La luce del giorno è
tarda, si riflette sulle vetrine dei negozi del centro. Irrompe
fastidiosa nei miei bulbi oculari. Che il cielo sia limpido non ci
crede neanche lui. Vorrei assopirmi sotto questo sole così caldo,ma
temo di sudare e non una t-shirt di ricambio.
Ho una fottuta paura
ad avvicinarla, una paure paranoica = ingiustificata.
Sono poco deciso poco
convinto. Non ci ancora capito un cazzo di lei. Ma non la lascerò
andare via così, no. Posso sempre tirare fuori lamia arma migliore:
la malinconia. Se monto uno sguardo triste in sua presenza, forse i
miei occhi potranno significarle qualcosa.
Fanculo le mie
lovefobie.
Mi rigiro su me stesso
in penosa attesa, mi restringo dentro il giubbotto per respingere gli
assalti del vento. Accenno due passi di una danza latin, così, per
scaricare la tensione.
Cazzo, eccola...
Lei esce dal suo
ufficio. Non si guarda attorno mentre si sistema i capelli. Entra in
fretta dentro una Mercedes Classe A nera, abbraccia un lui non
identificato al volante, lo bacia. La Classe A sgomma via imboccando
di lungo Via Scillitani.
Son rimasto spaurito a
bocca spalancata, impietrito nella danza latin. Ho gli occhi dilatati
tipo megascreen. Guardo senza sospirare in direzione Classe A
sgommata via. L’orizzonte dentro il quale lei è stata inghiottita
mi sembrava raggiungibile fino a pochi minuti fa.
Termino la danza con
un ultimo passo arrangiato. Il cielo non è affatto limpido, lo
dicevo io.
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