domenica 29 aprile 2012

Zucchero di Kanna. 48



È successo di nuovo. E non posso dire che non lo sapevo. È successo al Posto Pomicio, al buio imboscati nella mia macchina. Ci siamo andati senza proporcelo, così, in maniera del tutto naturale, istintiva. La Filosofa ha cominciato a parlare nella sua migliore perfomance enfatica, forse perché già s’era un tantino eccitata all'idea. L’ho abbracciata, baciata/denudata. Lei ha detto che forse stavamo correndo troppo. Ho prontamente replicato che la macchina era ferma: lei ha riso e mi ha lasciato continuare. Si è lasciata accarezzare tutta, leccare il seno, baciare il pelo. Si è lasciata avvicinare dal mio baluardo sessuale.
Che è rimasto moscio come un cachisso.
Lo sapevo...
L’ho riportatata al Bar Haiti, che era aperto. Era già sera inoltrata ormai, e il bar a quell’ora è pieno di extracomunitari ‘mbriachi. Con non poca difficoltà ho tentato di spiegarle quello che era successo. E mica era facile, visto che non riesco a capirlo bene neanch’io. Ma le donne sono intelligenti, e lei ha capito subito, anzi è riuscita a spiegarmi la mia situazione. Ha detto che sono uno molto sensibile, e quando sei fatto così se non ti innamori dell’altra persona hai voglia a tirare che tanto il pesciolone non si rizza. Io ho tirato un grosso sospiro di sollievo, un’altra al posto suo mi avrebbe sputato in faccia.
Mii ha fatto rialzare le quotazioni, ma solo quelle…












L'Amore è un apostrofo cosa?



L'amore è prendere in pieno volto la bora, sul molo di Trieste: ma anche beccarsi il favonio caldo con cartacce monnezzifere annesse.
L'amore è spiegare a Andy la differenza sostanziale tra le atmosfere di Parigi e quelle di Londra: ma anche cercare di spiegare a se stessi come mai Foggia non ha nessuna atmosfera.
L'amore è avere 2 matrimoni falliti alle spalle, quattro figli da mantenere e imbarcarsi in una nuova relazione perché ci credi: ma anche sentirsi dire che se ci credi sei solo un povero fesso.
L'amore è inoltrarsi al buio verso l'ignoto, spinto dal desiderio: ma anche passare il panno swiffer e tirare su tonnellate di polvere.
L'amore è immalinconirsi per qualcosa che c'è e non c'è: ma anche rallegrarsi se Carlo Conti fa una gaffe su Raiuno.
L'amore è avere una Spalla al proprio fianco che ti fa sentire Totò col suo Peppino: ma anche sapersi accontentare di una Clavicola, in mancanza d'altro.
L'amore è credere davvero di potersi bastare sempre e comunque: ma anche stare in una folla di ragazzini il sabato sera e chiedersi “ma sono scemo io o sono scemi loro?”.
L'amore è non sapere quando potrai ricrederci, casomai valesse la pena ricrederci: ma anche non crederci più, neanche se a metterci la firma è La Madonna nel mese mariano.
L'amore non è netto, né definito, né lucido, né razionale: quando si manifesta così allora è solo un dejavù del cervello, che il cuore se n'è già andato a puttane...

martedì 24 aprile 2012

Zucchero di Kanna. 47



Al torneo di calcetto siamo stati finalmente eliminati. Mi stavo proprio massacrando, agli sforzi fisici non ci sono portato. Eppoi c’è sempre Geronimo che mi guarda storto per quella stronza storia di invaghimenti in cui io non c’entro una mazza. Comunque fine del torneo, perché abbiamo concluso il nostro girone all’ultimo posto. Si qualificavano solo le prime due per fare le semifinali. Tu pensa se era una squadra vera la nostra:
I Distillati – Perizoma 0-7
Flamengo – I Distillati 2-0 ( a tavolino, presente solo io)
I Distillati – Torna A Foggia Zeman 0- 9 (ho fatto un autogol)
Korekane – I Distillati 11-0 (stavo in porta)
I Distillati – Pazzi per Moana 0-5
Pisciloni – I Distillati 3-0 (abbiamo giocato solo per difenderci)
Lo so lo so, manco un gol abbiamo fatto! E invece no: durante la partita coi Pisciloni un gol l’avevamo fatto, ma l’arbitro ha annullato per un mio presunto fallo. Il problema è sempre il mio fallo...


