sabato 7 gennaio 2012

Zucchero di Kanna. 11


Mi lascio convincere pure stavolta. Sono uno buono io. Pamela mi viene a prendere alle tre del pomeriggio e mi porta al Bar Haiti, che sta aperto. Solito caffè cortissimo e solite sue minchiate sul fidanzatino bello e impossibile. Eppure si vede che non me ne frega niente, che sto mortificato fino alla cima dei capelli. Solo tu ci mancavi, Pamela, con questa solita trafila di definizioni su lui belloeimpossibile. Vorrei andarmene per non ascoltare/riascoltare. Sulle prime non so che scusa trovare per scappare; poi realizzo che in fondo basta provare a FARSI ascoltare per ribaltare le prospettive. Mi infilo quindi nel suo discorso logorroico e parto con delle lagne depresso-filosofiche. Lei dopo cinque minuti dice:

- Scusa adesso c’ho da fare, ti dispiace se ti riaccompagno?

Brutta stronza. A raccontare i tuoi fotoromanzi sei brava, ma poi quando si tratta di ascoltare i miei?


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