La
osservo, con discrezione, mentre è al banco bar.
Lavora col sorriso stampato, non le pesa quello che fa. Fuori un sole
d'estate accecante, giallissimo. Mi sorride quando mi nota,
sorride a quel mio Me che in questo momento non è qui, all'ingresso
del bar, ma nella sua testa.
Comincia a canticchiare, segue un filo musicale mentale tutto suo. Le risatine, intermittenti, intercalanti, come
quando mi provoca al telefono. L'accento dauno ma non quello truce, di quando mi chiede “Cosa
prende?”. Sto negando a me stesso che questa donna è una specie di
strega, vorrei dirle sparisci dalla mia vista, ma si capisce che
l'unica cosa che voglio è che lei resti. Mi dico che non devo starci
troppo a pensare, mentre lei mi legge negli occhi e ride di gusto.
Sospirare e sfuggirmi è una sua costante. Non succederà mai quello
che voglio, e forse forse lei lo sa.
Sta di
fatto che "c'è qualcosa che si sente e non si sente"...,
quasi come la Ghost Note di un blues...
- Un
decaffeinato in tazza fredda...
- Subito...
anche se così si raffredda troppo velocemente...
- Appunto...
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