Fix You



Questo crepuscolo fa un po' di carezze all'erba selvaggia di questo angolo di periferia.
- E' l'imbrunire – dice lei.
Sembra una specie di I Had A Dream, ma senza martinlutherking nella testa. Le squilla il cell, cristo!, non smette mai: pochi attimi rubati per guardarsi e questo suo cazzo di telefono rovente. I nostri discorsi a volte sono futili, adolescenziali: i nostri sguardi no, ma però. Serve una scusa, anche la più stupida, per ricominciare a flirtare. Entriamo e usciamo dentro conversazioni molto soffici, leggere, intime: dialoghi come gli Abbracci del Mulino Bianco.
Il crepuscolo, anzi l'imbrunire, non è affatto dark: piuttosto lo divento io se per un istante torno adolescente, quando mi vestivo di nero e ai Giardini di Piazza Italia giravo con la maglietta dei Motorhead. L'aria è a lume di candela, fatta di occhi negli occhi anche senza vedersi. La pressione è a mille atmosfere, alla radio suona Fix You dei Coldplay e lei alza a manetta, segnando l'inizio di un visibilio che mi contagia. La felicità forse è questa: ascoltare una song che non ti piace tra silenzi e sussurri e sigarette e risate.
Sto sdraiato dentro di me e ascolto la sua voce che mi si appiccica alle orecchie come colla vinilica. Ho il timpano stanchissimo ma sono beato. Lei non ha sempre quel vento giusto per spazzare via le mie nuvole, ma intanto è qui e mi parla attraverso le fessure degli occhi.
Quando scende dall'auto il mio sospiro è così caldo che appanna il vetro dal suo lato. Mentre va via accendo la ventunesima smoke. Ingrano la marcia e alzo il volume dello stereo: c'è questo pezzo garage punk che mi piace, metto il livello audio a 16.
Ma nella testa chi rompe il cazzo sono sempre i Coldplay...


lunedì 23 aprile 2012

Zucchero di Kanna. 46



Ci ho rimuginato molto sulla Filosofa, qualcosa mi prende di lei. Non quel Qualcosa, quello no, però è qualcosa che non so cosa sia. E’ questo a farmi paura, il cuore non batte ma il cervello è a galla. Comunque è già un fattore positivo, no?
Ho il sospetto che in campo sentimentale io stia solo inseguendo l’erba del vicino che è sempre più verde. Comincio a pensare che forse queste mie incertezze faranno solo del male, a me, alla Filosofa e a tutte le altre che verranno, se verranno. Questa mia debolezza mi creerà dei problemi grossi, perché ho paura di legarmi, perché so cosa vuol dire amare senza essere ben corrisposti. Se la Filosofa si lasciasse prendere sarebbe un guaio, mi conosco, e conosco pure il mio cachisso. Non dovrei permettere che lei si perda, perché forse uno lunatico come me lei non se lo merita.
Mentre il fotoromanzo psicotico si sviluppa eroicamente nella mia testa squilla il telefono: è lei.
Usciamo di pomeriggio, mentre la città attorno si comincia ad abbrustolire di caldo. Me la porto al Bar Haiti, che è aperto. E' piacevole starci a quest’ora, a parte gli albanesi e i marocchini ‘mbriachi. Ci sediamo ai tavolini all’aria aperta e non ci togliamo neanche gli occhiali da sole. Lei prende un’acqua tonica, io un Negroni. Ci sollazziamo alla grande, sto proprio bene a sentirla parlare di cose serie e profonde, a sentire tutti i suoi congiuntivi azzeccati, roba che se mi metto io non ingarro tre parole giuste di seguito. Mi piace mi piace mi piace, forse più di lei mi piace l’idea che ho io di lei, un’idea pulita e bella come questo sole di primavera. Ce la cantiamo e ce la fischiamo tutto il pomeriggio, ci sfioriamo solo con gli sguardi. Poi lei va via che deve studiare per un esame e a me dispiace un sacco.
L'erba è sempre più verde.

