domenica 27 maggio 2012

Zucchero di Kanna. 58



Non ho voglia di cercare quel Qualcosa stasera, ho voglia piuttosto di distruggere il mito inesatto del sabato.
E allora me ne vado tutto solo nello Scantinato, zittozitto mi tiro fuori la chitarra acustica dal fodero polveroso, innesto nell’ampli un jack che sopravvive grazie al nastro adesivo nero da elettricista e accendo la pedaliera degli effetti, che gracchia come un corvo nero. Parto con un po’ di arpeggi che sottolineano la melodia della mia anima, poi un po’ di hard per decomprimermi la rabbia, un po’ di effettistica psichedelica per stordirmi. Resto solo fino a mezzanotte, lasciando che i suoni mi imballino tipo cellophane. L’aria si impasta di note che entrano ed escono dalla mia testa senza chiedere il permesso, le corde della guitar diventano coltelli, il plettro uno stiletto. Squarcio questa notte cruda finchè non mi sento io stesso una grande enorme chitarra di sangue e carne.
Mi suono.
Mi sento suonato.

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