domenica 10 febbraio 2013

Re Missivo


Accavallo le gambe molli, angustiate dalla scomoda posizione che assumo sulla sedia sul bar sulla piazza. Il cameriere m’ha portato l’ennesimo bicchiere di sbando alcolico: due sorsi buttati giù di malavoglia + giocherellamento col rumore stintinnante del cubetto di ghiaccio, tintintin tintintin, come campanelle che suonano a morto.
Mi viene da ridere, ma cerco di risparmiare queste energie residue. La piazza è bella, il bar è bello, il cameriere è bello ma sconvolto nel suo taglio capelli schizzato, questa serata è bella, questo finale è bello anche se non studiato nei minimi particolari. Lo confesso: non avrei voluto finisse così.
Sfuggire alla fine di questa relazione è peggio che starsene ad aspettare: aspettare che? Da tempo sono schiacciato, compresso, paradossalmente distante da me stesso. Da tempo sono rintanato in un fottuto castello costruito per aria, troppo anche per uno remissivo come me.
Inspiro forte, il cameriere che non mi molla un attimo con lo sguardo. La mia puzza ascellare si confonde con l'odore di drink fresco che il bar emana. Vorrei che lei arrivasse presto, che mi rasserenasse con i suoi modi allentati, con il suo look da matrona prossima alla pensione.
Non verrà: dovrò andare a prenderla di peso e spaccarle la testa in due, per farci entrare dentro la parola Fine.

Nessun commento:

Posta un commento