giovedì 25 ottobre 2012

Zucchero di Kanna. 84



Le seguo a distanza, sono appena uscite dal Puzzo. Madda accompagna l’Amicafriz a casa sua, mette la macchina in folle, si abbracciano... Dopo un attimo Amicafriz scende, Madda riparte senza voltarsi. Le sto alle costole con difficoltà, lei zigzaga veloce tra le vie del centro, prende traverse a destra e sinistra e a destra, muy muy rapida, devo sudare per starle dietro col mio catorcio. Poi si ferma ai giardini di Piazza Padre Pio, spegne le luci. Mi fermo anch’io a debita distanza, osservo incuriosito. Lei tira giù il finestrino e con un braccio mi fa cenno di entrare nella sua macchina.
Ma, ma, dice a me??!?
Come zerozerosette faccio schifo, allargo le braccia rassegnato e la raggiungo nella sua auto. Non faccio in tempo a salire intimorito che mi acchiappa con forza e mi sbatte contro il finestrino. E’ incazzata, forse. Io balbetto, non so che inventarmi per giustificare che la seguivo; ma lei mi avviluppa tipo polipo e per un quarto di secolo buono rischio di farmi soffocare dalla sua irruenza. Poi, in un attimo così rapido che mi sembra impossibile che l’abbia fatto, mi ha baciato. Un lungo bacio fatto di lingue e braccia e ensamble sensuale da farsi venire l’infarto. Io vado in orbita con la testa ribellata, tanto che quando lei mi butta fuori dalla machina, così, senza aver avuto il tempo di dire bah, ci resto tramortito.
La guardo andare via, impalato ai bordi dei giardini e della notte, preso in contropiede da questo feeling che sembra possibile e impossibile allo stesso tempo. E mentre fisso imbambolato il punto della strada da dove è andata via lei, vedo sul marciapiedi di fronte Nic che sfumazza, la sua macchina parcheggiata a due passi, l’occhio torvo che mi fissa e le braccia appese ai fianchi...

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