Il
mio è un Giorno dilatato. La mia vita, per intero, è un Giorno
cominciato al buio e molto lontano dal terminare. La mia diversità
sovverte le regole, quelle regole non scritte che hanno costruito una
invisibile corazza di ferro attorno al mio Io. Non posso farci
nulla, sono cieca dalla nascita. Mi animo di coraggio quando suono
Debussy al piano: le note mi prendono con forza, arrivano non so da
dove e non so perché, e mi sento viva, e cosciente, e illuminata.
Contro tutte le facili retoriche, contro i moralismi senza essenza,
contro questa città e contro la sua gente e contro i suoi colori
sbiaditi, colori che non vivo ma che sento. I colori del mondo sono
dentro i tasti bianchi e neri, tutti i Mondi possibili arrivano dalle
mie dita che scorrono sulla tastiera, musica che sbatte contro i
tristi pensieri, contro tutte le stanze chiuse, contro il Vuoto e
contro questo cielo mai visto...
Dicono sia blu, il cielo: non so come sia, il “blu”, ma io lo sento in in Si bemolle. Il cielo è in Si bemolle, la voce di mia mamma è in Do, di settima quando è allegra, di quinta diminuita quando s'incazza.
Dicono sia blu, il cielo: non so come sia, il “blu”, ma io lo sento in in Si bemolle. Il cielo è in Si bemolle, la voce di mia mamma è in Do, di settima quando è allegra, di quinta diminuita quando s'incazza.
Io
suono, e sono viva.
Suono
come tu mi vedi.
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