sabato 3 novembre 2012

Gli Elefanti



Generalmente ‘sta strada è piena di ricchioni e puttane, ma stasera ce ne stanno pochi: eccoli là, che sbattono i piedi a terra per il freddo. Qualcuno prova a fermare qualche macchina di curioso, che quelli non mancano mai, qualcun altro ha acchiappato il porco di turno e se lo va a spompinare qua dietro, in una stradina sterrata che sembra fatta proprio per noi.
Stanotte tengo voglia di parlare, mi voglio sfogare e parlo da solo, come un pazzo. Ho un buco di parole proprio qua, sulla lingua:  puoi vederlo pure tu che mi si è seccata a forza di stare zitto.
Al nord ci sto da un anno. Ho pochi amici, e quei pochi che ho non lo sanno il mestiere che faccio. Il mestiere che faccio non lo sa nessuno, neanche giù, anzi giù al sud sanno che lavoro come elettricista. Qua, al nord, dicono che si sta bene, si mangia e si beve e il lavoro ce n'è per tutti. Ma intanto io quando sono venuto qua a stare da un mio compagno mica lo trovavo il lavoro. Mi sono sbattuto da tutte le parti, niente. Il fatto è che io fin da bambino c’ho avuto storie da trauma, perché c'era un mio zio che mi portava con lui in giro, per la campagna sua, e mi dava dei soldi se giocavo col suo coso. A quei tempi, quando ero bambino, non sapevo cos'era quel coso, pensavo a una proboscide come gli elefanti. Quindi adesso non mi fanno schifo, certi uomini: e neanche gli elefanti.

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