martedì 2 aprile 2013

Lovefobia


La luce del giorno è tarda, si riflette sulle vetrine dei negozi del centro. Irrompe fastidiosa nei miei bulbi oculari. Che il cielo sia limpido non ci crede neanche lui. Vorrei assopirmi sotto questo sole così caldo,ma temo di sudare e non una t-shirt di ricambio.
Ho una fottuta paura ad avvicinarla, una paure paranoica = ingiustificata.
Sono poco deciso poco convinto. Non ci ancora capito un cazzo di lei. Ma non la lascerò andare via così, no. Posso sempre tirare fuori lamia arma migliore: la malinconia. Se monto uno sguardo triste in sua presenza, forse i miei occhi potranno significarle qualcosa.
Fanculo le mie lovefobie.
Mi rigiro su me stesso in penosa attesa, mi restringo dentro il giubbotto per respingere gli assalti del vento. Accenno due passi di una danza latin, così, per scaricare la tensione.
Cazzo, eccola...
Lei esce dal suo ufficio. Non si guarda attorno mentre si sistema i capelli. Entra in fretta dentro una Mercedes Classe A nera, abbraccia un lui non identificato al volante, lo bacia. La Classe A sgomma via imboccando di lungo Via Scillitani.
Son rimasto spaurito a bocca spalancata, impietrito nella danza latin. Ho gli occhi dilatati tipo megascreen. Guardo senza sospirare in direzione Classe A sgommata via. L’orizzonte dentro il quale lei è stata inghiottita mi sembrava raggiungibile fino a pochi minuti fa.
Termino la danza con un ultimo passo arrangiato. Il cielo non è affatto limpido, lo dicevo io.


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