domenica 13 novembre 2011

Pulci Nella Nebbia

Nella mia testa ci sono entrate senza preavviso. Pulci. E nebbia. Viaggiavo lento e inesorabile, nel buio dell’autunno. Alle due di notte, lungo la strada senza luci che dalla collina portava alla città. Ea questo punto le sentii vive, queste pulci, proprio mentre calava una nebbia impensabile poco prima. Mi veniva in mente la nebbia agl'irti colli, ma in quel momento guidavo verso la pianura, e di irto c’era solo il mio fondato sospetto che la mia direzione fosse sbagliata. La città, con i suoi bagliori lontani, mi sembrava irragiungibile. O forse semplicemente non avevo voglia di tornarci.
La nebbia mi sembrava un cane peloso e pigro, che scodinzolava ai pochi pensieri logici e digrignava i denti quando tendevo atirare l’auto oltre i cento. Non vedevo più nulla, né fuori né dentro di me. Mi sentivo pigro, e buffamente proiettato in un riff di chitarra acustica che la radio sparava a basso volume, uno di quei riff dei 50 che ricordava i rockenroll di Elvis.
Intanto un treno mi scorreva accanto, quasi come questa notte, e la sensazione era quella acida di chi cammina in parallelo verso qualcosa che non sa. Il treno poi deviò nei pressi di Ponte Albanito, mentre io continuai dritto finché non mi resi conto che stavo viaggiando nella nebbia senza più rendermene conto. Le mie intenzioni mi sembravano bombe innescate dalla disperazione pronte a esplodere. Mi sentivo in tensione, sostenuto da musiche dark grunge che avevano cominciato a girare in play nella testa. Che poi dark è una forma riduttiva di definirsi: sarebbe come ordinare una bistecca alla fiorentina e vedersi arrivare della carne in scatola.
Ero dentro una notte stantia, barricato dentro me stesso, come uno che ha paura di uscire allo scoperto e manda in avanscoperta un ragazzino che fuoriesce dal suo ego malato. Invece ero all'avanguardia solo nel pensare che le notti potessero d’improvviso colorarsi e perdere quelle molecole d’infinito nerodi cui son fatte.
E’ rosso porpora il mio colore preferito, preciso quello delle carte da poker, quel rosso vivo che uso per i miei rossetti.
Le pulci saltano nebbia, saltano sulle le scale di casa mia, insieme a me s'infilano nel mio letto.
E incomincia l'incubo.

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