Rumori Prodromici Nella Notte



il camion della spazzatura
un'auto che passa veloce
uno scricchiolio lontano
un'auto che passa piano
il fruscio della penna sul foglio
un'auto che passa a metano
un fischio blu ovattato
un'auto che si stoppa proprio qua sotto
un piccione? Di notte?
Un'auto che passa sgommando
la pioggia, ma non piove
mobili spostati non da soli
un'auto? Che passa
tosse rauca di uomo
un urlo nel sonno
il silenzio che ronza dentro l'orecchio sinistro
un'auto che passa mondana
il rombo di una moto senza casco
finalmente il telefono, squilla...

domenica 22 aprile 2012

Sto Boh



Quando ho voglia di allontanarmi da me stesso lascio fuori tutti i rumori, per capire che peso ha il mio silenzio. Mi ingoio, faccio strani percorsi a zigzag dentro me. Scarico la tensione e mi libero dal guinzaglio di tante sensazioni crude che mi restano sullo stomaco. 
Ruoto la testa e allento i muscoli del collo, non ripensando ai delicati massaggi che mi faceva lei. Lei che non parlava più di tanto, ma sapeva massaggiarmi bene il collo. Eppoi le piaceva Gelato al Cioccolato di Pupo. 
Oggi invece sono inappetente, stanotte ho sognato poco e da qualche giorno non vado più al bar. Questa stanza mi sbianca, scolorisce con me e mi maledice. Mi sento fiacco, dovrei provare a legarmi al letto.
Fisso la porta chiusa e guardo in aria col naso all'insù. Non so cos’è, non so perché, mi sento ibrido, non sto male non sto bene: sto boh. Mi sembre di essere immobile anche se corro per le scale, in basso anche all’ultimo piano, in piedi anche se sono stanco.
Non la cerco tra folla, non faccio niente tutto il giorno. Non so cos'è, non ho neanche paura del buio (né lui di me).

Forse non esisto.

Zucchero di Kanna. 45



Nic Scorreggia s’è fissato, e quando si fissa è la fine. Crede di avere buone doti di talent scout, per cui stasera, allo Scantinato, ci ha fatto trovare un tizio nuovo, uno capellone e tatuaggi, già pronto a sferragliare note con una Gibson Les Paul.
Siamo entrati nello Scantinato belli tosti tosti, perché dall’apparenza il Tatuato prometteva bene: te lo immagini ‘sto mezzo Angus Young pronto a schizzare hard a tutto spiano? Solo che dopo aver predisposto tutta la nostra rugginosa strumentazione il Tatuato ha cacciato dalla tasca del giubbotto di jeans un amplificatorino da 1 watt, grande come un pacchetto di sigarette: l’ha acceso ed è partito a svisare suoni heavy come un pazzo. Non si sentiva niente di quello che suonava, e appena Raff è partito con un tempo di batteria il suonicchio dell’amplificatorino è completamente scomparso. Il Tatuato ha continuato a rockeggiare come un demonio ma senza volume pur essendo al massimo. Dopo un bel quarto d’ora a ‘sta maniera Nic Scorreggia ha fermato tutto e, in un silenzio sacrale, alzata la mano tipo Papa che benedice, ha proferito la seguente affermazione tuonante:
Ma per piaceeeere!!!

Type NZ-O Positive



Type NZ-O quando bevo un caffè con Le Monache, e tu fai la bambina con la capa di pezza
Type NZ-O quando facciamo osservazioni dall'alto, nel castello bello marcondirondirondello
Type NZ-O quando sono Desperado alla Despar, nella testa la song degli Eagles mixata con marcomasini
Type NZ-O quando Paraty farei qualsiasi cosa senza che finisca qui
Type NZ-O quando hai pensieri pesanti e oncologici, e io mi sento inutile davanti alla vita seria
Type NZ-O quando ti senti femmina senza andare all'Isola delle Femmine, provincia di Palermo
Type NZ-O quando mi insegni la libertà a 360 gradi, e a queste temperature fa un cazzo di caldo
Type NZ-O quando faccio lo stalker invece di essere un goccio di Johnny Walker
Type NZ-O quando i tuoi sensi di colpa mi accoltellano e finisco senza sangue e senza anima
Type NZ-O su 2 accordi di chitarra, che se non impari almeno quelli allora quello fuori tempo sono io...

