domenica 19 febbraio 2012

Zucchero. di Kanna. 21


Marzo

Mia madre dice che quelli che la notte c’hanno gli incubi sono figli d’incubatrice.

Mi chiama Tina e ci chiariamo sulla situation interrotta l’altra notte. Anche lei la pensava come me, quando il feeling non sussiste è meglio lasciare perdere: il sessosolosesso non riesce bene. Era meglio dirlo chiaro e tondo, lei non mi tira e quindi non ci voglio stare troppo a pensare. Pensare troppo mi blocca soprattutto il cachiss tra le gambe. Non ci sono problemi, ha detto, non mi devo stare a preoccupare: nessun legame, nessun fanculeggiamento.

Meglio così.

Al termine della telefonata schiariTina, andiamo a salutare Artù alla stazione FF.S. Vita sadica che si diverte alle tue spalle. Ma andò vai Artù, mannaggia, ma sei sicuro?, sei davvero sicuro? Ci salutiamo in frettefuria, in questi frangenti melodrammatici è meglio non stare a dilungarsi troppo. Sottosotto siamo sentimentaloni, non certo dei duri duri.

Il treno se ne va lento con Artù affacciato al finestrino a muovere la mano per l’ultimo mesto saluto. Per me è come una prospettiva al contrario: essere affacciato sulla finestra del mondo a salutare le cose che mi passano sotto il naso inesorabili.


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