Sento nostalgia di Foggia, della sua sete d'acqua, della sua estate desertica, della sua voglia di non muoversi. Sono anni che non ci torno, e quando arriverà quel momento porterò solo fiori sulle tombe. Non ci sarà nessuno ad aspettarmi.
Non ho ancora trovato la mia strada del cazzo.
Che alba assurda e nuvolosa: mi tolgo di corsa i vestiti di dosso e corro in acqua a peso morto, come bambino che non ha mai visto il mare in vita sua. L’acqua è gelida, faccio il duro e mi tuffo.
E mi piace questo momento, è uno di quegli attimi rari che non sono in grado di governare. Fra dieci, venti anni sarò ancora qui, rincoglionito, a cercare di capire come vanno le cose. Quelle, le cose, non vanno mai come le pensiamo noi.
Oggi non mi va di andare a lavorare.
Me ne starò qui a fare le bollicine a pelo d’acqua.
apnea e bollicine e vuoto d'aria, scrittore! bella atmosfera... bravo!
RispondiEliminathanx capowriter, Lei è sempre molto incentivante nei miei confronti
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaLei nei miei è sempre Demolente... a fin di bene, anyway!
RispondiElimina