Zucchero di kanna. 44



La chiamo al telefono, la tipa della festa, la Filosofa. Ha una voce calda e disponibile, e sarebbe bello a questo punto capire cosa mi spinge a cercarla.
Ci vediamo a Piazza Padre Pio, ci salutiamo un po’ freddi e ci sediamo ad una panchina scacazzata. Siamo un po’ imbarazzati, un po’ con l’aria dei non so bene cosa dire. Lei mi appare in una luce diversa adesso, forse perché sto meno floscio della sera della festa e soprattutto non mi puzzano le ascelle. Non riesco a ben dialogare con lei, ha una scioltezza di linguaggio ed idee che mi mettono con le spalle al muro. Le sue domande sono introspettive, e io, che pure ho fatto cinque esami all’università prima di mollare (era sempre lo stesso esame mollato cinque volte) deglutisco parecchio prima di risponderle. Le sue parole mi entrano ovattate nelle orecchie, inquinate dai rumori caotici della sera primaverile foggiana. Lei parla parla, dei suoi esami all’università (non mollati), del suo modo di vedere la vita, del suo modo di interpretare me. E non riesce ad interpretarmi a dovere, che non è facile debbo dire. E infatti me lo chiede, così, a crudo.
Cosa voglio da lei?
No perché lei, ci tiene a puntualizzarlo, non è proprio la persona adatta ad una storiellina toccata e fuga. L’avevo capito subito, sai?, sai che ti avevo già inquadrata come sei da quella sera alla festa?
Mi ha già messo in crisi.

venerdì 20 aprile 2012

Zucchero di Kanna. 44



Quando mi telefona Mr.Animescion due sono le opzioni: o mi vuole cazziare per un altro mio programma radiofonico venuto da schifo o c’ha una festa da animare e io gli servo d’aiuto. Ci ho quasi azzeccato, perché prima mi cazziea per i miei squallori radiofonici, e poi, facendo leva sui miei sensi di colpa, mi chiede di andare a aiutarlo a una festa: gratis, ovvio.
In questa villa in campagna uno sballo che non ti dico: per gli Altri. La musica pompava pompava a catena, l’alcol scorreva a fiumi. Mr. Animescion subito un po’ sfatto nella testa a causa di un sacco di drink. Io mi sono messo a ballonzolare sotto le mie luci strobo come un tricheco (i trichechi ballonzolano?), un sudore e una puzza sotto le ascelle che non ti dico!
Sul tardi Mr.Animescion, per premiare il mio zelo stroboscopico, anziché sganciare un qualche misero euro mi va a presentare l’organizzatrice di tutto quel popò di bordello, una tipetta piccola e garbata, una tipina fina fina tipo gheiscia. Io stavo un po’ afflosciato, eppoi puzzavo di sudore: comunque le ho chiesto il numero di telefono, così per abitudine. Lei subito l’ha mollato. Quando se ne è andata mi sono chiesto che cosa me ne posso mai fare del telefono di una tipa come quella, tutta puzza sotto il naso (non come quella delle mie ascelle!), tutta lasciami stare, tutta tu non sai chi sono io, proprio quel genere di animale femminile che per una sorta di rivalsa macho ti immagini di scopartela a sangue e lasciarla a terra spaccata in due.
Quando noi veri uomini troviamo una tipa che sa il fatto suo, una che a stile e cultura ti puà insegnare, ci infastidiamo, ci mortifichiamo: e quindi ci vengono i desideri di rivalsa sexcriminale.

domenica 15 aprile 2012

Squaw Pellebianca


Mi ci vorrebbe una squaw dalla pelle bianca, figlia del capo tribù Pepe Nero, quale sale della mia vita...

La squaw dovrebbe interfacciarsi con me cliccando su una notte estiva di chiaro di luna...

La squaw dovrebbe strategicamente non porsi alle mie spalle, obbligandomi a contorsioni del capocollo e cambi di seduta...

La squaw dovrebbe fumare con me il calumet della pace e brindare con un prosecco dannato d'annata...

La squaw dovrebbe lasciarsi affascinare dalla mia danza seduttiva attorno al suo tepee, tre passi avanti e uno indietro...

La squaw dovrebbe camminare con me sui tetti, in mezzo alla nebbia, col mio cervello annebbiato...

La squaw dovrebbe festeggiare con Halloween il 6 novembre, stregandomi di sorrisi e mai di lacrime...

La squaw dovrebbe bruciarsi 500 euri con me in una notte sola...

La squaw dovrebbe sognare di ubriacarsi di folla e brindare con me, 3, 2,1, auguri!!!!

La squaw quantomeno mi deve una scopata a Capodanno, che porta bene e milibera gli ormoni repressi...

La squaw dovrebbe sopprimere nel suo vocabolario le parole “mancanza” e “latitanza”...

