domenica 25 marzo 2012

Le Urla


Urla,
urlaurlaurla, è pazza, indemoniata. Da giù, dallo scantinato, legata, sedia mani piedi, si dimena.
-Liberami bastardo! Fammi uscire!
Si contorce, piange, il viso stravolto e gonfio, rossa di rabbia e lividi scuri che segano i polsi e le caviglie. Urla come non ha mai urlato. 
Io non la sento.
L’ho sopportata per anni, indifferente, la sua voce nella testa come una bomba innescata. Libero la mia coscienza con un bicchiere di vino rosso, un Torre Quarto. Lei evitava di guardarmi negli occhi: non mi ha mai guardato davvero, non mi ha mai guardato dentro. Il suo sguardo da pesce morto mi procurava un dolore acuto, quella sua distanza batteva forte alle mie tempie.
Urlaurlaurla dallo scantinato. 
Ingollo vino rosso per facilitare la digestione, il Torre Quarto è diventato il quinto. Le sue urla non mi faranno andare tutto di traverso. Sono già più di tre ore che ulula, dovrebbe essere sfinita e invece continua a sputare veleno. 
- Liberatemi! Liberatemi! Aiutooooo!!!
Ma chi vuoi che t’aiuti, chi vuoi che ti senta? 
Questo pomeriggio non riuscirò a chiudere occhio, altro che pennichella. Mi alzo da tavola, rinuncio alla frutta, certe pesche belle giallegialle. Vado in bagno a triturarmi i denti con lo spazzolino usurato, più usurato dei miei nervi. L’eco delle urla mi tirano botte secche da karateka, ma non mi annientano. Annaspo con l’acqua in gola per l’ultimo gargarismo, imbratto il lavandino di dentifricio acqua lorda e sangue fuoriuscito dalle gengive sensibili. 
Apro la finestra per fare entrare un po’ di frescura, fa un cazzo di caldo neanche fossimo in pieno agosto. Calo la tapparella della camera da letto per creare un minimo d’ombra, mi sdraio. Anche se ho chiuso la porta quelle urla sfrenate mi arrivano intatte nei timpani. 
- Liberatemi liberatemi qualcuno mi aiuti!!!!
Mi rigiro nel mio sudore, nell’afa e nel disgusto. Se non fosse per amore avrei già stroncato questa stupida storia anni fa. Siamo portati a farci del male, comprenderesopportare, sudare e faticare, tra fobie e manie. Non immaginavo potesse accadere, ma prima o poi, col tempo, ti viene addosso la paura della quotidianità. Da più di tre ore grida e grida e grida, dallo scantinato, farei bene a mettere la parola fine, ora basta...
Mi alzo, sbuffo e prendo fiato: coraggio... 
Apro deciso la porta e arrivo in cucina, accendo la tivvù. Le sue urla nella mia testa, e la tivvù che spara Domenica In. Lei sta lavando i piatti, mani insaponate e schiumose. Le urla sono una smorfia acuta, una fitta lancinante sulle tempie. Mi guarda mentre insapona, lo sguardo annoiato di chi, da tempo, non ti vede più. Mi sto ammalando l’esistenza, lei non mi vede più da anni, pensa al suo detersivo al limone. Le sue urla mi allucinano giorno dopo giorno, mi scoppiano nella testa impazzita tutte le domeniche pomeriggio e anche di più. 
Afferro il telecomando, spengo con un gesto secco, blackout.
- Non stare lì impalato a guardare, dammi una mano...
Non vivo più con queste urla dentro.
Mi avvio verso lo scantinato, a prendere un'altra bottiglia di Torre Quarto.

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