domenica 4 dicembre 2011

Zucchero di Kanna.1

mia madre dice stare attento la notte che in giro ci sono i pazzi e gli imbriachi: dovrò stare attento a me stesso...

non ce la faccio proprio, fffff.... mi sveglio tardissimo, quasi le due del pomeriggio. mi alzo mi vesto, una faccia sfatta e poco soddi che non ti dico. non faccio la solita colazione lattuccio e biscotti.
- era ora! - urla mia madre dalla cucina.
ciabatto annoiato, cicic e ciciac, emo' mi fumo 'na bella sigaretta, va! seeee, sigarette finite! mi tocca scendere e andare in centro per trovare un cazzo di bar aperto, che oggi è capodanno.
che palle...
alle due e trentacinque di 'sto capodanno, la città sta ancora ribellata e alla ricerca di riprendersi dallo shock notturno. Stanotte tutti hanno fatto casino, sparato razzi trictrac bombeammano, buttato giù dai balconi monnezza lavatrici piatti mobilia. C’è un’atmosfera di insolita quiete dopo la tempesta: semafori lampeggianti, niente traffico niente marocchini a vendere ciddì masterizzati.

Arrivo al Bar Haiti, in centro: sta aperto, ifeelgood. Prendo le sigarette, pacchetto da dieci, che costa la metà, e me ne ciuccio di corsa una, che mo’ mi fumavo sotto, aahhh! Torno a casa, che non ce la faccio proprio, ffff, pure io stanotte ho fatto baldoria.

Mi rimetto nel letto.

Mia madre dice:

- E mo’ che fai ti rimetti a letto?!? E mo’ che fai dormi di nuovo?!?

Che palle…


Io Gratto


Dormo poco e male, di notte, di giorno. Morirò all'alba, da solo, così come sono nato.
Le giornate nella mia City, agosto, una inutile attesa, in emergenza, come se avessi comprato un grattevinci e non volessi grattare sapendo di perdere. Potrei impormi di provarci, a grattare: a volte, nella vita, c'è una molla che scatta e decidi di ritrovare te stesso. Forse s'era perso, quel tuo te stesso, e quando questo momento arriva devi fare i conti con quella parte di te che in tutto questo frattempo si è smarrita.
Non ho perso lo smalto, con qualche sforzo potrei riprovarci a grattare la mia vita. Basta un amico o un'amica che ti aiuti ricarburare, tralasciando le difficoltà infinite della quotidianità. Lo devi a te stesso, la ricerca concreta di stimoli e di adrenalina che latitano da un po' ormai. 
Tu non connetti nonno...”, dice mio nipote, il piccolo.
" Me ne frego, io gratto!".

18 Luglio


Ce ne stiamo congelati dentro un'atmosfera tipo coccobill senza pistole. Nell'aria gravitano grumi di parole smozzicate, che ricordano quella stupida canzone che vinse sanremo, Fiumi di Parole, che non ricorda più nessuno: tranne i desaparecidos mentali come me...
"Usciamo"dico io, “andiamo a prendere un qualcosa da bere”.
“Sicuro?”, dice lei “fa un cazzo di freddo...”
“Voglio bere...”
Lei prende le chiavi della macchina dallo svuotatasche nell'ingresso, non aggiunge altro alla mia filosofia negativa e nichilista, questo mio atteggiamento alla Sartre senza una finestra da cui sbirciare il Mondo. Lei vorrebbe aggiungere qualcosa, ma capisce che non è il momento, dice:
“Sei stanco...”
“E' troppo tardi per esserlo...”
Apre la porta di casa, si avvia all'ascensore.
Passeggiamo scazzati nel centro commerciale, come Totò e Peppino in nojo volevam savuar. Ci sono spifferi e ventate di aria fredda, varchi percorsi da flussi rapidi come sullo stretto di Bering. In giro deambulano parecchie donne accucciate dentro cappottini firmati, tutte che mi sembrano delle gran fighe.
Mi sembra tutto così strano...”, dico a fil di voce.
Ci pensi troppo..."
"O troppo poco...".
Mollo un sorriso sghembo, fisso una tipa vestita quasi da panterarosa che non ingannerebbe nessuno con quel trucco.
“ Le donne mi sembrano tutte delle gran stronze...”, dico con meno fil di voce.
Dopo una mezz'ora siamo statuine silenziose. Fumo l'ennesima chesterfield pigramente, come un dromedario assonnato sbracato nell'unica oasi presente nel raggio di mille miglia. Lei smette di aggiustarsi i capelli, si ferma a guardarmi dritto negli occhi.
Cosa c'é? Hai paura?”, mi chiede.
Scuoto il capo come chi non riesce a crederci, un po' perché davvero non ci credo neanch'io, un po' per esorcizzare questo attimo nero.
Vafangulo”, dice lei “ lo sapevi da prima che ci conoscessimo...”.
“Non pensavo che prima o poi prima avrebbe sbattuto giù"
“Non è detto che non torni...".