La squaw dovrebbe invitarmi un venerdì a bere fiumi di acqua di fuoco nel peggior saloon di Tucson...

La squaw dovrebbe sapere che non sono un santo ma un tantino giusto...

La squaw dovrebbe lasciarmi vivere la quotidianità come un eterno viaggio di nozze, ma non su una nave da crociera...

La squaw è riflessa sul vetro opaco del mio pensiero fisso “lasciatemi sognare”...

venerdì 13 aprile 2012

Zucchero di Kanna. 42


Sono in surplace dentro il mio Io.

Immobile nel mio Io che ha subito un altro sgarro.

Il mio Io uguale a tanti altri Io.

Il mio Io piacente.

Il mio Io simpatico.

Il mio Io originale.

Il mio Io che non mi merito.

Il mio Io nel nulla.

Il mio Io senza sound.

Il mio Io aritmico.

Il mio Io non del tutto assente.

Il mio Io che non durerà a lungo.

Il mio Io non del tutto piatto.

Il mio Io single forzato.

Il mio Io boccata d’aria sporca.

Il mio Io retrostimolante.

Il mio Io che sanguina.

Il mio Io tante volte non propositivo.

Il mio Io quasi in coma.

martedì 10 aprile 2012

Un Qualcuno


Seduto al tavolino del bar, fisso il vuoto. A stento mi sento un Qualcuno. Perdo tempo a calcolare l'inizio e la fine di ogni mio sguardo. Sorseggio l'ennesimo bicchiere di gin liscio, lo porto all’altezza degli occhi: guardo attraverso. Vedo lei, attraverso il bianco liquido. L’immagine è deformata: adesso è piccolissima, poi è sull'orizzonte, sotto di me. I suoi contorni sono evanescenti, vorrei mettermi nudo e tuffarmi nel bicchiere.

Se potessi la berrei.

Lei parla e sorride, al tavolino del bar di fronte. Deglutisco, mi lascio scivolare giù giù nella mia anima. Faccio rafting attraverso l’esofago, termino la corsa nel punto più morto di me.

Se sapessi farlo canterei...


Zucchero di Kanna. 41


Come Ti Complico La Storia Con La Bovina.

Starring: io, la Bovina, il telefono;

Regia: io;

Sceneggiatura: Nic Scorreggia.

Trama: un giovane piacente del Sud, che ha seri problemi sentimentali, dopo aver fatto una figura meschina nel letto dei nonni con una ragazza, decide di consultare uno dei suoi migliori amici. L’amico scorreggione consiglia di metterci una pezza telefonando alla ragazza in oggetto per invitarla a cena, giusto per farle capire con che razza di Vero Uomo ha a che fare. Il Giovane Piacente del Sud, precisa che per tal ragazza il cuore in realtà non batte, nonostante ella sia piuttosto avvenente. L’Amico Scorreggman obietta che è comunque suo preciso dovere di maciomen interloquire con la ragazza e chiarire lo spiacevole disguido sessuale occorso nella residenza estiva degli avi. Il Giovane Piacente del Sud si lascia convincere e telefona alla ragazza: ella cortesemente ed elegantemente declina l’invito a cena.

Finale: il Giovane Piacente del Sud tende un agguato allo Scorreggman, lo cattura, lo castra e i suoi coglioni li mette sotto spirito.


domenica 8 aprile 2012

Effetto Danicol


Il punto è che a un certo qualpunto della tua vita sei esattamente a un certo qualpunto. Hai bisogno di una scossa, di elettrizzare un attimo il cervello, quel cervello appannato dalla quotidianità e dalla routine e dal ripetersi degli eventi non emozionali. 
A un certo qualpunto della tua qualvita, ti può accadere di affannarti per qualcuna in maniera eccessiva, una qualcuna che ti sembra calata direttamente dal paradiso. E così ti perdi dentro sensazioni da tempo assenti, questa qualcuna ti scuote in maniera forte, esattamente come quando avevi vent'anni. E ci godi in queste “nuove” sensazioni sensazionali adolescenziali: ti sembra di tornare indietro nel tempo, ti senti perso come un ragazzino e ti chiedi perché non riesci più a prendere decisioni lucide.
Poi incontri un'altra qualcuna, quella tua amica che da anni non vedevi, proprio lei. Te la ritrovi all'improvviso davanti, per niente cambiata, sempre fighetta e simpatichetta, sempre piaciona e languidona. Proprio lei, quella che all'epoca ti moriva dietro e tu la lasciavi morire, quella che ci provava e tu duro non mollavi. Proprio lei, dopo anni, per nulla cambiata. E ti rendi conto che le “nuove” sensazioni sensazional/adolescenziali sono ripartite in quarta.
Ma allora, ti dici, non sono Loro, le Qualcune, a provocarti, soggettivamente, molesti brividi acne/ormonali: no, sei TU, a questo qualpunto della tua qualvita, quello oggettivamente bacato...

