sabato 11 febbraio 2012

Crepe


Scende la neve, ha un suono mio, in Mi bemolle. Entro nell'auto, mi ci acquatto, freddo infame. Infilo una vecchia cassetta dei Tygers of Pan Tang, residuato bellico degli Eighties. L'autoradio ulula congelato più di me. Sono spompato, testosterone a zero. Ho male alla spalla sinistra, è una tendinite apprensiva.

Vado lento, le strade sono ghiacciate. Faccio due giri alla rotatoria di Piazza Dogana, giro giro come una danza di morte. La neve non si ferma, e non cambia tonalità. Sbuffo la mia alitosi sulle mani congelate. Mi sento un coniglio scuoiato. Il fumo della sigarette imbastardisce l'abitacolo. Non è retorica. Sono solo, perfetto nella mia solitudine, e stralunato senza lune: parlo con me stesso mentre guido.

In giro nessuno, bingo. Nel buio solo tre anime, guaglionastri gelatinati con l'aria di periferia candelarese. Non c'è la tintarella di luna, ma uno scazzo potente sì. Questa notte non fa per me, è così fredda che allarga le crepe della mia anima.

Parcheggio, vado a piedi sotto la neve.

In Mi bemolle.


Mi sento come un cazzo, dentro questa notte che è un assegno in bianco. Qualcuno dovrebbe spiegarmi come funziona l'anima, dovrebbe fornirmi istruzioni per l'uso. I locali son tutti chiusi, sono le tre. Vagabondo che son io, tra i palazzi e i vicoli antichi della città. I Tre Archi che sanno di muffa e pensieri in fila indiana per uscire piano dalla testa. Grande invenzione il tabacco, ci sono momenti in cui puoi comodamente iniettare veleno dentro di te. Quindici minuti fermo al Piano delle Fosse, la neve che mi sgrammatica le parole. In questo Horror Show non trovo ancora la giusta collocazione.

- Cazzo fai in giro a quest'ora?

Lei è alta, jeansata sotto il cappotto scuro, capello nero e fluido, bella sotto il berretto di lana. Le sue parole tremano, di freddo, di un vento freddo dell'Est.

  • Aspetto... - dico io

  • Sei fatto?

  • E tu chi aspetti?

Questo angelo divino scoppia a ridere, di gusto. Scuote la testa e si sistema il berretto.

  • Non vorrei ma devo...

  • E' tutta la notte che vago... ho freddo...

L'angelo della notte ride ancora, ancora più di gusto, stessi denti e stessa bocca di poco prima.

  • Perchè ridi?

  • Sei comico, con quella faccia triste...

  • A volte ti sembra di chiedere … troppo... a te stesso...

Mi alzo, mi sento spiazzato e inutile, davanti a un angelo superfluo. Il vento soffia scoglionato e taglia le espressioni in due giuste metà.

  • Vuoi fare un giro un con me? - mi chiede, ammiccante.

  • Il tuo tempo costa troppo...

Mi fa un sorriso caldo, forse il primo che incontro, nella giornata. Mi sembra di essere dentro un film di Ridolini. Non me ne fotte un cazzo di questo angelo, ma il suo sorriso persiste sul suo volto e su di me. Ha degli occhi a colori, non saprei quali. Socchiudo gli occhi, la neve scende più fitta. Lei mi si avvicina, sculettando.

  • Bastavano trenta euri baby – sussurra, toccandomi le palle.

Non arrosisco per niente, la lascio fare. Tiro fuori una siga, la lecco, gliela porgo.

  • Per te era gratis – le dico – succhiati questa, hai perso un'occasione.

Lei scoppia di nuovo a ridere. Afferra la sigaretta, lascivamente la saliva e se la infila tra le labbra umide ma crepate. Mi tocca di nuovo le palle.

  • La prossima volta, baby, la prossima volta...

Accende, sbuffa fuori il fumo, che gela in un attimo. Strizza un occhio colorato, si gira rapida e sparisce dietro un angolo. La sua immagine che diluisce mi scorre sulla retina degli occhi. Sembrava uno spot pubblicitario.

Mi riavvio lento e impietrito dal vento dell'est. Sotto i Tre Archi, verso Piazza Dogana. Accendo la 36esima sigaretta. Sbatto forte il fumo in faccia al buio. Che cazzo di freddo.

E che notte puttana.

Crepa.


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