“Hai un contratto fino al 18 luglio, avrai tutto il tempo per scordarti di me"

” Potevo dirlo anch'io eppure non l'ho detto".
La sua mancanza mi chiaverà il cervello alla grande, lo so per certo, mi farà sentire come un apache dentro i confini della sua riserva.  Ho nella testa una sceneggiatura confusa e una colonna sonora hard come il metal che ascoltavo da ragazzo. 
“ Torniamo a casa " dice lei, con tono buio.
“ Sì, torniamocene, quel 18 luglio mi dà mal di testa già da un po'...”.
















Roaming


E' passata solo mezz'ora, lonely at the window. Sento di dover recuperare quel peterpan che ho perso in tutti questi anni.Ma forse è lui che ha perso me, magari mi sta cercando senza riuscire a trovarmi. Avevamo una strada da percorrere fino in fondo, io e lui, ma l'ho persa 'sta strada: e ho perso anche lui. Devo ritrovarla o mi perderò del tutto. 
Ripensare per un attimo a lui mi fa scendere una gesucrista di lacrima che non riesco proprio a trattenere. L'angoscia che c'ho dentro proprio non riesce a farmi pensare normale, mi stritola, mi spacca la faccia in due e mi strozza la bocca dello stomaco.
Dove sarà adesso? Anche lui avrà perso il suo peterpan?
Lo vedo Peter Pan, nitido sulla mia finestra lonely: sputa una bestemmia grezza, accende lo sguardo adolescente e mima una schitarrata d'un misto acidjazz – deathmetal. Ho bisogno di downloadare i miei desideri piuttosto che le mie necessità. 
Questo mimare cazzone di Peter Pan riesce a farmi sorridere: strizzo quelle duetre stronze lacrime e pogo addosso come una vecchia comare avvinazzata. Sto a terra, sottoterra, non voglio lacrime e non voglio stare a fare storie, non voglio farmene una ragione, non voglio rientrare in quella brutta spirale depressiva che mi schiacciava la testa anni fa, non voglio sentirmi di nuovo morta dentro. Mi odio e non vorrei odiarmi, mi odio intorno, odio il mio intorno, odio tutto quello che mi entra dentro senza più uscirne, odio i miei sensi che non registrano più nulla di positivo, odio la mia casa e mi vedo senza futuro: senza di lui.
I'm roaming,roaming roaming, roam..., Peter Pan urla l'inciso di questa hard song, io provo a schitarrare con lui, dentro questo concerto mentale che prima o poi si esaurirà. Si spegneranno le luci e torneremo a cercarci.
Fai con comodo Peter: la prossima volta suoneremo più accordati.

