I Giardini di Piazzale Italia erano zeppo di giovani anime. Il loro vociare impigriva l’aria colorata degli anni ottanta. Si udivano risatine urlettine fischiettini gridolini squittii. I Giardini di Piazzale Italia erano come invasi da tanti topi in cerca di formaggio. I marciapiedi smattonellati incorniciavano aiuole incolte, le panchine erano un panorama piatto a buon uso e consumo della folla daunteenagers. Il brusio incolore era un flusso di detriti di parole.
Il pascolo era dominato da
ragazzoidi con l’acne
piccole smorfiosette con l’apparecchio ai denti
metalsbandatelli da paranza
postcomunisti al Palo, con logo Che Guevara
zombi drogo/avvinazzati
malombre cannate et scannate.
Un vasto assortimento di fauna post adolescenziale in perenne convegno e stazionamento e congelamento.
E in perenne scoglionamento.
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