martedì 7 febbraio 2012

Sottotenente Peroncino



Alle 6.30 in punto gli altoparlanti suonarono la sveglia, sfrusciando tipo grammofono. Il piantone alle camerate, che fino a quel momento aveva dormito in piedi appoggiato allo stipite della porta d’ingresso, si destò come per incanto dal coma profondo: cominciò a vagare ebete per le camerate biascicando “Sveeegliaa… sveegliaaa… giù dalle braaandeee…” . Su 189 dormienti si svegliarono in tre, i quali si rigirarono quasi subito sull’altro lato riprendendo a ronfare. Alle 7 solo io avevo gli occhi sgranati e un fiatone da ansia patologica: non avvertiì neanche l’urlo del piantone, “ IL TENENTEEEE!!!”, che seminò il panico tutt’intorno. Non notai affatto la figura imperiosa del Sottotenente Raffaele Peroncino che, brandendo una birra da trequarti, mi si stagliò davanti. Non udiì neanche le sue parole minacciose che promettevano sette giorni di consegna a tutti quelli che avesse trovato ancora in branda. Non mi accorsi del trambusto che l’apparizione di Peroncino provocò (gente che si piombava a terra, altri che si affannavano a fare il cubo, dueotre che erano d'un colpo già lavati pettinati stirati, uno che per la foga s’era buttato dalla finestra). Non mi resi conto di tutto questo, intento com’ero a ringraziare tutti i santi del paradiso per quel nuovo fantastico giorno in caserma. Per cui fu facile, per Peroncino, avvicinarmi di soppiatto e urlare
OOOHHHHH, SVEEEGLIAAAAAA!!!!!!!
Solo in quel momento, quando per lo spostamento d’aria i miei neuroni presero fuoco, compresi che finchè non ero giù dalla branda non ero in salvo.
Peroncino tornò sui suoi passi e uscì soddisfatto. Mi guardaii attorno, chiedendomi in quale mondo mi trovassi: gente che sparava a 10.000 megawatt l’ultimo lp di Nino d’Angelo, due tipi che litigavano a sangue per chi dovesse aprire l’armadietto per primo, bestemmie varie, il solito ciminiera già armato di canna. Mi sconfortai, ma rinunciai al tubetto di barbituici, almeno per quel mattino. Mi diressi ai bagni, dove c’erano soltanto duetremila persone in fila davanti agli unici due lavandini funzionanti. Quando fu il mio turno ero ancora in coma.
Mi lavai in fretta e tornai in camerata a vestirmi.

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