Le seguo a distanza, sono appena uscite dal Puzzo.
Madda accompagna l’Amicafriz a casa sua, mette la macchina in
folle, si abbracciano... Dopo un attimo Amicafriz scende, Madda
riparte senza voltarsi. Le sto alle costole con difficoltà, lei
zigzaga veloce tra le vie del centro, prende traverse a destra e
sinistra e a destra, muy muy rapida, devo sudare per starle dietro
col mio catorcio. Poi si ferma ai giardini di Piazza Padre Pio,
spegne le luci. Mi fermo anch’io a debita distanza, osservo
incuriosito. Lei tira giù il finestrino e con un braccio mi fa cenno
di entrare nella sua macchina.
Ma, ma, dice a me??!?
Come zerozerosette faccio schifo, allargo le
braccia rassegnato e la raggiungo nella sua auto. Non faccio in tempo
a salire intimorito che mi acchiappa con forza e mi sbatte contro il
finestrino. E’ incazzata, forse. Io balbetto, non so che inventarmi
per giustificare che la
seguivo; ma lei mi avviluppa tipo polipo e per un quarto di secolo
buono rischio di farmi soffocare dalla sua irruenza. Poi, in un
attimo così rapido che mi sembra impossibile che l’abbia fatto, mi
ha baciato. Un lungo bacio fatto di lingue e braccia e ensamble
sensuale da farsi venire l’infarto. Io vado in orbita con la testa
ribellata, tanto che quando lei mi butta fuori dalla machina, così,
senza aver avuto il tempo di dire bah, ci resto tramortito.
La guardo
andare via, impalato ai bordi dei giardini e della notte,
preso in contropiede da questo feeling che sembra possibile e
impossibile allo stesso tempo. E mentre fisso imbambolato il punto
della strada da dove è andata via lei, vedo sul marciapiedi di
fronte Nic che sfumazza, la sua macchina parcheggiata a due passi,
l’occhio torvo che mi fissa e le braccia appese ai fianchi...
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