Torno stanca a casa, la notte. Sono sola, in compagnia di un nanetto
brufoloso e sporco che ride di me quando cala il buio. L'oscurità
silenziosa della camera da letto, mi fa sudare freddo.
Sono allarmata dalla follia omicida del Nanetto. Mi fa sentire in colpa, per
tutto ciò che attorno a me lascio che si deteriori. Sto mollando, non ho più una mia luna, non ho idee
per tirare serenamente avanti, tutto ciò che tocco sembrava
andare a farsi fottere.
Non sono più
io, siamo in due adesso: io e il Nanetto.
Ci sto sempre più stretta dentro di me, e dentro questa storia, e
dentro questa città: ma non sono Wondewoman, e non ho superpoteri per cambiare identità.
Non voglio farmi da parte, ma il Nanetto è schizofrenico: ha un ghigno omicida. Forse devo accontentarmi di essere
sola, col mio lavoro precario, le
cene con poche amiche sfigate e le ricorrenze con i parenti.
Metto le pantofole e sciolgo i capelli. Accendo la luce in bagno: la solitudine è un nanetto brufoli e sporcizia.
Forse non è questa la mia vita, ma è comunque una
vita.
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