martedì 24 aprile 2012

Fix You



Questo crepuscolo fa un po' di carezze all'erba selvaggia di questo angolo di periferia.
- E' l'imbrunire – dice lei.
Sembra una specie di I Had A Dream, ma senza martinlutherking nella testa. Le squilla il cell, cristo!, non smette mai: pochi attimi rubati per guardarsi e questo suo cazzo di telefono rovente. I nostri discorsi a volte sono futili, adolescenziali: i nostri sguardi no, ma però. Serve una scusa, anche la più stupida, per ricominciare a flirtare. Entriamo e usciamo dentro conversazioni molto soffici, leggere, intime: dialoghi come gli Abbracci del Mulino Bianco.
Il crepuscolo, anzi l'imbrunire, non è affatto dark: piuttosto lo divento io se per un istante torno adolescente, quando mi vestivo di nero e ai Giardini di Piazza Italia giravo con la maglietta dei Motorhead. L'aria è a lume di candela, fatta di occhi negli occhi anche senza vedersi. La pressione è a mille atmosfere, alla radio suona Fix You dei Coldplay e lei alza a manetta, segnando l'inizio di un visibilio che mi contagia. La felicità forse è questa: ascoltare una song che non ti piace tra silenzi e sussurri e sigarette e risate.
Sto sdraiato dentro di me e ascolto la sua voce che mi si appiccica alle orecchie come colla vinilica. Ho il timpano stanchissimo ma sono beato. Lei non ha sempre quel vento giusto per spazzare via le mie nuvole, ma intanto è qui e mi parla attraverso le fessure degli occhi.
Quando scende dall'auto il mio sospiro è così caldo che appanna il vetro dal suo lato. Mentre va via accendo la ventunesima smoke. Ingrano la marcia e alzo il volume dello stereo: c'è questo pezzo garage punk che mi piace, metto il livello audio a 16.
Ma nella testa chi rompe il cazzo sono sempre i Coldplay...


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