lunedì 24 gennaio 2011

Desaparecido


Siamo arrivati.
Davanti al portone di casa sua Massimo tira un lunghissimo sospiro che non sposta di un millimetro il mio baricentro emozionale. Minuti che non passano mai e dolore che gonfia il cuore. Poi arrivano le immagini delle nostre vite vissute insieme, un attacco kamikaze nel mio cranio. Queste sì che lo spostano il baricentro. La cronoatmosfera peggiora di attimo in attimo. Rinuncio ai suoi sguardi di traverso mentre infila la chiave nella serratura. Uno scatto del portone, che si apre scricchioloso. Entra, si ferma un attimo, come se volesse voltarsi. Invece non si volta: fa uno scatto in avanti e sparisce. Chiusura in bellezza. Il portone mi sbatte quasi in faccia. Mi sento un po' desaparecido, così brutto adesso da sentire il bisogno di voltarmi dall’altra parte. Una qualunque altra parte. Accendo una sigaretta e tiro come una bestia, aspiro un oceano di inquietudine.
Se dovessi tornare a nascere preferirei non nascere.
Ma se proprio dovessi non nascere vorrei non nascere in questa città così finto-moralista, non avere quest’età di mezzo del cazzo che tutti ci fanno i film e ci scrivono i libri. Vorrei non rinascere uomo, né animale né altro: mi basterebbe essere un cerino, per bruciarmi una volta sola come si deve e basta.


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