venerdì 5 luglio 2013

Gingerino Rosso


Sono tranquillissimo. I minuti passano monotematici, intrappolati dal mio ghigno sadico. Ho la gola secca di deserto, mi ci vorrebbe un gingerino rosso prima di mettere il sigillo finale a tutta la storia. L'ordine è arrivato netto e pulito: farlo in pieno centro, davanti a tutti, fanculo tutti i testimoni.
La piazza brulica di ominidi rigidi, soliti pupazzi e gnomi pittatocolorati che sgambano in questo habitat urbano. Mi sento a disagio nella puzza di sudore di questa folla stupidita che mormora e taglia il silenzio a metà. Sbircio in direzione del bar, senza avvicinarmi: lui è lì, appollaiato su una seggiola, ad un tavolino esterno. Le fiondate di vento caldo mi offendono, mi tagliano la faccia come sciabolate. Lui sta buttandosi in gola un mixdrink colorato, innaffia la sua ultima sera con alcoliche emozioni. Il suo sguardo ebete incrocia i miei occhi, tracciando un gioco tridimensionale di stati d'animo.
Mi vede.
Sì, mi vede, mi ha visto: ha capito.
Troppo tardi, sono a pochi metri da lui. Tolgo la pistola da sotto la camicia, gliela piazzo in faccia: un solo colpo e finisce a terra con il volto macellato.
Le urla della folla mi trapanano la testa, ma non intaccano la lucidità della mia fuga piuttosto lenta. La giacca di lino è intristita di sudore e sangue: fanculo il look, almeno per oggi. Mi svicolo tra le stradine della città vecchia, le urla e le sirene nell'aria, distanti. Ho già voglia di giocare il prossimo game: attendo nuovi ordini, insert coin, insert coin.
Rido, deviato. Un’aspro odore di metallo e polvere da sparo mi stringe in un abbraccio amico, fraterno. Appena posso mi bevo il gingerino rosso, fresco: me lo merito.

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