sabato 17 dicembre 2011

Zucchero di Kanna.8

Ho così tanto bisogno di me che mi mando a fangulo da solo e esco. A morte tutti i pensieri morti. Io sono così: un atteggiamento tipico di tutto il genere subumano, la contraddizione.

Al Puzzo sto da solo, tutto il tempo seduto su uno sgabello al banco a fare lo sguardo da duro verso un paio di fighette, una bionda con la faccia da porca e l’altra bruna con la faccia da porca. Non mi hanno cagato per niente. Poi arriva Pamela, guardacaso, e fino alle tre di notte è di nuovo la stessa cantilena.

-...sai, mi sono fatta il ragazzo, te lo devo fare conoscere, è bello alto e simpatico, c’ha il Mercedes però quello vecchio tipo, lavora in banca e è uno che mi lascia fare tutto quello che voglio, e perciò mi sento libera ma veramente, e sono un sacco contenta...

Ma che palle...



Un programma schifoso a Radio Pace. Nessuno negli studios per cui niente sigarette da scroccare. Mi faccio un po’ di sepolcri, veloce sequenza di giri pedestri nei vari locali della Piazzetta. Mi alcolizzo un po’. Non trovo nessuno in giro. Se non ci fosse lui, il Grande Amico Etilico, a scorrere dentro le vene, tutte queste serate sarebbero fredde veramente.

Verso l’una becco Maria A Pacc per strada che mi chiede un passaggio. Io prima tergiverso, che la macchina ce l’ho quasi a secco, ma poi l’accompagno. E' strano trovare Maria A Pacc da sola a quest’ora. Sarà depressa…

Sotto casa sua si vede che non c’ha voglia di ritirarsi.

    - Ci facciamo l’ultima sigaretta?

    Su questa sigaretta, che dovrebbe essere l’ultima e invece se ne va tutto il pacchetto, Maria A Pacc si apre a ventaglio. Parla e parla, di se stessa e di tutte le paranoie che c’ha dentro, di quanto le piacerebbe trovare un vero motivo per sognare, di quanto è difficile trovarlo, se esiste, di come vorrebbe un lavoro come si deve e un amore come si deve e una vita come si deve. Io mi sono un po’ shoccato a sentirla così triste.

Che mi potevo inventare se non il solito Vedraicheprimaoppoi?



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