sabato 3 dicembre 2011

Wonderful World


Domani vado.
Non lo so, prendo e vado, metto in moto la vespa e vado. Direzione le colline verdi, ma anche di un altro colore. Mi sistemo il mio famoso bellosguardo e parto verso il sole. Spero possa essere un buon giorno, un giorno diverso da tutti gli altri, che si son persi. Perché chiedersi "dove cazzo sono finito", tutti i giorni, non mi fa bene. Basta immagini fredde ad altre riscaldate, voglio andare, domani vado.
Questa mi vita non è male, peròi preferisco il rockenroll, o meglio una vita rockenroll. Non so com'è una vita rockenroll, però di sicuro questa non è. Qualitativamente vorrei attimi doc, quantitativamente mi risultano poc...
Esaltarsi e saltarsi, e anche salutarsi con la famiglia. Basta, io vado, vado al mare anche se fa freddo. Ho occhi ancora buoni per guardare, e naso lungo per odorare. Il mio è un ottimismo leopardiano, che divulgo tra gli amici tramite sms. La voglia di andare ha fatto andare via la nebbia dal mio cervello, prendo il mio spirito per mano e lo accompagno alla porta.
Vorrei avere le guance di Louis Armstrong per soffiare forte dentro un wonderful world.

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Specchio Delle Mie Brame


So cosa voglio fare adesso.
Voglio riunire la mia prima rockband. Me lo dico davanti allo specchio, quasi convinto. Oh Gesuggesù, mi risponde lo specchio, vaporizzato dai fumi della doccia calda. Sono stanco di guardarmi allo specchio e sentirmi in suo ostaggio: mi riflette sempre una faccia aggrinzita e muy insoddisfatta. E lui è uno che riflette. Forse ho sbagliato vita, dovevo nascere specchio.
Oppure dovevo nascere a Hollywood. Sto praticamente tutte le sere davanti allo specchio delle mie brame a chiedermi se scendere per andare ad alcolizzarmi al pub oppure decidermi a fare qualcosa di serio e produttivo. Se esco vago nell'ombra, bevo cicchetti di rum da solo al bancone e riprendo a vagare dentro di me. Che cazzo cambia almeno pub ogni tanto, dice lo specchio. Riunire la mia prima rockband è una idea sfatta, perchè la band ha cessato di esistere quando abbiamo cessato di essere giovani. Ma mi sembra carino 'sto fatto, ci proverei davvero. Invece di starmene solo solo al banco a sentire qualche cazzata sgrammaticata della barista polacca. E poi ho ripreso a fumare di brutto, più di venti al giorno. Perché non ti decidi a crescere una buona volta?, dice lo specchio.
Ma perchè, dico io, è obbligatorio crescere?

venerdì 2 dicembre 2011

3 Doors Down


La song dei Three Doors Down galleggia nell’aria appiccicosa e si stampa a caldo nel nulla.
Mi muovo come un carillon inceppato, dentro minuti appena tostati. Mi trascino dentro bestemmie di madonne nere, mentre attorno a me si consuma uno spot pubblicitario ingannevole. 
Sono circondato da sguardi affilatissimi, la strada che mi guida mi fotte nei pensieri: deglutisco saliva collosa, aspettando te senza sapere cosa farmene di queste notti da lupo mannaro. 
Il bianco luminoso del monitor e questo carillon stonato che mi scoppia nella testa. Da troppo tempo ti inseguo, contromano su un'autostrada, oltre questo casello non si va. La luna è semi impressionista, il caffè freddo senza zucchero di canna. Sbatto i piedi per il gran freddo, l'alcol che prende a salire e sul più bello se ne va. Sono un poeta maledetto del cazzo, confuso nelle idee da perfetto coglione.
Una discarica abusiva di ombre, e chissà chi la raccoglierà tutta questa immondizia. Faccio fatica a fingere una faccia da duro, e intanto c'è qualcosa che ignoro. Correre per 100 km ti fa stancare e bruciare il fiato, e più vado veloce più si torna qui.
Il vento non smette mai, mi spettina. Finirà questa notte, castrata nei silenzi che urlano. La song dei Three Doors Down sembra sia cambiata in tonalità...
Forse è meglio abbracciarsi da soli beccandosi i crampi, visto che lei... cazzi suoi...