sabato 11 febbraio 2012

Zucchero di kanna. 18

E’ San Valentino, la festa di ogni innamorato cretino. Delle due, una: o non sono innamorato o non sono cretino. Nutro dei dubbi sulla seconda affermazione.
Mi sentivo solo, e anche un po’ cretino: l’ho chiamata. L’ho invitata fuori, da soli, per un tete-a-tete. L’ho portata in un pub fuorimano. Ci siamo seduti e abbiamo parlato. Anzi, ha parlato solo lei. Io ho bevuto. Ha parlato di tutti i suoi ex, mentre io mi bevevo tutte le sue disgrazie. Una palla. Tutte storie tragiche, tragedie greche, drammoni con i lacrimoni. Le ho fatto da confessore, ho ascoltato in silenzio e l’ho benedetta, due padrenostro e un’avemaria. Amen.
Poi sotto casa sua, nella mia macchina, i vetri si sono appannati. Lei in effetti è carina, ha un nonsocchè di attrattivo, lineamenti spigolosi e cinici, velenosi quasi. Ma non mi tira. Io ho bisogno del tiro del cuore, voglio sentirlo fare bumbumbum come un pazzo. Mi sento ancora più cretino. Lei aspetta prima di scendere, ma io non ho nessuno slancio.
- Ciao...
- Ciao.
- Mi telefoni?




- Capisci Marì, il cuore non mi batte…
- Non ti batte stavolta, con questa tipa…
- No, c’ho paura che non batterà mai …
- Ma che dici! Devi solo avere pazienza…
- Grazie Marì. Se non ci fossi tu…
- Appunto…
- Che vuoi dire?
- Niente, niente…

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