sabato 9 aprile 2016

Picassiano


Espressioni davanti allo specchio, smorfie intontite, rigirarsi piroettarsi ammirarsi il corpo, starsene in giardino in mutande a fissare il Vuoto del cielo, quel fastidio per i peli, quel chiudersi in bagno a rasarli.

Poetico in un mondo poco poetico, illuso da parole disilluse, al tramonto, all’alba, distante da un improbabile lieto fine, liquido dentro giorni annacquati, pomeriggi interminabili…

Ho dovuto riscrivere il mio destino, questo mondo non è il mio. Sono un pesce tropicale dentro un acquario scomodo nuotato da triglie. Disagio a denti stretti, creare qualche spiraglio qualche appiglio qualche appoggio. Non mi piaccio, sono diverso da tutti gli altri, sguardo dolce malinconico garbato poco macho.
Certe volte speri che le cose si rimettano in carreggiata da sole. Ho una mente impossibile da penetrare. Verso i diciott’anni, quando i miei amici si imboscavano a pomiciare con le ragazze nei posti più sperduti, io restavo solo: tornavo a casa e mi chiudevo in camera, mettevo su Material Girl, a basso volume in cuffia, e guardavo fuori dalla finestra. 
Il mondo è un quadro astratto, assume sembianze scolorite e picassiane, pensieri quasi spenti senza forma.

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