Testa o Croce


Ho addosso una sensazione avvilente di fiacchezza, un’apatia che erode i pensieri sani fino al cuore. Sul balcone della mia camera, seduto a guardare mentre il sole va giù, inseguendo qualcosa che non sai neanche tu, i brividi i brividi che senti salire…. Tramonto rossoconfuso e strade ingolfate di auto strombazzamenti rombi di motosauri. Voci impastate nell’aria, la solita aria che si dà delle arie, un caldo ufff…

Neanche la brutale doccia fredda di dieci minuti fa è riuscita a rinvigorirmi, anzi, mi sento più congestionato di prima. Tutto il caos degenerato dei miei pensieri neri è tre metri esatti sopra di me: lei, nella sua stanza, forse nuda e sdraiata sul letto. La avverto appena, la percepisco sulla pelle, mentre un solo pensiero mi sfianca: questa notte...

Vorrei di colpo essere nella folla del mio silenzio, lasciarmi trastullare tra emozioni ondeggianti lunghe un’eternità. Sono fuori dimensione, perfida volontà morta nei miei bisogni. Rimpiango la mia fottutissima verde età artificiale, le lucineon dell'adolescenza sgargiante e gli scooter che ti passavano sui piedi. Ho bisogno di troie senza ritegno né pudore, so che ci sono, una è quassù, a tre metri. Guardo il biglietto, lo rigiro tra le dita un altro quarto d’ora venti minuti venticinque: una notte, un'orario segnato a penna.

Con questo caldo, ufff…

Una soluzione rapida, ecco, ci vuole una decisione ponderata valutata in ogni suo risvolto: i pro i contro, salire non salire, lasciare nulla al caso, valutare rischi pericoli, sperare che questo bilgietto sia vero fino in fondo, la mente lucida fredda o malata di lei, se lei l'ha scritto. La mano mancina nelle tasche, meglio la moneta da cinquanta centesimi o da un euro? Da un euro: la lancio per aria, la blocco schioccando sul dorso della mano destra. Socchiudo gliocchi e ho un lungo brivido sul collo:

croce…

Fa caldo, ffff...

Zucchero di Kanna. 40


Al Puzzo c’erano le nostre due/tre amichette ben mototruccate, stasera è sabato e ci si acconcia bene per andare a ballare.

Stavo benino, stavo sicuramente già meglino di prima. Sparavo stronzate a raffica e tutte le donne mi stavano a sentire, caso strano. Tenevo banco, ero al centro dell’attenzione, neanche me lo spiegavo bene perché. Anche la Bovina si è avvicinata, attratta da tutte le risate delle mie scenette da cabbarè. Anche Tina si è avvicinata, all'inizio timorosa ma poi più a suo agio. Dopo dieci minuti sembravano tutte grandi amiche tra loro, ‘ste stronze. E tutto questo grazie a me che le tenevo unite con una speciale verve che a volte mi viene fuori dopo una serata finita a non suonare. Sembravo un playboy, un po’ malinconico e un po’ comico, vestito da papanonno/torero.

Invece Raff se ne stava in disparte, le donne non se lo filavano proprio.

Di colpo raff è uscito dal Puzzo, s'è impalato a fissare l’impalcatura del palazzo di fronte in ristrutturazione. Senza dire una parola ha cominciato ad arrampicarsi, salire salire salire, sempre più in alto. E’ arrivato in cima, a più o meno una quindicina di metri da terra. Si è sdraiato sul tetto e si è messo a guardare il cielo. Noi altri l'avevamo seguito fuori, incuriositi. Le tipe hanno smesso di ridere, erano turbospaventate. Ho capito che Raff stava davvero male per colpa di brutte storie con la guagliona Abbottapall.

Sono salito sul tetto anche io.

