se-con-dar-lo.
Smack!
Eccola qui anche stanotte, la mia Nausea alla Sartre.

Cose Odiose


  1. La famiglia, ma non quella di Cosa Nostra: la famiglia quella numerosa, con zie e cognati e pronipoti dall'Australia, tutti riuniti per la Santa Festa, tutti che parlano in dialetto, tutti che recitano a braccio sotto indicazioni sapienti di Zi' Pasquale
  2. I promessi sposi, ma non il testo classico: gli sposi promessi in senso consumistic/laico, quelli che che si affannano ad arrivare al matrimonio e segnarlo come punto d'arrivo (mai di partenza)
  3. Quelli che pensano che a te le cose non succedono: succedono tutte a loro, catastrofi e sfortune, che ne puoi sapere tu
  4. quelli che si vantano di essere di: Napoli, o di Roma, o di un'appartenenza politica, religiosa, quelli tipo io sono fiero di essere, quelli che appaiono e più appaiono più scompaiono
  5. quelli sgrammaticati, che a stento azzeccano due congiuntivi, ma per darsi arie sparano i briffing i marketting, certi balbuzienti che neanche dopo 30 anni di scuola capirebbero la differenza tra il latino (lingua) e il latin (tendenza musico danzofila)
  6. quelli che pensano che la fortuna abbia la F maiuscola: invece è minuscola
  7. quelli che pensano sempre al passato, e parlano di futuro, e si scordano del presente; e anche del qui presente
  8. quelli che si sentono degli figli di puttana, con accezione positiva, quando in realtà sono figli di una vera e propria puttana da strada

I più odiosi di tutti restano, comunque, quelli che si arrogano il diritto di giudicare gli altri: e magari di scriverlo, addirittura, su un blog...

martedì 2 aprile 2013

Lovefobia


La luce del giorno è tarda, si riflette sulle vetrine dei negozi del centro. Irrompe fastidiosa nei miei bulbi oculari. Che il cielo sia limpido non ci crede neanche lui. Vorrei assopirmi sotto questo sole così caldo,ma temo di sudare e non una t-shirt di ricambio.
Ho una fottuta paura ad avvicinarla, una paure paranoica = ingiustificata.
Sono poco deciso poco convinto. Non ci ancora capito un cazzo di lei. Ma non la lascerò andare via così, no. Posso sempre tirare fuori lamia arma migliore: la malinconia. Se monto uno sguardo triste in sua presenza, forse i miei occhi potranno significarle qualcosa.
Fanculo le mie lovefobie.
Mi rigiro su me stesso in penosa attesa, mi restringo dentro il giubbotto per respingere gli assalti del vento. Accenno due passi di una danza latin, così, per scaricare la tensione.
Cazzo, eccola...
Lei esce dal suo ufficio. Non si guarda attorno mentre si sistema i capelli. Entra in fretta dentro una Mercedes Classe A nera, abbraccia un lui non identificato al volante, lo bacia. La Classe A sgomma via imboccando di lungo Via Scillitani.
Son rimasto spaurito a bocca spalancata, impietrito nella danza latin. Ho gli occhi dilatati tipo megascreen. Guardo senza sospirare in direzione Classe A sgommata via. L’orizzonte dentro il quale lei è stata inghiottita mi sembrava raggiungibile fino a pochi minuti fa.
Termino la danza con un ultimo passo arrangiato. Il cielo non è affatto limpido, lo dicevo io.