La
metro è affollata, soprattutto questa linea, la linea verde. Il
treno arriva all'improvviso, ma lento. Si ferma ed entro insieme ad
altre migliaia di persone. Resto in piedi, schiacciato al centro del
vagone dalla folla. C'è tutto un mondo qua sotto, che sonnecchia
annoiato mentre viaggia. Zombie che ascoltano l'Ipod con le cuffie.
Vedo tutto al contrario, mi rivedo tornare indietro, a casa, e
mando tutto a farsi fottere, la mia crisi il mio panico la mia folle
idea, metafisica direi, di riunire, per una sola volta me stesso su
un palco a ululare con la chitarra distorta. Gli anni sono passati
senza scampo, per me e per il mio mondo, ma io non voglio
rassegnarmi. Questa vita, adesso, mi puzza. Come questo vagone. Come
questo giorno grigio, indefinito, tendenzioso e vero, acromatico e
sgranato come una banconota falsa. Forse questo mio assurdo stato
d'animo adolescenziale è già mezzo morto in partenza. Quando il
tempo passa, passa e basta, ti devi rassegnare a essere grigio.
E
solo dentro di te.
Come
quando restavo solo nello scantinato delle prove, ispirato
mortificato, inacidito come questa stazione della metro. Cernusco,
stazione di Cernusco, che periferia sciatta, gesù, eppoi ci
lamentiamo noi giù...
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