domenica 6 aprile 2014

Un Lunedì Di Sabato

Mi trasformò quel lunedì in un sabato.
Mi sentivo felice come una Pasqua, guidato da Nostro Signore, puntuale in ogni mia parola e poco allergico alla primavera. Camminavamo uno accanto all'altra, ed io mi autocelebravo, rilevavo la resurrezione del mio Io cerebroleso. Ero rinato, rinato rinato. I suoi discorsi mi guidavano fuori dalla mia austerity, avevo smesso di fare i conti con me stesso e misuravo la lunghezza d'onda del suo sguardo. Il mio cuore pulsava per tenermi in vita, nel bene e nel male, mi rinfacciava il mio egoismo e accettava la generosità delle forme di lei: in buona sostanza lei mi arrapava.
Mi aveva aperto, i suoi occhi avevano luce, mi sentivo trasformato e guarito: ero lì lì per saltarle addosso. Ero dilatato dalla sua presenza, ringiovanito di due secoli, spalleggiato dal ritmo dei suoi passi. Le fissavo l'orlo delle mutandine fuoriuscire dal bordo dei suoi jeans stretti e sentivo che il mio amichetto si ingrossava: volevo mangiarla.
Il mondo mi sorrideva, lei mi sorrideva, il giorno mi sorrideva: troppa felicità tutta d'un colpo, poteva venirmi un infarto.
Andò via sorridendo, ed io rimasi a sorridermi addosso.
Mi pentii, quel giorno, di non averla azzannata famelico, di non averle leccato quel lungo collo bianco e eccitante.
Non la vidi più, porcaputtanazzatroia...


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