sabato 27 ottobre 2012

Zucchero di Kanna. 85



Muoio di voglia. Vorrei chiamarla ogni sei secondi. Vorrei aspettarla. Vorrei che entrasse dentro me senza dire niente. Vorrei poterla guardare senza dire niente. Vorrei poterla mangiare viva. Vorrei incontrarla in un prossimo paradiso. Vorrei che fosse mia senza tempo né spazio né destinazione...
Me ne vado tutto solo nella notte verso la mia macchinuccia, che ho lasciato parcheggiata vicino ai Tre Archi. Ho girovagato nel deserto a vuoto, senza trovare nessuno: e poi Rosa Pajella si lamenta che non mi incontra mai in Piazzetta! Quando arrivo alla macchina trovo il deflettore spaccato. Porca puttana, vuoi vedere che si sono fregati lo stereo? Entro e mi siedo sui detriti del vetro rotto, infilo la mano sotto il sedile e sorpresa!, l’autoradio c’è.
Ma, allora?
Lo vedo solo in quel momento il foglietto nastrizzato sul cruscotto, un foglietto che c’ha su un lembo il logo del Puzzo, e su cui c’è scritto: Complimenti Casanova…
Questo evento inatteso mi riporta indietro nel tempo, a quand’ero piccolo: mi piaceva accendere il televisore verso le cinque del pomeriggio, e il televisore, a quell’epoca, era una sorta di cassapanca enorme in bianco e nero. La Rai non trasmetteva a tutte le sante ore, e c’era solo la Rai, niente Canale 5 niente Italia 1 niente Telefoggia, solo la Rai, che apriva i programmi non prima delle sei. Io accendevo alle cinque e stavo per tutto il tempo a fissare il formicolio sullo schermo, m’incantavo a guardare quelle interferenze e adoravo quel ronzio elettronico privo di significato.
Se ci ripenso adesso a quella mia mania, mi rendo conto che forse dentro di me quel formicolio mi dava il senso del mondo, di come girano le cose: cioè che ti ronzano attorno senza definizione e senza senso e tu stai lì tutto il tempo a cercarci un significato. Se mi sentisse Raff adesso, altro che Freud.
Invece mia madre dice che ero rimbambito già da allora.

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