giovedì 18 aprile 2013

Il Nanetto



Torno stanca a casa, la notte. Sono sola, in compagnia di un nanetto brufoloso e sporco che ride di me quando cala il buio. L'oscurità silenziosa della camera da letto, mi fa sudare freddo. 
Sono allarmata dalla follia omicida del Nanetto. Mi fa sentire in colpa, per tutto ciò che attorno a me lascio che si deteriori. Sto mollando, non ho più una mia luna, non ho idee per tirare serenamente avanti, tutto ciò che tocco sembrava andare a farsi fottere.
Non sono più io, siamo in due adesso: io e il Nanetto.
Ci sto sempre più stretta dentro di me, e dentro questa storia, e dentro questa città: ma non sono Wondewoman, e non ho superpoteri per cambiare identità.
Non voglio farmi da parte, ma il Nanetto è schizofrenico: ha un ghigno omicida. Forse devo accontentarmi di essere sola, col mio lavoro precario, le cene con poche amiche sfigate e le ricorrenze con i parenti.
Metto le pantofole e sciolgo i capelli. Accendo la luce in bagno: la solitudine è un nanetto brufoli e sporcizia.
Forse non è questa la mia vita, ma è comunque una vita.

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