Pomeriggi asfissianti
in camera, poster alieni e muri spigolosi, perdere il contatto col
tempo reale. Il divario tra il mondo di dentro e il mondo di fuori
diventa spropositato, uscire allo scoperto, mettersi a nudo davanti
a tutti.
Sono pronto?
Le solite maledette
domande, alle quali prima o poi devo dare una risposta.
Le risposte, crude, ridere ridere ostentatamente, rifiutare di rifiutarmi, accettare di accettarmi, brutte sere d’inverno, girare l’angolo e ridere, del marcio che c’è lì fuori, degli sguardi inconcepibili, degli insulti, fare finta di niente, in salita su un calvario appena cominciato....
Il Mondo racchiuso in questa
città, piccola emorroide di ignoranza
intolleranza, dura aspra stitica. Temo questo
diffuso ipocrita moralismo, le turbolenze, i malumori, i flussi così
retrogradi da partorire menti piatte, le strade,
i vicoli, le zone d’ombra, le case che
sembrano tutte senza finestre.
Cerco appigli
sicuri: i jeans aderenti, i
maglioncini di lana, l’armadio di mia madre,
i capelli cotonati mesciati, il
beauty-case con i trucchi, lo
specchio, il cappotto bianco con collo di volpe.
Una guerra appena
cominciata, nelprofondopiùprofondo…
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