giovedì 2 agosto 2012

Zucchero di Kanna. 64


Non facevo altro che pensare a Madda l’Indiana, effetto lontananza che ti prende allo stomaco. Nic c’aveva già due palle solo a vedermi così abbattuto, così per riconquistare la sua fiducia gli ho dovuto far analizzare per un’ora e mezza la mia grafia.
Un campeggio più miserabile non lo potevamo trovare, un indirizzo davvero utile fornitoci dal cognato di Nic: Nic è l’unico della CDM a possedere un cognato. Il campeggio è piccolo e puzza, quando scende la pioggia si allaga tutto tipo alluvione del Vajont. Lo subiamo rassegnati come se fossimo delle comparse di un film surreale tipo Blade Runner.
Il cuore del movimento è una disco vicino Peschici: una folla che non ti dico, uno sopra all’altro a zompettare e sculettare, subumani in vacanza sbattuti a sudare. A farci di kanne mi sembravano alieni di tutte le razze: mi apparivano indiani, cinesi, italiani, punk, skinheads, barboni, saltimbanchi, suonatori di sax con l’heineken, neri, verdi, gialli, filippini, ecuodoregni con gli zufoli, colletti bianchi, colletti sporchi, poeti, santi, navigatori, cozze, ficone, giaps, jazzisti da strada, cori gospel, hooligans, apaches, settimo cavalleggeri, pionieri, Zeb MacHane e la carovana verso l’ovest, Colombo con le tre caravelle, Little Tony e Fred Astaiere, ballerine di flamenco, bonghisti, golpisti, alpinisti, zapatisti, zappatori, Mari Meroli, canzonettisti, sciantose…
Era proprio buona l’erba di Nic...
Ma l’erba è finita presto, e Nic si è messo d'impegno a rimorchiare per vitalizzare il resto della scacazzata vacanza. Io non ne avevo voglia, stavo sempre a pensare a Madda: ma l’ho dovuto accontentare, un disastro annunciato. Tipo l’Australiana, una di Sidney in vacanza beccata ad un tavolo di un bar: se ne stava sola a bere e Nic si è lanciato come missile, l’ha rincoglionita di stronzate in slang anglo-dauno. L'australiana ridevarideva, e tanto rideva non perché lui faceva il simpatico, ma perché alla fine della serata ha rivelato di essere lesbica.
Oppure la Nera, una seduta di fronte a noi sempre in un bar: a un certo punto è schiattata a ridere di brutto perché io e Nic abbiamo preso a litigare tra di noi, gesticolando come due scimmie. Era inglese, con flemma tipica, e non ha resistito a ‘sto show da cabaret ridendo da non fermarla più. Abbiamo tentato di attaccare, ma appena ci siamo fatti avanti si è eclissata manco tenessimo la lebbra.
Oppure le due russe con un fascino che era un incantesimo, bionde e sedute al bar che ci spiavano, con occhi russi azzurriazzurri vogliosi di feeling latino: andiamo andiamo e andiamo andiamo, alla fine ci siamo decisi e ci siamo avvicinati. Avevamo preso un abbaglio però, le due stavano lanciando segnali di sguardi a due palestrati alle nostre spalle.
Il ritorno a Foggia poi, un doloroso contrasto, perché alla folla vacanziera da villaggio globale si contrappone un deserto da villaggio piccolo piccolo in Piazzetta.

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