mercoledì 14 dicembre 2011

Zucchero di Kanna.6

Nel primo pomeriggio si prova nello scantinato di Raff. La grande illusione, sfondare con la nostra rockband. C’abbiamo una strumentazione da terzo mondo, ma non ci vogliamo arrendere. Devi provarci a percorrere una strada fino in fondo: se poi 'sta strada è un tratturo pieno di buche, beh, le buche le puoi provare a scansare.

Avevamo cominciato bene stasera. Addirittura c’avevamo messo solo mezz’ora per accordare, che noi si accorda a orecchio, e quindi. Ma durante il primo pezzo, ti pareva che Raff e Artù non si pigliavano a parolacce per il solito diverbio sulle nostre qualità artistico/tecniche? Non abbiamo provato più, che quei due quando cominciano a rompere i coglioni non li fermi più. E così me ne torno a casa mezzo afflitto, il rock suonato è una delle poche cose che mi dà la carica.

Bestemmio piazzando una cassetta a tutto volume nello stereo, nel buio della mia cameretta. Mi telefona una mia amica che non si faceva sentire da un sacco di tempo, Pamela.

- Ci vieni a prendere un caffè con me?

Non so perchè mi ha telefonato, non so in realtà perché ho accettato. Quando c’ho i miei cazzi non ho voglia di stare a sentire il prossimo.

Mi viene a prendere e andiamo al Bar Haiti, che sta aperto. Mi offre il caffè cortissimo come piace a me. E parla parla parla.

- ... mi sono fatta il ragazzo, te lo devo fare conoscere guarda, è bello alto e simpatico, c’ha il Mercedes però quello vecchio tipo, lavora in banca e è uno che mi lascia fare tutto quello che voglio, e perciò mi sento libera, ma veramente, e sono un sacco contenta...

E a me che cazzo me ne frega?

Gli altri sono felici e me lo vengono pure a raccontare. La saluto senza aggiungere niente, prima che tutta la sua tiritera mi entri nella testa e mi provochi un corto circuito di malumore.

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