mercoledì 13 aprile 2011

Fango




L'Attesa non è trepidante. Questo live al Caffè Sconcerto è inadeguato, i suoni dei Fango sono ancora troppo acerbi, mancano amalgama e coesione. Sul palchetto abbiamo già installato tutto l’arsenale soundbellico. Le luci della ribalta sono un faretto alogeno da duetrecento watt che frana nell’atmosfera ingolfata del locale.
Teo ordina un mixmartini potente al bancobar, c’infila dentro un dito e mulinella fino a quando il drink non è tutto schiumazzato. Lucio ci aggiunge un’olivetta verde e se lo scola tutto d’un fiato.
- Mo me ne ordini un altro... – dice Teo, scocciato.
– C'è un sorso anche per me? - dice Letizia, funerea a dispetto del nome.
- Mo ne ordini due allora… – dice Teo, sguardo alla Maurizio Merli.
- Non ci credo neanche se lo vedo - dice Letizia funebre.
I primi avventori occupano i tavoli bardati di tovaglie rossotorero, scambiandosi bacinibaciotti molto in stile dauno: sfilano in fila indiana con passettini robottizzati e look griffati.
Leandro decide di partire a freddo con la versione disco di una song dei Doors. Nel giro di un minuto si perde in un dedalo di semicrome, sbandando spropositatamente su suoni che vengono fuori unti e scivolosi. Io sono inghiottito da un buco nero, non mi ricordo il riff di basso. Lucio procede a rilento in attesa della mia entrata. Teo giace davanti al suo ampli, svuota i middle di qualunque essenza e volontà. Le parole del discodoors restano in gravida sospensione nell'ugola onomatopeica di Letizia. Io, intanto, non riesco a ricordare: tiro fuori dalla tasca della giacca nera un foglietto spiegazzato e provo a decifrare. Non capisco i miei appunti, deglutisco un rospo grande quanto un intero stagno.
La song non entra, resta in pace per aria. Gli avventori del Caffè Sconcerto sono piuttosto risentiti da quella performance da cabaret. Teo si è accoccolato in un angolo, occhi chiusi - mani tra i capelli, rassegnato. Leandro spegne il faretto alogeno da duetrecento watt, meglio non farsi troppo riconoscere. Il tempo di batteria di Lucio è distratto dalle fighettine in reggiseni-crisscrossati che gli sfilano davanti. Letizia entra e esce con le parole, ogni tanto si ferma e bestemmia al microfono che tutto lo Sconcerto la sente.
Io sono tutto sudato, sono uno straccio da strizzare. Leandro sbuffa insofferente, makkekkazzo guagliù!,  stracarico di mix alcolici: un diluvio universale di note di settima gli risuonano afone nella testa.
Mi stracollo il basso, lo appoggio all'ampli, che fischia. Raggiungo l'uscita, pedinato da una scia di tanfo di sudore.
- Non fermiamoci, continuiaaamo... - dice Lucio.
- Va bene pure senza basso... - dice Letizia zombie.
- E canta da sola allora... - dice Teo.
- Ma sei cretinoo? - dice Letizia al microfono, e a questo punto sì che tutto lo Sconcerto si interessa a loro.
- Sssshhhh, calmatevi ragazzi... - dice Leandro.
- Cazzo dici, stronza.. - dice Teo.
- Pensa a suonare e zitto... - dice Letizia.
- Baaaasta oooh... - dice Lucio accelerando un tempo incazzoso.
- Cazzo vuoi pure tu??? - dice Teo.
- Bravi, continuate così!!! - urla il proprietario dello Sconcerto appoggiato dalla folla osannante.
- Mi sono ricordato... E' in Mibemolle... - dico io rientrando trionfante.


I Fango:
Teo: Chitarra & Drink
Leandro: Professional Keyboards
Letizia: Voce funerea
Lucio: gaypride drums
Io: in Mibemolle...

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