sabato 13 luglio 2013

Superman Domestico

L’ho sempre saputo. Ho vissuto come folletto nell’alito intrepido della routine, tra le sue trame gonfie come tette, nel suo grigio, scazzato e impazzito, impaziente di venirne fuori senza sapere come, senza sapere il perché, perché del perché non mi fregava un cazzo, volevo uscirne, infatuarmi ancora, della vita, delle notti coi controcazzi.
Non ha sofferto, su questo puoi giurarci. L’ho sorpresa che, come sempre, faceva zapping col telecomando. L'ho strangolata con i suoi bei collant a rete, e in quel momento le palle mi si sono sgonfiate, le rughe sono sparite, ho smesso i panni del guerriero suburbano. Ho eliminato la gabbia che mi aveva costruito intorno, dove non c’era aria, non c’era respiro, non c’era battito cardiaco.
dovenonc’er…
Dove non c’ero più io.
Ora sarò liberi, o comunque così mi sembrerà.
Libero di cercare tutte le Lei del cosmo. Con questa nuova pelle sarò un vero serpente, pronto a strisciare ai piedi di chi mi pare, se mi va. Invaderò i microspazi della mente senza proferire più parole del necessario, senza più ristagnare nello squallore familiare, senza più dover chiedere permesso, maleducato e senza creanza, stronzo vero, senza finzioni e senza apparenze, uomo nuovo uomo migliore: non un inutile Superman del focolaio domestico.


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