Non ho voglia di cercare quel Qualcosa stasera, ho
voglia piuttosto di distruggere il mito inesatto del sabato.
E allora me ne vado tutto solo nello Scantinato,
zittozitto mi tiro fuori la chitarra acustica dal fodero polveroso,
innesto nell’ampli un jack che sopravvive grazie al nastro adesivo
nero da elettricista e accendo la pedaliera degli effetti, che
gracchia come un corvo nero. Parto con un po’ di arpeggi che
sottolineano la melodia della mia anima, poi un po’ di hard per
decomprimermi la rabbia, un po’ di effettistica psichedelica per
stordirmi. Resto solo fino a mezzanotte, lasciando che i suoni mi
imballino tipo cellophane. L’aria si impasta di note che entrano ed
escono dalla mia testa senza chiedere il permesso, le corde della
guitar diventano coltelli, il plettro uno stiletto. Squarcio questa
notte cruda finchè non mi sento io stesso una grande enorme chitarra
di sangue e carne.
Mi suono.
Mi sento suonato.
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