martedì 6 dicembre 2011

Jazz

Lei mi piace per quella sua aria meditativa, quell’innocenza giovane di chi non giudica. La situazione che non si crea tra noi sa di jazz non improvvisato, di casualità voluta, di movimenti non studiati. Sono uno stupido tenace, incapace di vincere il mio freddo, incapace di fare calcoli. 
Lascio che sia il caso a dare le carte, quando le lunghe pause di interminabile silenzio mi fissano dentro un bicchiere di vino rosso. Lei ha una dolcezza francese, la erre moscia e un profumo intellettuale, una bellezza improvvisa di corpo senza fiato.
Lancio occhiate nell’intorno, senza alzare la testa. Sprofondo nella calura e mi piego a riccio, quasi in posizione fetale: vorrei tornare piccolissimo per rientrare nell’utero di mia madre.
Ne avrei urgentemente bisogno.

Nessun commento:

Posta un commento