mercoledì 26 gennaio 2011

Saluti E Baci

 

La notte è tutta mia, è una donna incinta. Me la sento addosso, appiccicosa, vinavil. Sono in apnea, nel buio del mio camerino, in attesa. Boys and girls inneggiano cori da stadio, là fuori, vogliono rock di fuoco e aria alcolica e canne. Ansimo solitario, la band è nel backstage che accorda gli strumenti, io sono un semitono sotto, all’inizio sembro fuori tonalità ma poi esce un sound tutto allucinato, e all’improvviso, come sempre da un po' di tempo a questa parte, ho voglia di correre fuori, a piangere, bambino.
La notte è ancora giovane, non voglio cantare, non voglio nessun suono, nessun rumore di guitar, lasciatemi ridere, anche se non ho il coraggio di farlo, ammutolite la platea, spegnete quella folla lì fuori, lasciatemi ululare.
La folla è accesa, le luci, la scena. Ho freddo, apnea, lasciatemi uscire dal mio corpo, questo vuoto è soltanto mio, sensazione di immobilità, no-ritmo. Mandare a fanculo tutto quello che ho: lo show studiato pazientemente in sala prove, le mie allucinazioni, la realtà che non mi guarda affatto, il ritmo di un metal duro, un gotico metal che non mi riguarda più. Avrei voluto essere uno normale, in un mondo normale, in un tempo normale.
Cosa cazzo ci faccio in questo lurido camerino da quattro soldi? Dov’è il resto della mia vita? Cosa vuole da me questa gente schizzata e delirante e colorata e infiammata? In quanti sono, in quanti siamo, in quanti siete contro di me? Voi lo sapete cos'è il vuoto? E' uno, è singolare, è fatto di blocchi di cemento, di rimpianti e di cemento, e di sangue non coagulato, bloccato, sventrato, addensato di piastrine, e voi, voi ballate, ballate pure, voi, che il vuoto balla con voi, un vuoto unico, soltanto io lo capisco, voi ballate pure, soltanto io lo vedo, ballate pure, mes petit zombie…
Sto sudando freddo, sudo e comincio a ridere, rido nel mio vuoto peggiore, quest’incubo, non voglio salire sul palco, fanculo la band, fanculo loro, se mi sentono, mi muovo in un tempo ossessivo, i suoni di una techno apripista che sparano per scaldare la folla, ballo l’ultimo fandango, corteggio questa notte di merda per riuscire a farla mia, questo urlo dentro di me, non so cosa ci faccio tra queste mura sbiadite, tra queste voci sussurrate nel mio vuoto, tempo pompato a centoquaranta decibel, sotto la soglia del dolore, rido, senza ascoltare le voci nella mia testa, rido e non connetto, rido, e sudo, e il mio vuoto balla con me, lasciatemi fuggire, in una vita normale, sono lento, ma corro al limite delle mie possibilità, cour dans les nuits de l’aime, sono l'icona di un rock feroce, tiro e tiro, nudo e crudo, entre dans le vide de l’aime, sono l'Icona, la vostra unica vera sana follia, il vostro ego sospeso, vi voglio distorti, dentro una follia tutta nuda, nudo come lo show, e rido sudo rido, vedi che sudo amico mio, vedi che sudo anch’io, travestito nel vuoto infame, la technorock nello stomaco, e rum e crack e merda che si mescola nel cervello ai ricordi, la voglia di vomitare tutto, rock guasto e pensieri, e caffè, non voglio questo show, non voglio questi odori finti, voglio esserci, voglio mollare tutto e scappare, urlare al soffitto di questo posto, e rido, e ballo, rabbioso come un cane, voglioso di azzannare, cannibale...
Ecco, mi chiamano, lo show comincia... Stanotte voglio ballare per sempre, non fermarmi, sudare sudare sudare, salire sul palco ballando, ridendo, alzare al cielo il microfono, urlare ANDATE A CASA!, e dissolvermi, sparire nel nulla, fanculo l'Icona, lasciatemi andar via, lasciatemi la mia vita, c’ho da vomitare e non voglio cantare, non sono la vostra Icona, sono pallido, la band è già tutta sul palco, tranquilla, nel proprio mondo, ho i conati di vomito, con un balzo felino salto sulla scena, si accendono milioni di luci, la folla di boys and girls ulula, in delirio, la sua Icona, un boato festante.
Alzo le braccia al cielo, sono un dio, il vostro Dio rassegnato e castigato, e urlo, e rido, e urlo e rido.
Saluti e baci dal vostro merdoso rock del cazzo…


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