Nel primo pomeriggio si prova nello scantinato di Raff. La grande illusione, sfondare con la nostra rockband. C’abbiamo una strumentazione da terzo mondo, ma non ci vogliamo arrendere. Devi provarci a percorrere una strada fino in fondo: se poi 'sta strada è un tratturo pieno di buche, beh, le buche le puoi provare a scansare.
Avevamo cominciato bene stasera. Addirittura c’avevamo messo solo mezz’ora per accordare, che noi si accorda a orecchio, e quindi. Ma durante il primo pezzo, ti pareva che Raff e Artù non si pigliavano a parolacce per il solito diverbio sulle nostre qualità artistico/tecniche? Non abbiamo provato più, che quei due quando cominciano a rompere i coglioni non li fermi più. E così me ne torno a casa mezzo afflitto, il rock suonato è una delle poche cose che mi dà la carica.
Bestemmio piazzando una cassetta a tutto volume nello stereo, nel buio della mia cameretta. Mi telefona una mia amica che non si faceva sentire da un sacco di tempo, Pamela.
- Ci vieni a prendere un caffè con me?
Non so perchè mi ha telefonato, non so in realtà perché ho accettato. Quando c’ho i miei cazzi non ho voglia di stare a sentire il prossimo.
Mi viene a prendere e andiamo al Bar Haiti, che sta aperto. Mi offre il caffè cortissimo come piace a me. E parla parla parla.
- ... mi sono fatta il ragazzo, te lo devo fare conoscere guarda, è bello alto e simpatico, c’ha il Mercedes però quello vecchio tipo, lavora in banca e è uno che mi lascia fare tutto quello che voglio, e perciò mi sento libera, ma veramente, e sono un sacco contenta...
E a me che cazzo me ne frega?
Gli altri sono felici e me lo vengono pure a raccontare. La saluto senza aggiungere niente, prima che tutta la sua tiritera mi entri nella testa e mi provochi un corto circuito di malumore.
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