Zucchero di Kanna. 39


Tu vai allo Scantinato. Pensi di andarci per suonarci del rock. Pensi di andarci a svuotare la mente. Pensi di andarci per dimenticare la tua solitudine sentimentale. Pensi di andarci per dimenticare che stai senza lavoro e non c’hai una lira. Pensi di andarci per liberarti dall'ossessione delle frasi di tua madre. Pensi di andarci a fare qualcosa di creativo. Pensi di andarci con uno stimolo vitale. Pensi che tutto ciò di cui si parlerà sarà imperniato attorno alla musica. Pensi che si discuterà della nuova cover da provare, del groove da tirare fuori, dei suoni da miscelare con sapienza, degli assoli da calibrare al punto giusto, degli acuti da lanciare senza straforare, dei lanci di batteria, dei riff di basso, dei Deep Purple, dei Led Zeppelin, di Steve Vai.

E invece hai pensato male.

Perché stasera ti hanno dato buca: allo Scantinato non c’è nessuno.


sabato 7 aprile 2012

Zucchero di Kanna. 38


- Oh, stai bene vestito così!

- Grazie, perché?

- Mi ricordi uno spagnolo, non lo so, mi fai venire in mente il sole, i tori, la corrida...

- Wow, è un bel complimento!

La sera dopo:

- Oh, ma come ti sei conciato?

- Sto vestito come ieri...

- Mi sembri un papanonno!

Gli Altri stanno di fuori di testa, cambiano umore e cambiano idea dall’oggi al domani. Le femmine poi non ne parliamo!, soprattutto quando c’hanno il ciclo!

Perciò un buon consiglio che posso dare è questo: non stare mai ad ascoltarli, gli Altri.


Ti Lovvo

Ti lovvo

quando 1 diventa 2
quando un concetto non è più astratto
quando le parole non hanno né codici né prezzo
quando non ho consigli per la sposa
quando la manutenzione è semplice
quando calibri gli sguardi
quando le condizioni generali sono ottimali
quando collezioni sorrisi
quando bevo café al mar
quando earth non lo confondo con heart
quando l'ego non lo lego
quando il look è turchese
quando i marmi e il sole si accoppiano
quando la carbonara è con la pancetta a tocchetti
quando pietra e luna non si tradiscono
quando i riflessi diventano riflessioni
quando l'uso diventa abuso
quando l'extra diventa extreme
quando le superfici si fanno ruvide
quando Time suona senza Pink Floyd
quando wood non è Robin
quando quando quando...

lunedì 2 aprile 2012

Zucchero di Kanna. 37


Nic Scorreggia ha reperito uno pelato: costui asserisce di suonare la chitarra in una maniera mostruosa. Per adesso il mostruoso è lui, con la sua faccia tutta ciccia e brufoli!

Per iniziare dico di provare un po’ di cover, tipo Deep Purple e/o Led Zeppelin: Pelatone dice che non li conosce. ‘Azz, cominciamo bene! Raff propone di fare Another Brick In The Wall, che è un pezzo che conosce anche mia madre: Pelatone guarda per aria e non risponde. Nic borbotta, dice di provare con gli U2, magari In The Name of Love, conosciuta anche nel più sperduto villaggio dell'Alaska: Pelatone dice quasi con un sussurro che conosce a memoria tutto l’assolo di chitarra di Storie Di Tutti I Giorni, di Riccardo Fogli.

Ma per piaceeeeere!!!


domenica 1 aprile 2012

Zucchero di Kanna. 36


Maggio

Mia madre dice di stare attento la notte, che in giro ci stanno i podologhi che sdrupano i bambini.


Mi ha detto: quella è roba mia.

Gli ho detto: ma chi te la tocca!

E lui: tu te la vuoi fare, e a me mi dà fastidio.

E io: cheee???, io non mi voglio fare proprio nessuna!

E lui: vi ho visti un sacco di volte da soli sotto casa sua a fumare.

E io: oh, ma chiii???!!! Non so manco dove abita!

E lui: non mi prendere per il culo guagliò, che con un cazzotto ti spengo...

Insomma non era Rosa Pajella il suo obiettivo. Anzi, dice che Rosa Pajella i bigliettini sotto il tergicristalli se li mette da sola, giusto per attirare la mia attenzione. Dice che Rosa Pajella me la posso tenere. Grazie, troppo buono. Capito a chi va dietro ‘sto stronzo di Geronimo?