domenica 27 maggio 2012

Zucchero di Kanna. 57



La vendetta è un piatto che va servito freddo: li aspetto tutti al varco, ‘sti stronzi, con i loro modi da grandi snob, ‘st’infamoni, con la loro ritrovata allegria del cazzo.
Maria A Pacc è la prima della lista. Mi comincia a raccontare di un film visto alla tele, e ci mette dieci minuti a rendersi conto che non apro bocca. Meravigliata, mi chiede che cos'ho che non va.
- Jam mja fajj jja jingua…
Ci mette altri dieci minuti a capire che sto dicendo che mi fa male la lingua. Non ci crede.
- Andiamo in un bar fuorimano che mi racconti che tieni stasera per la capa.
Andiamo in quel pub che sta alle spalle del Puzzo, nella traversa a destra. Ci fermiamo nell’afa a bere una birra. All’inizio non volevo aprirmi, ma poi mi sciolgo a raccontarle come mi sono sentito solo e snobbato ieri sera. Maria mi spiega con una amorevolezza di madre che devo capire che ognuno c’ha i suoi cazzi, e quando si hanno i propri cazzi succede che non ci si accorge dei cazzi che c’hanno gli altri.
C’hai ragione Marì, è che io certe volte mi sento solo e fragile come un bambino, grazie Marì, ci volevano ‘ste tue parole di conforto, grazziassai Marì, tu sì che sei un’amica con le palle, graziegrazie Marì, oh!, Marì ma che fai?, le paghi tu le birre?, mado’ Marì, mo’ sei ancora più amica!


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